Intervista a Francesco Pontelli (terza parte)

Francesco De Maria Parliamo della destra in Italia. Quali sono le sue chance di governare, a breve, il paese?

Francesco Pontelli Un sistema democratico si caratterizza per l’alternanza al potere. Le previsioni di voto indicano come i due partiti della Lega e Fratelli d’Italia risultino maggioritari rispetto al PD terzo in classifica. Per fortuna, e questo sì rappresenta un grande risultato,  i 5 stelle stanno diventando sempre meno importanti e soprattutto determinanti nella creazione di una maggioranza. Come avviene a sinistra anche a destra la forza elettorale viene rappresentata più dai leader carismatici che non da un complesso di idee politiche economiche che possano riportare la crescita stabile nel nostro paese. In altre parole la politica è sempre,  tanto a sinistra quanto a destra,  una politica contro l’avversario della parte opposta nel quale centrale risulta la figura del condottiero più che una politica propositiva.

Valutando, poi, qualche idea quella più caratterizzante risulta relativa alla flat tax che annulla di fatto il principio dell’utilità marginale decrescente del denaro. Sarebbe probabilmente molto più intelligente proporre un abbassamento delle aliquote per le singole  fasce di reddito come la progressività delle stesse  unite ad un sistema fiscale che favorisse la riallocazione  produttiva. Parallelamente   l’introduzione di una Border Carbon Tax applicabile al  bene di importazione in rapporto alla classificazione ambientale dell’economia di provenienza potrebbe avviare un circolo virtuoso.  Viceversa tanto a sinistra quanto a destra la politica dimostra ancora una volta come attaccare sia molto più facile che proporre.

Con il nuovo governo il flusso migratorio verso l’Italia è ripreso con forza. Qual è l’impatto economico dei migranti?

Il problema dei migranti rappresenta una questione complessa che dovrebbe investire l’Unione Europea nella sua totalità. Invece da una parte si continua ad abbandonare un Paese di frontiera come l’Italia nella gestione dei migranti stessi. Mentre al suo interno  si affrontano queste problematiche in chiave ideologica.

Il segretario del PD nel discorso del suo insediamento alla segreteria ha affermato come per invertire “l’invernodemografico” italiano siano necessari milioni di migranti. In questo senso si ricorda al dotto segretario come la Provincia autonoma di Trento e Bolzano viceversa presentino un tasso di natalità positivo grazie al sistema  fiscale che trattiene oltre il 90% delle risorse sul territorio. Dimostrando ancora  una volta come la bassa natalità  italiana,  esattamente come l’aumento dei risparmi , rappresenti un’espressione della  sfiducia nei confronti della classe politica e dirigente attuale. Una legittima sfiducia che può essere combattuta solo con il finanziamento di  servizi adeguati alla famiglia. In più dimenticando sempre il dotto segretario – o, peggio , sottovalutando – come oltre 110.000 giovani laureati e diplomati lascino ogni anno il  nostro paese in cerca  di un’occupazione che possa assicurare una retribuzione adeguata : anche verso la Svizzera.

In altre parole si ha la netta sensazione come  il tema dei migranti venga utilizzato per manifestare una propria presunta superiorità intellettuale nei confronti delle realtà e delle difficoltà quotidiane dei cittadini italiani.  Un paese che accetta l’emigrazione di diplomati  e laureati ed istituzionalizza l’ingresso di flussi migratori privi della conoscenza persino della lingua italiana non può avere alcun futuro.

Come vede la Svizzera, potentato finanziario… privato del segreto bancario?

La confederazione elvetica rappresenta sotto il profilo finanziario e bancario sicuramente anche oggi la nazione più attrattiva  all’interno della quale porre la propria sede come conferma la recente migrazione dall’Italia di Banca Ifis a Losanna. Il segreto bancario poteva essere interessante per l’economia criminale ma la sua sostanziale sospensione non risulta  ora penalizzante per l’afflusso di capitali dalle altre nazioni. In presenza di indagini le autorità competenti possono chiedere di visionare le operazioni bancarie e  finanziarie di un determinato soggetto o società . In Italia  viceversa queste vengono sempre sottoposte al costante  controllo attraverso 161  banche dati e con la reintroduzione del redditometro vengono  segnalati persino i conti correnti che diminuiscono le operazioni sia per numero che per entità del valore.

In questo senso va ricordato come  l’allora ministro Tremonti avesse introdotto l’inversione dell’onere della prova nelle controversie fiscali: deve essere cioè  il contribuente a dimostrare il rispetto delle regole e non lo Stato a dimostrare il contrario. Sotto il profilo della tutela della privacy dei cittadini ed in considerazione di un intero  quadro normativo democratico la Svizzera rappresenta sicuramente una democrazia molto più tutelante dei diritti dei singoli cittadini rispetto all’Italia. La democrazia si manifesta anche attraverso una normativa bancaria la quale non deve essere finalizzata al controllo assoluto dello  Stato nei confronti dei cittadini/contribuenti/sudditi. Il nostro paese purtroppo ha scelto questa seconda opzione.

Per 7 anni la Svizzera ha trattato con l’UE, la quale esigeva la firma di un “accordo quadro” che avrebbe obbligato la Confederazione a un’acquisizione “dinamica” (chiaro eufemismo) delle leggi comunitarie. Pochi giorni fa la Svizzera ha interrotto le trattative (che in verità non portavano a nulla). Qual è il suo giudizio su questa vicenda politica?

Condivido assolutamente la scelta della Svizzera la quale deve mantenere la propria peculiarità all’interno di queste macroaree politiche, le quali purtroppo rispondono troppo spesso a visioni che risultano assolutamente distanti dalla realtà e penalizzano pesantemente cittadini ed economie. Basti pensare all’ultima folle disposizione che vieta la plastica monouso ed introduce per di più la Plastic tax decisa dall’Unione Europea e penalizza fortemente il settore industriale italiano. Salvo poi dimenticare come il 92% della plastica arrivi dalla Cina e dall’India.

La Confederazione Elvetica ha dimostrato di tutelare i propri interessi  ed  ha giustamente abbandonato il tavolo di trattativa mantenendo le proprie specificità che l’hanno resa una delle economie più solide al mondo, caratterizzata da un aumento del PIL ed un aumento della valutazione del Franco Svizzero costante. In questo contesto considero fondamentale ogni azione da parte delle autorità elvetiche a tutela dello Swiss made che rappresenta assieme al Made in Italy la vera chiave di successo per lo sviluppo dei rispettivi paesi ed economie  nei prossimi anni. Anche in questa materia importante come la tutela della produzione nazionale basti ricordare come la competenza non sia più dell’Italia ma sia stata delegata all’Unione Europea la cui peculiarità non è certo quella di tutelare la produzione nazionale :  tanto è vero che si è corso il rischio di riconoscere la Cina  come economia di mercato. Un altro ottimo  motivo per abbandonare le trattative! (continua)