Oggi domenica 4 luglio è l’ultima domenica del Caffè. L’editore Giò Rezzonico firma la lettera di addio, spiegando anche le ragioni, essenzialmente economiche, della chiusura.

La destra non lo ha mai amato, per ovvi motivi, ma è giusto riconoscere la professionalità della redazione, unita a una spiccata capacità di pubblicare scoop interessanti.

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Un articolo odierno ha attirato la nostra attenzione, poiché tocca un punto troppo sottovalutato dai media nella composita tragicommedia della demolizione del Macello: l’occupazione dello stabile Vanoni in via Simen (alla Madonnetta). Un elemento importante perché lo stesso Sindaco ha dichiarato che quello è stato il “casus belli” implicante lo sgombero.

Leggiamo (a firma R.C).

“Saranno state le 19 e un quarto, massimo le 19 e venti di sabato 29 maggio. La tensione era aumentata in città alla conclusione della manifestazione degli “autogestiti”. Stavano ritornando nella loro sede, l’ex Macello a Lugano. Sembrava stessero ritornando ma in molti sapevano che le intenzioni erano altre. Gli autogestiti avevano messo in conto già da qualche giorno l’occupazione, solo per qualche ora, dello stabile Vanoni in via Simen (…)

Alle 19.15 o 19.20 il vice presidente della Fondazione Vanoni Riccardo Caruso telefona al Sindaco, che è nel suo ufficio. È stato appena informato dell’occupazione dalla polizia. E tutto si mette rapidamente in moto.

Più avanti il giornalista suggerisce un’ipotesi che ci fa riflettere.

“A voler pensare male si potrebbe ipotizzare che la polizia conoscesse da tempo le intenzioni degli autogestiti. Conoscesse da giorni la volontà di occupare quello stabile. Tanto da aver chiamato tempestivamente (la Fondazione Vanoni, ndR) e di averla invitata a sporgere quanto prima denuncia.”

La frase è pesante. Un semplice “ballon d’essai” derivante da una logica intuizione oppure una ipotesi scaturita da elementi concreti in possesso del Caffè? Non lo sappiamo.

Ci limitiamo a scrivere quello che secondo noi non è accaduto. Non è accaduto che un bello spirito molinaro nel bel mezzo del corteo all’improvviso sia uscito con questa trovata: “ehi, che ne dite, se andassimo a occupare lo stabile Vanoni?”

La probabilità che le cose siano andate così si aggira attorno all’ 1%.

Il procuratore potrà illuminarci? Non lo escludiamo, anzi lo speriamo. Il nostro feeling ci dice (sin dal 30 maggio) che la questione è importante e potrà (forse) rivelarsi decisiva.

Per completezza trascriviamo la risposta di Pino Sergi a una nostra domanda (v. intervista).

Perché il 29 maggio i molinari hanno occupato lo stabile Vanoni? Molti si domandano (anch’io): chi li ha condotti lì?

Pino Sergi “Mi pare che lo abbiano spiegato chiaramente e non capisco (in realtà lo capisco!) per quale ragione si continua a ignorare la loro risposta. Hanno concepito (e lo hanno affermato subito) quella occupazione come un atto simbolico per dimostrare che in città vi sono spazi inutilizzati, lasciati decadere in attesa che la speculazione edilizia se ne interessi, che potrebbero diventare sede di una o più esperimenti di autogestione. Evidentemente Municipio e Polizia ne hanno approfittato interpretando quell’azione simbolica in modo diverso, utilizzandola come pretesto per scatenare quello a cui poi abbiamo assistito.”

Sergi non concede il minimo spazio, e ne prendiamo atto.