Il sentimento generale che circonda la chiusura dell’accordo finale della conferenza sul clima di Glasgow COP21, è la delusione. Nel 2015, l’accordo di Parigi si prefissava di contenere l’aumento delle temperatura media del nostro pianeta entro i 1.5 °C ma oggi questa soglia è ormai un ricordo lontano. Stando a quanto riporta il rapporto Emission Gap, redatto ogni anno dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, l’aumento più plausibile oggi è di 2.7 °C.

La notizia tuttavia non sembra aver smosso alcuni leader mondiali che sono rimasti fermi sulle loro decisioni. Il presidente della COP21 Alok Sharma ha chiuso la conferenza commosso, rivolgendosi ai paesi che più hanno combattuto contro l’inasprimento delle norme contro le emissioni, come la Cina e l’India, dicendo che “dovranno spiegare ai paesi sottoposti al cambiamento climatico perché hanno fatto quello che hanno fatto”. Profondamente delusi anche il primo ministro inglese Boris Johnson e l’inviato statunitense John Kerry. Frustrato e preoccupato invece il rappresentante dei paesi del Pacifico, la zona che sarà in assoluto quella più intaccata dai cambiamenti climatici, che ha definito l’accordo “un fallimento monumentale”.

Ma ci sono anche dei lati positivi, che portano un po’ di ottimismo per la situazione del nostro pianeta. Per esempio, anche se non è stato possibile implementare delle misure per contenere il riscaldamento globale sotto l’1.5 °C, i leader mondiali dovranno ridiscutere della questione l’anno prossimo, un esito che era tutt’altro che scontato. Inoltre, per la prima volta è stata citata la necessità di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. Infatti, per quanto strano, questo punto non era mai stato discusso prima. Anche se le misure riguardanti l’utilizzo del carbone sono alquanto morbide e prevedono soltanto una “graduale riduzione” del suo utilizzo, e non la completa eliminazione. Fattore questo, dovuto alle insistenze dell’India e della Cina.

L’utilizzo del carbone potrebbe essere un problema di notevole portata che, unito ad altri fattori, porterebbe ad un aumento delle temperature ben oltre i 2 °C entro la fine del secolo. Un riscaldamento globale di tale portata porterà inevitabilmente a conseguenze catastrofiche.