Da dodici anni l’associazione di rievocazioni storiche medioevali Flumen Temporis affianca il Palio di Parma, (che, sin dal 1978, la seconda domenica di settembre inonda la città di Medioevo, drappi, bandiere e tamburi). Nata come “costola” di Porta San Francesco (una delle quattro antiche porte della città), Flumen Temporis si differenzia però per l’estremo rigore con cui porta avanti le rievocazioni. Per capire cosa si intenda per “rigore filologico” di una rievocazione, e soprattutto che senso abbia fare una rievocazione storica oggi, ne parlo con Alessandro, che da sei anni in Flumen Temporis rievoca figure autentiche sino a tirar (letteralmente) di scherma.

Ticinolive: Al Palio di Parma, voi di Flumen Temporis vi distinguete per la sobrietà dei costumi, la fedeltà delle armi, senza velluti o mazzocchi. Come mai?    

Alessandro: Noi vogliamo essere assolutamente fedeli al Medioevo che rievochiamo. I nostri figuranti possono scegliere se interpretare il popolano, il nobile o il soldato di ventura, pertanto non scelgono l’abito perché “è bello o piace”, ma perché sanno di poter portare avanti un discorso coerente.

T. ad esempio?

A. chi sceglie di interpretare il nobile deve avere tutto il corredo preciso, così come la ragazza popolana non può avere i capelli sciolti, ma raccolti dentro “l’asciugatoio”, proprio come un’autentica donna del Medioevo addetta ai lavori domestici, che non poteva permettersi di avere fiori o perle nelle trecce, come invece molto spesso, l’Ottocento e il Romanticismo hanno tramandato. Io, ad esempio, ho fatto fare il mio abito ispirandomi a quello, perfettamente conservato ad Urbino, di Pandolfo Malatesta.

T. perché rievocate il passato?

A. studiare storia e rievocarla, è un viaggio nel tempo. Anzitutto ci piace: entriamo in una bolla, stacchiamo il telefono, e per quei momenti torniamo nel Medioevo. La nostra è anche una scelta morale: trasmettendo la storia concretamente, molti giovani possono appassionarsi ed iniziare a studiarla.

T. Vita da campo: medioevale in tutti i sensi?

A.  Accendiamo il fuoco, prepariamo il cibo, dormiamo in tenda. C’è anche chi sceglie di dormire sul pagliericcio.

T. è vero che nel Medioevo si mangiava solo carne?

A. No. Io, ad esempio, sono vegetariano, ma anche nel Medioevo, la carne non abbondava, soprattutto tra il popolo, anzi: la Chiesa prescriveva circa centocinquanta giorni di magro all’anno (per via di Quaresima, venerdì e non solo), pertanto contrariamente a quanto si possa pensare, la carne era limitata. 

T. Qual è il lasso di tempo che rievocate?

A. inizio XV secolo. Quando si rievoca la storia, bisogna essere molto precisi: se si rievoca la Seconda Guerra Mondiale, anche un anno fa la differenza (per via degli armamenti e delle innovazioni tecnologiche). Figurarsi per il Medioevo: dal V al XV secolo, ogni ventennio fa la differenza rispetto agli altri. Nel nostro caso, abbiamo un range di 25 anni circa.

T. Perché questa scelta? Vi ispirate a qualche figura particolare?

A. perché, ancora una volta in nome della coerenza, risale proprio al ‘400 il primo trattato di scherma medioevale. In questo modo possiamo portare in scena la scherma nel modo più fedele possibile, seguendo le fonti. Siamo mercenari di Ottobone Terzi (morto nel 1409), l’acerrimo avversario della famiglia Rossi (cui apparterrà, più tardi, Pier Maria Rossi (nato nel 1413)- che per chi è di Parma, fu il celebre signore, tra le altre rocche, dell’altrettanto celebre Castello di Torrechiara – n.d.r.).

T. Ideologia o filologia?

A. la seconda: il mercenario è una figura del tardo medioevo, quindi noi rievocando tale epoca, siamo tali. Molto spesso i sinonimi vengono confusi, ma “soldato” è colui che combatte percependo il soldo, così come il mercenario, ed il “condottiero” colui che guerreggia per “un contratto di condotta” stipulato col proprio signore. Abbiamo anche riprodotto, fedelmente, “contratti di condotta” (cioè contratti stipulati tra combattente e signore, n.d.r.).

T. C’è violenza, nel Medioevo?

A. i futuri cavalieri venivano educati a combattere dai sei anni. Quando erano in tempo di pace, divenuti uomini, era normale che fossero violenti. Proprio così nascono i “codici cavallereschi” per incanalare tale energia nella difesa dei deboli e delle donne, nonché nei tornei.

T. C’è uno “strappo alla regola” che vi siete concessi?

A. Certo, ad esempio la corporatura. Nel Medioevo la gente era più minuta (l’altezza deriva 40% dall’alimentazione, 60% dalla genetica), ma tra i figuranti vi possono, ovviamente, essere anche quelli imponenti. Inoltre, l’età: il Medioevo è un’epoca di giovani, addirittura giovanissimi. Le donne si sposavano a dodici-quattordici anni, a venti avevano già uno stuolo di bambini; gli uomini scendevano in campo a quattrodici-sedici anni, e Ottobone ne aveva proprio sedici quando divenne capitano di ventura. Ad oggi non è più così, e ce lo possiamo permettere.

T. Vi capita mai di “parteggiare” per determinate figure storiche?

A.  Raramente: non si dovrebbe giudicare la storia con gli occhi del presente, bisogna sempre contestualizzare.

T. Siamo in un’epoca di forte revisionismo storico. Anche se è più avanti rispetto alla vostra epoca, Cristoforo Colombo in America sta subendo una damnatio memoriae. Che cosa ne pensa?

A. personalmente ad oggi non costruirei una statua di Colombo. Ma distruggerle è sbagliato.

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi

Di seguito, fotogallery gentilmente concessa dall’associazione Flumen temporis: diverse rievocazioni in più luoghi da parte dell’Associazione