Le giustificate proteste del comitato promotore dell’iniziativa
di Giorgio Ghiringhelli detto il Guastafeste, primo firmatario
La Regione: “i cittadini si stufano di riscaldare minestre scadenti e perdere tempo su proposte scalcagnate”.

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Secondo la nostra opinione la rsi non aveva alcun interesse a “coprire” la votazione con un dibattito democratico. I fautori della legittima difesa avevano in mano un atout troppo vantaggioso (la sentenza di Mon Repos, che ha messo in piena luce la scorrettezza del Consiglio di Stato).

Quanto agli improperi del quotidiano radico-socialista lasciamo il giudizio al lettore.

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A nome del comitato promotore dell’iniziativa sulla legittima difesa esprimo il rammarico e lo sconcerto per il boicottaggio di cui siamo stati oggetto da parte delle radio e televisioni pubbliche e private. Come molti ticinesi avranno notato, in vista della votazione di dopodomani nessuno di questi mezzi di informazione ha ritenuto di organizzare un dibattito sulla nostra iniziativa, a differenza di quanto era successo in occasione della prima votazione nel 2020, quando un dibattito era stato organizzato sia alla TV pubblica (nella trasmissione “Democrazia diretta”)  e alla radio pubblica, e sia alla TV privata (Teleticino). 

Questa volta  solo la rete LA1 della RSI ha mandato in onda un servizietto della durata di 4 minuti durante l’edizione del Quotidiano del 17 settembre. Quindi alla disinformazione di Stato ad opera del Consiglio di Stato, che nell’opuscolo informativo ha nuovamente messo in dubbio senza alcuna prova la conformità dell’iniziativa al diritto federale, si è aggiunta la museruola informativa da parte di radio e televisioni. E poi v’è chi si sorprende del fatto che attorno a questa iniziativa è mancato il dibattito!

In un editoriale del 14 settembre il vicedirettore del Corriere del Ticino, Gianni Righinetti, aveva osservato che, rispetto alla votazione dello scorso anno annullata dal Tribunale federale proprio a causa dell’informazione “non oggettiva e in parte tendenziosa” fatta dal Governo, “è calato il silenzio, forse perché rivotare non è mai come votare”. Per Righinetti il motivo principale di questo scarso interesse è da ricercare nella pandemia, che “forse ha avuto l’effetto di mettere in un angolo certe tematiche che si ritenevano centrali”, come ad esempio quella della violenza.

Una tesi, quella della pandemia, sostenuta anche nell’editoriale del 19 settembre del vicedirettore de La Regione, Lorenzo Erroi, il quale, dopo aver accusato il primo firmatario dell’iniziativa – ai suoi occhi strabici reo di aver vinto il ricorso al Tribunale federale – di “fare la povera vittima per raccattare consensi”, ha scritto che il dibattito “è rimasto tiepido ovunque (…)  probabilmente perché tra pandemia e altri oggetti in votazione, ci sono altre priorità, oppure perché ci si stufa di riscaldare minestre scadenti e perdere tempo su proposte scalcagnate”.

Certamente se il dibattito è rimasto tiepido ovunque è anche per merito de La Regione, la quale non ha ritenuto di dedicare neppure una riga nelle pagine redazionali per illustrare ai propri lettori gli argomenti e le motivazioni dei promotori dell’iniziativa.  E altrettanto certamente la pandemia e la concomitante votazione su argomenti federali e cantonali oggettivamente più importanti hanno danneggiato la nostra iniziativa, dato che la stessa avrebbe effetti concreti solo per poche sfortunate persone vittime di aggressioni.  

Ma fra le motivazioni del disinteresse riscontrato dai due vicedirettori una menzione lo meriterebbe anche l’antidemocratico  silenzio da parte di radio e televisioni, specialmente di quelle che incassano il canone versato anche dai circa 41’000 ticinesi che lo scorso anno avevano votato a favore dell’iniziativa e che avrebbero avuto diritto a un po’ più di considerazione da parte di un ente che deve garantire un servizio pubblico.