Intervista a EJ Moran, modella internazionale

Ha scritto “Delitti di alta moda”

EJ Moran è una modella, oggi non più in carriera, che vive a Castagnola. Non lo sapevate? Nemmeno io. Ma l’ho saputo, ho ricercato il contatto e ho realizzato questa intervista. EJ Moran è diventata scrittrice e ha creato il suo primo romanzo, ambientato nel mondo “di sogno” (ma non troppo) dal quale proviene. Nel libro i cattivi non mancano, uno in particolare è un vero criminale (ma sarà catturato e punito).

Cari lettori, qual è il miglior consiglio che vi posso dare? Facile, leggete l’appassionante DELITTI DI ALTA MODA.

Un’intervista di Francesco De Maria.

*****

Francesco De Maria Perché a un certo punto della sua vita ha sentito il desiderio di trasformarsi in scrittrice? Per descrivere il mondo che le ha dato successo e celebrità?

EJ Moran Ho pensato di scrivere libri su vari argomenti per tutta la mia vita adulta, in particolare perché ho avuto tante esperienze interessanti e insolite come ex modella internazionale e giramondo dei giorni nostri. Nel 2016, ho messo nero su bianco a causa di un ardente desiderio che continuava a riaffiorare. Il movimento #MeToo era saldamente radicato e stava guadagnando slancio e per questo motivo, ho sentito il bisogno di raccontare al mondo attraverso una storia romanzata le gioie, le paure, l’impotenza e il dolore che le giovani modelle come me hanno affrontato allora, e probabilmente affrontano ancora  oggi. Attraverso la pubblicazione di un romanzo, la mia speranza non era solo quella di offrire ai lettori un buon thriller, ma anche di dare loro una panoramica del mondo molto intrigante ed esclusivo vissuto solo da poche ragazze fortunate.

Che cosa è vero e che cosa NON è vero nel suo libro?

La trama è interamente di finzione ma ci sono elementi nel libro che ho vissuto personalmente, ad esempio, allontanandomi dalla mia famiglia da giovanissima per fare la modella a New York e Milano. Ho anche avuto il piacere esilarante di fare la modella partecipando a  molte emozionanti sfilate di moda, posando davanti alla telecamera ed esibendomi per spot televisivi.

Studio 54 e Nepentha compaiono nel mio libro come sfondo per alcune scene perché è lì che andavo occasionalmente. Descrivere l’atmosfera frenetica, soprattutto dello Studio 54, non è stata solo facile ma anche una fantastica opportunità per rivivere il passato.

Poiché la mia carriera mi ha portato in molti angoli del globo, ho avuto il piacere di lavorare con molte culture diverse. Inoltre, ho sposato un italiano 35 anni fa e ho trascorso molto tempo in Italia con la sua famiglia. Conosco bene la cultura italiana.

Infine, mi è capitato di confrontarmi con l’occasionale fotografo squallido o il ragazzo che finge di esserlo, il produttore cinematografico fittizio che vuole solo portarti da sola in uno studio per fare chissà cosa, o l’agente di modelle davvero orribile con una sete di violenza sessuale.

Nel suo ambiente di lavoro, durante i suoi anni di attività, c’è mai stato un assassinio?

Fortunatamente, non ho mai incontrato un assassino nel mondo della moda, anche se ricordo che nel 1986 una modella americana di nome Terry Broome fu condannata per omicidio volontario a Milano per aver ucciso un presunto playboy italiano. A quel punto ero tornata a New York dal Giappone ed ero molto lontana dalla scena della moda italiana.

Quando ha incominciato a scrivere, aveva già tutta la trama in testa? Quanto tempo ha impiegato a scrivere il libro?

Inizialmente non avevo l’intera trama nella mia testa. Ho avuto molte esperienze, sia positive che negative, durante i miei 12 anni di carriera di modella e volevo esprimere in forma romanzata le emozioni che ho sentito.

Mi ci sono voluti quasi due anni per scrivere questo libro perché ho iniziato a scrivere di una modella immaginaria russa, dei nostri giorni e del suo confronto con uno stupratore seriale. Una giornalista russa a cui ho chiesto consiglio mi ha chiarito quanto poco sapessi della Russia. È stato allora che ho capito che non avrei potuto scrivere della Russia o di una modella russa quando l’unico posto che avevo visitato in Russia era il suo aeroporto. Ho deciso allora che per scrivere un buon romanzo dovevo restare fedele a quello che sapevo, così ho ricominciato da capo!

Come fanno le modelle, nella vita e nel business reale, a difendersi da persone equivoche e malintenzionate?

Uno dei principali motivi per i quali ho scritto questo libro è di voler insegnare alle giovani modelle che intrapendono questa carriera da  cosa e da chi difendersi e da come possono essere commessi abusi contro di loro.

Credo che le giovani modelle innocenti debbano essere sempre all’erta e rendersi conto che l’industria attrae molti personaggi discutibili. Devono essere informate, fidarsi delle voci che circolano nell’ambiente  ed ascoltare il loro intuito. Essere in una buona agenzia che ti protegge e si rifiuta di lavorare con noti autori di abusi aiuta.

Ci sono purtroppo una minoranza di  persone malintenzionate nell’industria della moda, spiace dirlo soprattutto uomini, e collaboratori anche donne che acconsentono o favoriscono certe situazioni. Leggendo il mio libro i lettori e le lettrici scopriranno la mia rabbia nei confronti sia dei ‘facilitatori’ che  dei predatori.

Una bellissima modella vive con ansia e timore lo scorrere inesorabile del tempo?

Assolutamente! Ciascuna modella dovrebbe accettare che la sua carriera è solitamente breve e pertanto dovrebbe programmare la sua uscita e un percorso alternativo.

Quanto è diverso il mondo della moda di Milano dal mondo della moda di New York?

Posso solo parlare di quando ero una modella, ma immagino che molte cose siano rimaste  invariate. La prima cosa che mi viene in mente è che a New York City il tempo è  denaro. Ai miei tempi, a volte le modelle venivano assunte a ore, piuttosto che per mezza o per un’intera giornata, e dovevano arrivare con i capelli pettinati e il trucco già fatto, a meno che non ci fosse un truccatore e un parrucchiere. Era un ambiente molto serio nella maggioranza dei casi. C’era una regola standard per le modelle: arrivare quindici minuti prima. Era una prassi consolidata. Non ricordo che sia mai stata la regola a Milano. Era una scena molto più rilassata e, se la mia memoria mi serve bene, i lavori erano sempre per mezza o intera giornata piuttosto che a volte solo per un’ora.

Ho ottimi ricordi di come lavoravo da modella a Milano, anche se ho amiche ex modelle che hanno detto il contrario.

La protagonista Anna è di animo buono e generoso, ma anche un po’ ingenua. Lei saprebbe scrivere un romanzo bis, nel quale la protagonista fosse una modella bellissima, cinica, avida e spietata?

Perchè no? Di certo ne ho incontrate alcune nella mia vita!

Nel libro Anna, ragazza semplice di modesta condizione sociale, entra molto rapidamente in carriera con immediato successo. Non capita sempre così, vero?

Ha ragione. In effetti, essere scoperti è raro! La maggior parte delle modelle, me compresa, lottano per un po’ prima di avere successo. Che cosa significa? Innanzitutto, una modella deve costruire il suo portafoglio professionale. Per fare ciò deve essere fotografata da numerosi fotografi in modo che possa avere un libro di foto da utilizzare per le interviste di lavoro, che possono essere interminabili ed in tutta la città, sotto pioggia o sole, per giorni interi fino a quando non viene selezionata. Anche dopo aver ottenuto opportunità di lavoro , ci sono molti periodi in cui il lavoro scarseggia. Pochissime ragazze vengono scoperte, diventano star e vengono assunte ogni giorno.

Quanta (e quale!) parte della sua personalità… ha trasferito in Anna?

Assomiglio un po’ ad Anna, ma non del tutto. Per cominciare, la mia infanzia è stata molto diversa da quella di Anna. Inoltre, descrivo Anna come una giovane donna molto seria che preferisce trascorrere il suo tempo libero principalmente leggendo libri. Anche se io stesso sono un’amante dei libri e sono stato coniata “girl scout” durante i miei anni da modella perché ero sempre puntuale e andavo al di là del dovere, ero anche molto socievole e sicuramente mi piaceva passare il tempo socializzando e frequentando a volte qualche discoteca alla moda!

Per le scene violente (compreso il “gran finale”) si è ispirata a qualche maestro del thriller?

Non proprio. Sono stato ispirata dal dolore, dalla paura e dall’impotenza che ho affrontato in prima persona nel settore. Da lì, ho lasciato che la mia fervida immaginazione prendesse il sopravvento.

 Sicuramente nel mondo magico della moda ci sono uomini brutali e spregevoli (come nel suo libro). Oggi questi “predatori” hanno da temere più di ieri?

Assolutamente. Stiamo cercando gli aggressori adesso. Grazie a Internet il mondo è oggi interconnesso e più al corrente di eventi di ogni tipo. La comunicazione è rapida e la distanza è irrilevante. Alcuni predatori vengono catturati e alcuni finiranno in prigione. I tempi sono cambiati, non riescono più a farla franca con i loro crimini così facilmente!

Il movimento Me Too, molto attivo e sempre al centro della scena, può cambiare in profondità il mondo della moda? Le modelle si sentiranno più protette?

Lo spero. A mio parere, se tutti gli operatori della moda scegliessero di essere più disponibili ad aderire al programma RESPECT, penso che il settore cambierebbe in modo significativo. Altrimenti, meno. Poi spetterà alle singole organizzazioni promuovere comportamenti che proteggano le modelle. Sfortunatamente, poiché il lavoro come modella dipende dall’essere promossa da agenti e assunta da fotografi, designer e così via, basta la presenza di una mela marcia e di alcuni collaboratori che lo circondano per mantenere le cose come sono.

Un mondo magico e sfavillante visto dall’esterno, ma duro, competitivo e stressante nell’esperienza reale. Mi dica, qual è il suo personale bilancio (profitti e perdite) dopo anni di lavoro e di frequentazione?

Per me è stata un’esperienza molto positiva ed irripetibile sia dal punto di vista professionale che personale. Ho lavorato per case di moda prestigiose, ho girato il mondo ho conosciuto e appreso da tante culture diverse; grazie al mio viaggiare intorno al mondo ho incontrato mio marito un autentico italiano (!). Ma d’altro canto se non fossi diventata una modella internazionale forse avrei potuto evitare il confronto con abusi di potere perpetrati da un agente che ora è al centro di indagini giudiziarie.

Vorrebbe che il suo romanzo si trasformasse in un film?

Sì senza dubbio e se fosse prodotto in Italia mi piacerebbe che il ruolo di Mickey fosse interpretato  da Raul Bova o da Daniele Preziosi e nel ruolo femminile la versione diciottenne di Miriam Leone.

Sta già pensando a un secondo romanzo?

Sì. E sarà Anna che va a fare la modella in Giappone come nel mio caso…. e gli assassinii e i drammi continuano….

Delitti di alta moda”, Pietro Macchione editore, Varese. 286 pagine, 18 euro. Traduzione dall’originale inglese di Candia Camaggi.

Esclusiva di Ticinolive