“Sotto il governo c’è il sottogoverno, e ancora più sotto c’è il criptogoverno”

Ci scrive Aurelio Sargenti, novello consigliere comunale PS. Quello che segue è l’intervento che egli avrebbe pronunciato qualora fosse stata decisa la discussione generale sulla demolizione del macello.

Apprendiamo dai giornali e dai portali che la sinistra è andata all’attacco con le armi pesanti, approfittando di una ghiotta occasione. Confessiamolo, chi non l’avrebbe fatto? Ora o mai più. Qualcuno ci accuserà di essere dei vecchi cinici. Cinici sì, ma vecchi, poi!

Ha parlato il Sindaco, amareggiato: «Lo abbiamo già detto che cosa è successo ma si sostiene che abbiamo mentito. Non è assolutamente vero. Quello che diciamo non viene considerato. Non lo auguro a nessuno di voi». (dal Corriere)

La parola a Sargenti.

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Questo è l’intervento che avrei letto ieri sera (6 luglio) in Consiglio comunale di Lugano se i colleghi avessero accolto la richiesta del nostro gruppo PS/PC di aprire una discussione generale a corollario delle tre interpellanze sullo sgombero e sulla demolizione dell’ex Macello (esito della votazione: 33 voti contrari e 12 favorevoli).

Onorevole sindaco, onorevoli municipali, colleghe e colleghi consiglieri comunali,

la demolizione della parte non considerata un bene culturale dell’edificio ex Macello di Lugano – avvenuta nella notte fra sabato 29 e domenica 30 maggio – è stata giudicata un atto violento e sproporzionato. Il compito di fare chiarezza su quanto capitato, determinando eventuali responsabilità penali, è affidato al Ministero pubblico. Le ipotesi di reato prospettate contro ignoti sono di abuso di autorità, violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell’arte edilizia e infrazione alla legge federale sulla protezione dell’ambiente.

Una settimana dopo la demolizione di ciò che era considerato un simbolo della cultura alternativa, oltre duemila persone hanno manifestato a favore dell’autogestione e contro quella che è stata giustamente considerata un’azione autoritaria da parte delle forze dell’ordine e della politica cittadina. Ad alimentare il sostegno al centro sociale autogestito (CSOA) – una realtà socioculturale che trova la piena legittimazione in tutte le città importanti – sono state anche le versioni fornite dalla maggioranza del Municipio all’indomani della demolizione e nei giorni successivi; versioni contraddittorie e, almeno in parte, contrastanti. Cinque municipali di Lugano, tra cui il sindaco, sono stati contemporaneamente interrogati a Palazzo di giustizia da altrettanti magistrati martedì 22 giugno: non una bella immagine per la città e, forse, anche un unicum nella sua storia.

In attesa di conoscere l’esito delle indagini giudiziarie, ai cittadini e alle cittadine luganesi che hanno eletto questo Municipio interessano le risposte politiche: i municipali di Lugano (che non agiscono come privati cittadini, ma come amministratori politici della nostra città) non possono continuare a tacere sulla demolizione di parte dell’ex Macello nascondendosi dietro l’inchiesta penale; non lo possono fare perché sono stati violati le regole istituzionali e lo stato di diritto e per queste gravi infrazioni, indipendentemente dalle conclusioni a cui arriverà la magistratura, non c’è assoluzione politica.

Il cittadino ha il diritto di sapere chi ha deciso di demolire la sede del CSOA, quando e perché.

Il filosofo Norberto Bobbio, in un articolo sulla «Stampa» (23 novembre 1980), definì la democrazia come «il governo del potere visibile, cioè del governo i cui atti si svolgono in pubblico, sotto il controllo della pubblica opinione». Ma aggiunse che «non si capisce nulla del nostro sistema di potere se non si è disposti ad ammettere che al di sotto del governo visibile c’è un governo che agisce nella penombra (il cosiddetto sottogoverno) e ancora più in fondo un governo che agisce nella più assoluta oscurità, che possiamo permetterci di chiamare “criptogoverno». O “sottomunicipio”, aggiungiamo noi, composto dei cinque municipali interrogati dai magistrati, che nella notte ormai famosa hanno preso delle decisioni o, peggio ancora, hanno permesso che altri le prendessero. Noi cittadini, noi consiglieri comunali abbiamo però «il diritto di conoscere ciò che i membri del governo fanno segretamente a nostro nome» (Bobbio). Lo Stato dovrebbe essere una casa di vetro, priva di dinamiche politiche occulte: il regno del potere visibile. Le decisioni prese da chi ci governa dovrebbero essere limpide e rispettose delle leggi. I disaccordi fra cittadini andrebbero affrontati per il tramite di un confronto pacifico, rispettoso e aperto, fondato sulla ragione.

Ecco perché stasera chiediamo finalmente delle risposte politiche. Oppure i cinque municipali (non cinque privati cittadini) non sono in grado di valutare quello che hanno fatto, se non è il magistrato a suggerirglielo?

Quanto accaduto nell’ambito della gestione dei rapporti con lo CSOA è troppo grave per essere considerato un episodio di malfunzionamento organizzativo. Esso solleva il terribile sospetto che all’interno degli organi incaricati di governare e amministrare la città agiscano forze che hanno una visione autoritaria e intollerante della vita sociale, fino al punto di ordire trame e agire ai limiti della legalità, e anche oltre. Si tratta di un’ombra inquietante.

Certo è un annus horribilis per il sindaco e i municipali: il pasticciaccio brutto dell’aeroporto, i mercatini natalizi aperti e subito chiusi, la demolizione di parte dell’ex Macello con l’autogestione nelle strade e nelle piazze, il referendum sul Polo sportivo e degli eventi, l’accoglienza in pompa magna dei nuovi e subitissimo ex dirigenti italo-brasiliani del FCL. E siamo solo in estate.

Intanto un interrogativo sta rumorosamente crescendo nella testa degli elettori luganesi: ma questo Municipio saprà negoziare in modo efficace e trasparente con i privati sul PSE a vantaggio del bene pubblico?

Aurelio Sargenti, consigliere comunale PS