Mi è caduto l’occhio su un articolo del giornalista Christopher Joye dal titolo roboante “China preparing for war with Australia” (La Cina si prepara per la guerra con l’Australia).

Immediata la reazione, oddio che  succede? Sarà vero? Il titolo è esagerato, ma la storia è interessante perché evidenzia come si stiano sviluppando nel mondo le strategie dei due paesi che sono e saranno a confronto in questo secolo:  Stati Uniti e Cina.

L’oggetto del contendere sono le Isole Salomone nel Pacifico che pochi di noi hanno visto, disperse in uno sconfinato oceano cosparso di isole e di atolli meravigliosi.

Il giornalista è australiano e parla in difesa del suo paese perché la potenza geostrategica cinese, , avrà diritto di crearsi un’importante testa di ponte in un punto cruciale del Pacifico a seguito di un accordo raggiunto di recente con le Isole Salomone. La cosa ha destato grande preoccupazione sia per gli australiani che per gli americani perché nello scacchiere del Pacifico i cinesi, con la loro mossa, hanno dato scacco matto ai loro avversari americani.

La domanda che sorge spontanea è perché? Ricordiamo che le Isole Salomone distano 1752km dal continente australiano e quindi possono essere così importanti da rappresentare un pericolo? La risposta sta nei tempi e nella tecnologia che sono cambiati. Un inserimento con basi aeree, rampe di lancio per i missili in quell’area preoccupano molto. Qualcuno dirà che, data la distanza, non è come l’Ucraina che ha fatto imbufalire i russi perché è sui confini. Altri diranno che si tratta del solito doppiopesismo di Washington che sostengono l’Ucraina cercando di portarli nella Nato, ma se i cinesi si piazzano a migliaia di km dal loro alleato, l’Australia, allora le cose cambiano e non va bene.

Inoltre ci sarà pure una ragione se le Isole Salomone sono importanti. Basta sfogliare un libro di storia  peraltro recente. Si potrà vedere che i giapponesi nel secolo scorso, mentre invadevano la Malesia, Singapore, Papua Nuova Guinea, misero le mani su quelle isole, incluso Guadalcanal ed un aeroporto che divenne famoso: Henderson Field dove avvennero i più duri scontri fra Usa, Australia e Giappone. Come risultato ci furono 26 mila vittime e la perdita di 57 navi e ben 1300 aerei.  Un confronto sanguinoso incominciato nell’agosto del 1942 e proseguito per mesi. La battaglia per prevalere nel Pacifico si trasferì poi da Guadalcanal verso il mare dei Coralli che è quel tratto di oceano fra Guadalcanal e l’Australia.

Le isole Salomone, da Vikivoyage

Tatticamente, per la prima volta, fu il primo confronto fra portaerei nemiche. Il risultato giocò a favore dei giapponesi, ma gli alleati Usa riuscirono a fermare il Sol Levante per poi batterli alle Midway che fu l’inizio della fine per i giapponesi.

Con l’accordo Cina-Isole Salomone inizia forse un seguito di accordi che potrebbero riguardare la Nuova Guinea, Samoa, Timor Ieste, Vanuatu e magari le Kiribati.

Tutto questo mette pressione a Washington preoccupato di non perdere quota con Pechino nel suo confronto per la supremazia nel continente asiatico economicamente di gran lunga il più vitale ed importante. Oltre a Washington anche a Canberra c’è di che preoccuparsi. I sondaggi in Australia rivelano previsioni del 74% di guerra cinese per prendere Taiwan e del 45% di un conflitto Cina-Usa nel secolo.

Dato il supporto australiano agli Usa per Taiwan e le spinte cinesi a posizionarsi in quelle che gli australiani considerano i loro territori, l’Australia si accorge di essere impreparata per difendersi da un eventuale attacco moderno nonostante il recente ordine di 6 sottomarini nucleari (fornitura dall’Occidente naturalmente) ed il giornalista fa pressione affinché i politici australiani si sveglino.

Le Isole Salomone sono un campanello d’allarme. La tecnologia ha tolto all’Australia il privilegio di essere un mondo nel mondo del pianeta. Il suo isolamento con le armi moderne non è più un vantaggio.

V.Volpi