Un incendio scoppiato a causa di una perdita di acido a bordo della nave portacontainer MV X-Press Pearl, battente bandiera di Singapore, è stato domato soltanto dopo 12 giorni.  L’incendio era cominciato mentre la nave era ancorata a circa 18 chilometri al largo delle coste dello Sri Lanka in attesa di entrare nel porto di Colombo, era in viaggio dal Qatar all’India.

L’incendio, che ha distrutto la maggior parte del carico che comprendeva 25 tonnellate di acido nitrico, usato per gli esplosivi, resine epossidiche, usate per le vernici, e lingotti di etanolo e piombo, ha causato danni ambientali lungo la spiaggia di Negombo, popolare destinazione turistica, ricoprendola di detriti di plastica. L’incendio a bordo ha anche procurato un allagamento delle sale macchine che ha causato un parziale affondamento della nave.

A bordo vi erano anche altri prodotti come la soda caustica, oli lubrificanti, sottoprodotti di alluminio, polietilene utilizzano per gli imballaggi della spesa e prodotti alimentari.

Le autorità srilankesi hanno cercato di rimorchiare la nave danneggiata dal fuoco in acque più profonde lontano dal porto della capitale, ma i tentativi sono falliti dopo che la poppa della nave è stata sommersa appoggiandosi sul fondo del mare a circa 21 metri di profondità. Anche la prua si sta lentamente assestando sul fondale marino.

Ora si teme che le rimanenti sostanze chimiche e le 300 tonnellate di petrolio dei serbatoi del carburante della nave, possano fuoriuscire in mare. La speranza è che il petrolio sia bruciato durante l’incendio perché altrimenti sarebbe un disastro devastante per il sistema ecologico marino. Il governo dello Sri Lanka ha già vietato la pesca lungo 80 chilometri di costa. 81 container dei 1’500 a bordo della nave, trasportavano merci dannosi per l’ambiente e già oltre 3 miliardi di minuscole palline di plastica non biodegradabili sono state rilasciate in mare riversandosi sulle spiagge. Il ministro dell’Ambiente dello Sri Lanka, Mahinda Amaraweera, ha affermato che “non sarebbe facile calcolare i danni causati al nostro ambiente”.

L’India ha inviato tre navi con attrezzature specializzate per affrontare l’inquinamento marino. Insieme alla marina militare e la guardia costiera dello Sri Lanka, si stanno preparando alla fuoriuscita di petrolio, al momento per fortuna ancora non verificatasi. 

La polizia srilankese sta indagando sulle possibili cause dell’incendio e un tribunale di Colombo ha vietato di lasciare il paese al capitano, all’ingegnere e all’assistente di macchina, fino a quando non saranno verificate cause di negligenza. Il governo ha fatto sapere che intraprenderà azioni legali contro i proprietari della nave per risarcimento danni.

Interrompere l’accesso al mare per i pescatori, significa eliminare i mezzi di sussistenza delle comunità costiere. Per non parlare del serio rischio di contaminazione e di morte dei coralli, pesci, tartarughe e altre vite marine che abbondano al largo delle coste dello Sri Lanka.

Sui social media, la gente rabbiosa scrive che la negligenza è stata del governo, sapendo che il paese non ha le attrezzature adeguate e un sistema di risposta tempestiva in caso di incendio che va fuori controllo. Sei giorni dopo l’inizio dell’incendio, c’è stata una forte esplosione a bordo causata proprio dall’aiuto delle navi che utilizzavano l’acqua per il controllo delle fiamme. Il metossido di sodio (metanolo) reagendo con l’acqua ha formato una sostanza nociva che ha alimentato maggiormente l’incendio. L’India non aveva autorizzato l’attracco.