Riceviamo e pubblichiamo questo contributo di opinione e di attualità.

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Nulla o giù di lì. Che siano messi su per convenienza, legati all’elemosina sociale della chiesa o all’esperienza socialdemocratica, il risultato non cambia, come nelle moltiplicazioni quando s’inverte l’ordine dei fattori. Il tutto ovviamente sotto l’occhio vispo e vigile del padronato che continuerà senza noie a disporre della manodopera a suo esclusivo profitto.

Tiritera da anni settanta? Mica tanto, vediamo alcuni perché. Il sindacato, a prescindere dalla volontà di lotta dei lavoratori, non può essere un consulente giuridico (a pagamento!) che indica fin dove è possibile andare secondo il diritto vigente. I nostri si sono scordati che le leggi (tutte!) si possono cambiare? Certo, il supporto istituzionale è utile ma non fine a sé stesso, le cose mutano con le forzature, non con i canapé e gli spritz dopo “lunghe e approfondite discussioni fra le parti sociali”. Se si affida la presenza in azienda solo a chi distribuisce volantini di soppiatto ai cancelli, pronto a levare le tende al primo apparire dei gorilla padronali, è difficile far alzare la testa a chi dentro la fabbrica sgobba e sopporta. L’esempio è importante, la determinazione pure. Sterile, salottiero è invece attribuire alla scarsa disponibilità operaia gli esiti (sempre al ribasso) delle trattative. I padroni l’hanno capito e continuano a vincere, aiutati dal “soccorso statale” per non far montare la protesta.

Con chi lavora devi conviverci, sentire l’odore della terra, del grasso che ne impregna le mani, del catrame, del cemento sui vestiti, sono loro che fanno muovere tutto, dalla raccolta di pomodori fino alla robotica spaziale, senza di essi le idee dei geni rimangono idee e il potere dei padroni un imbroglio verbale, esattamente come il capo senza sudditi o i furbi senza i polli.

Allora, se davvero volete che le cose cambino (ma ho più di un dubbio) cambiate metodo e musica che la vita è breve, fatta di pochi sogni, numerosi incubi in un mare di sterili abitudini. Contribuite a sostanziare i primi, non a moltiplicare gli altri, anche in un paese dove si dà il gelato ai cigni e si fa l’aspirapolvere sui marciapiedi.

Carlo Curti, Lugano