Gli Uber-files sono il nuovo scandalo portato alla luce da un consorzio di giornali internazionali, tra cui Guardian. Una grande quantità di informazioni riguardanti l’azienda Uber che offre una sorta servizio taxi su una piattaforma online, sono stati resi pubblici evidenziando numerose infrazioni e tecniche poco etiche messe in atto dall’azienda tra il 2013 e il 2017. Nell’occhio del ciclone l’ex amministratore delegato Travis Kalanick. 

Nel periodo della maggior crescita dell’azienda, l’uomo avrebbe esercitato una grande pressione politica su alcune persone chiave in diversi paesi e usato mezzi tecnologici per nascondere le sue attività alle autorità. Non è chiaro per ora come i giornalisti siano venuti in possesso dei 124mila documenti tra email, presentazioni, sms e lettere. 

Nel 2017 Kalanick fu costretto a dimettersi a causa di alcuni atteggiamenti aggressivi che hanno portato a numerosi scandali. Prima di uscire di scena tuttavia aveva portato Uber all’apice del successo usando mezzi poco ortodossi. Tra i nomi celebri che figurano nei Uber-files quello di Emmanuel Macron, all’epoca ministro dell’economia, con cui Kalanick aveva instaurato un rapporto stretto, tanto che Macron gli promise che avrebbe fatto di tutto per modificare le regolamentazioni e favorire l’ingresso di Uber nel mercato francese. Dinamiche simili avevano coinvolto anche la commissaria europea per la Concorrenza Neelie Kroes che agevolò Uber nei Paesi Bassi.  Come specificato da il Post tuttavia, le azioni dei politici vanno contestualizzate. Ai tempi Uber si presentava come una start-up innovativa, in grado di portare efficienza e prezzi migliori in un settore spesso dominato  dai monopoli chiusi. Anche per questo fu in grado di ottenere ingenti investimenti nonostante spesso operasse con gradi perdite di guadagno. 

Controverso anche il modo in cui furono gestite le proteste dei tassisti a Parigi. Nonostante il rischio di escalation violente, Kalanick esortò comunque i dipendenti di Uber a scendere in piazza contro i tassisti, sostenendo che “La violenza è garanzia di successo”. 

Non è chiaro se le cose rivelate dagli Uber-files potranno portare a concrete azioni legali contro l’azienda ma sicuramente rappresenteranno una macchia indelebile sulla sua reputazione.