«Viva Almirante!». Una scritta, a caratteri cubitali, sulla scheda elettorale delle Europee del ’99, basterebbe a descrivere la personalità di Donna Assunta Almirante, allora vedova, che per difendere “l’ordotossia almirantiana” aveva addirittura minacciato di votare la sinistra, sino ad annullare la scritta con uno slogan di protesta nei confronti del progetto di Fini dell’Elefantino, varato insieme a Mariotto Segni.

Donna Assunta Almirante è scomparsa oggi, martedì 26 aprile, all’età di 100 anni (compiuti il 14 luglio scorso). La vedova di Giorgio Almirante, leader storico del Movimento sociale, catanzarese di nascita, romana d’adozione, di famiglia antifascista, “regina madre della destra italiana”, aveva assistito, nell’inverno del 1988, al lascito, da parte del marito, della guida del Movimento Sociale Italiano, al “successore” Gianfranco Fini.

Di fronte a cambiamenti inimmaginabili, Donna Assunta aveva sempre risposto con un «Tie’!» beffardo, mantenendo sempre vivo il ricordo di una destra ormai scomparsa.  

i nuovi leader, il nuovo tutto – si depositasse su quello che era stato, cancellandolo per sempre; ma anche smentire la diceria antica secondo cui campa cent’anni solo chi si fa i fatti suoi.

Era nata nel 1921 a Catanzaro, con il nome di Raffaella Stramandinoli (Assuntina era il suo soprannome); si era sposata col Marchese Federico de’ Medici, dal quale si era separata nel 1952, per sposare, nel 1969, alla morte del primo marito, Giorgio Almirante.

Proprio nel 1974, varando la legge per il divorzio, Almirante avrebbe fatto campagna “contro”; solo più tardi Assunta avrebbe rivelato: “io e Giorgio eravamo favorevoli al divorzio, ma l’esecutivo del partito lo aveva messo in minoranza”.

Così, dopo Giorgio, si susseguirono Francesco Storace, Fini, i colonnelli di Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni, forse – addirittura – Matteo Salvini.

Ma nulla, nella destra italiana, dopo il 1988 sarebbe stato più come prima e Assunta ne rimase l’unica testimonianza vivente.