“Hanno fatto le aggregazioni, l’Università e il LAC”

Oggi è la volta dell’arch. Carola Barchi, candidata PLR al Consiglio comunale di Lugano. L’intervista è copiosa (in primo luogo perché questo è il mio stile) e per i suoi contenuti va largamente al di là dell’intervista che si fa a una “semplice” candidata al Consiglio comunale. Abbiamo letto le sue competenti risposte e le abbiamo meditate. I complimenti le sono dovuti.

Su un punto specifico non cambio la mia opinione (che non conta). I Rossoverdi non raddoppieranno a Lugano.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria Vuole presentarsi ai lettori di Ticinolive?

Carola Barchi Volentieri. Sono architetto e contitolare di uno studio di architettura a Massagno con l’architetto Aurelio Galfetti, a cui sono legata anche a livello familiare da ormai più di 40 anni (essendo il compagno di mia madre). Da vera “urbana” abito nel Centro di Lugano, in un piccolo appartamento in affitto, con una meravigliosa vista sui tetti della Città e sul Monte Brè.

Nella mia trentennale esperienza lavorativa ho sempre seguito gli insegnamenti di Galfetti e di Snozzi (che è stato mio professore all’EPFL): concepire il ruolo dell’architetto quale progettista generalista, che opera in un ambito interdisciplinare e considerare l’architettura come un atto politico, della polis, ovvero di interesse pubblico, etico ed estetico al contempo. Interpreto l’architettura non solo come un mestiere per vivere, ma anche come un impegno intellettuale, ed il progetto non solo come uno strumento per risolvere dei problemi, ma anche attraverso il quale esercitare il pensiero critico.

Finora ho privilegiato un impegno politico non all’interno dei partiti (nonostante abbia avuto un padre molto attivo politicamente nel PLR), ma all’interno della SIA (Società svizzera degli ingegneri e degli architetti), dove da anni sono impegnata con i miei colleghi a promuovere la cultura dei concorsi di progetto, per mettere a confronto e in competizione idee e progettualità, in modo da offrire al committente (pubblico) un ventaglio di opzioni che permettano di fare la scelta migliore.

Carola Barchi Lugano intervista PLR

D. Si è candidata di sua iniziativa… o si è lasciata convincere? Se sì, da chi?

Mi sono candidata su input di un mio caro amico, che mi ha fatto conoscere il presidente sezionale Guido Tognola e il programma politico della sezione PLR di Lugano per la legislatura 2021-2024.

Sono rimasta sorpresa positivamente della qualità del programma elaborato da Tognola e dalla sua squadra. La “svolta di un’impronta maggiormente ecosostenibile (in linea con la presidente nazionale Petra Gössi, che su questo punto sta cambiando e modernizzando il PLR nazionale notevolmente) mi ha colpito.

Il futuro del PLR, a livello nazionale, cantonale e comunale, secondo me è sta nel coniugare uno sviluppo ecosostenibile con la crescita economica.  Il PLR, a mio avviso, deve far propria la questione centrale dell’ecosostenibilità, ma avere un approccio diametralmente opposto ai Verdi. Loro vogliono una decrescita, divieti e imposizioni. Tanti proclami e poche proposte. Noi diciamo invece che la svolta dell’ecosostenibilità va coniugata con innovazione, nuove tecnologie, sviluppo e crescita, in un sistema che valorizzi le pari opportunità (in senso lato, non solo fra uomini e donne) e premi i meriti. I Verdi hanno spesso una visione politica anticapitalistica, che gioca sulla paura, sui sensi di colpa e su una conseguente “redenzione” dell’essere umano. Noi come liberali radicali, invece, dobbiamo saper creare un nuovo “New Deal” dell’ecosostenibilità.

Il primo passo mi sembra possa essere il programma politico del PLR di Lugano. Poi toccherà alle elette e agli eletti del PLR attuarlo, con progetti concreti e incentivi, al netto di un risparmio nelle tasche dei cittadini.

D. Nel marzo scorso lei – fosse stata nei panni del Consiglio di Stato – avrebbe annullato le elezioni già in atto?

Nel marzo scorso la situazione era molto particolare e le elezioni comunali non potevano tenersi, tenuto conto anche del bisogno di concentrare tutte le risorse dello Stato nel contenere la pandemia di COVID-19. Io forse non avrei annullato le elezioni come ha fatto Norman Gobbi, ma le avrei posticipate a fine settembre/inizio ottobre 2020. Ora però questa è una discussione peregrina. Ormai siamo qua, nel 2021, e nonostante tutte le difficoltà che questa campagna elettorale particolare (molto virtuale e poco in presenza) ci impone, cerchiamo di fare del nostro meglio. 

D. Partiamo dal tema dominante. Il progetto di Polo sportivo, nel suo complesso, è valido o, almeno, accettabile?

Il progetto sì, l’accordo di partenariato pubblico-privato (PPP) con l’HRS lo è meno.

È un progetto di grande qualità, sia urbanistica sia architettonica. Credo inoltre che possa davvero costituire un nuovo polo all’entrata nord di Lugano, capace di  rivitalizzare e riqualificare l’intero comparto cittadino.

I miei dubbi non stanno dunque nella bontà del progetto o nelle destinazioni d’uso previste (spostamento dell’amministrazione comunale in una delle torri, blocco servizi per la polizia comunale, edificazione di contenuti residenziali sulla corona ovest), bensì nelle modalità dellasua realizzazione e nella tutela degli interessi pubblici in questo accordo. Come semplice cittadina ho letto attentamente il messaggio municipale sull’accordo PPP con HRS.  E francamente non ho trovato risposte adeguate a due temi fondamentali per la riuscita di questa operazione:

–    la progettazione esecutiva della parte sportiva e amministrativa da parte degli architetti vincitori del concorso 

–    l’utilità pubblica dei contenuti residenziali

Se il Municipio desse risposte convincenti a questi due temi, sarei la prima a sottoscrivere l’accordo.

Vi è poi un terzo tema. Nel concorso di progetto del 2012 non erano previste le palazzine residenziali, ma una pista di atletica. Non ritengo giusto che questa nuova e non indifferente parte di masterplan di proprietà pubblica debba essere progettata dagli stessi architetti e soprattutto realizzata dalla stessa ditta appaltatrice della parte sportiva e amministrativa, che ha già un buon margine di guadagno nelle tappe 1 e 2. Perché la città vuole farle questo regalo? Non lo capisco.

D. Il Municipio sembra essere unanime. Non solo i municipali leghisti, ma Badaracco, Jelmini e Zanini Barzaghi. Immagino anche il Vicesindaco, che conclude il suo impegno politico e saluta tutti. Eppure una parte dei liberali, seguendo Fulvio Pelli, lo critica severamente e vorrebbe bloccarlo. Per modificarlo. Una mossa da condividere?

Il rapporto della Gestione di Ferruccio Unternährer parla chiaro: non vuole bloccare il progetto, vuole licenziare la tappa 1, correggendo i punti critici dell’accordo sulle tappe 2 e 3, quelli relativi ai contenuti amministrativi e residenziali, a garanzia degli interessi pubblici della Città.

Non credo che chiunque nel PLR critichi il PSE (Polo sportivo degli Eventi) stia per forza seguendo Fulvio Pelli. Ci sono approcci e critiche diverse al PSE nel PLR e Fulvio Pelli ne rappresenta alcune, ma non tutte. Ad esempio non rappresenta la mia posizione, incentrata sull’accordo con l’HRS, che, occorre ricordare, era l’unica candidata al concorso di PPP. 

Il PLR ha sviluppato una discussione interna, a tratti anche vivace, ma democratica, convocando un‘assemblea che chiedesse alla base che cosa pensasse del PSE. Questo è molto importante. Il PLR, assieme al PS di Lugano, sono gli unici due partiti che hanno indetto un’assemblea per chiedere alle proprie basi cosa pensassero su questo progetto (e interessante è anche notare che nel PS ci siano proporzionalmente più sostenitori del PSE di quanti ne siano presenti nel PLR). PPD, Lega, UDC e Verdi hanno deciso di sostenere un progetto così importante e oneroso senza chiedere nulla alle proprie basi. 

Ecco, il PLR è un partito con una dialettica interna, che può anche sviluppare discussioni vivaci al suo interno, ma poi democraticamente e in modo partecipativo prende una posizione. Questo dimostra che il PLR non è fatto di soldatini pronti a marciare, ma da persone che vogliono discutere e confrontarsi.

D. Giorgio Giudici propone una “pausa di riflessione”. Ha parlato da saggio?

Sono stata meravigliata della posizione di Giorgio Giudici. Io, con un articolo molto più modesto, qualche giorno prima di Giudici, avevo scritto che bisognava “fermare le bocce” a proposito del PSE. Dunque non posso che apprezzare l’uscita dell’ex sindaco, che mi rincuora, visto che lui, che per un trentennio ha guidato Lugano, capisce meglio di me anche le dinamiche politiche. 

Si possono fare gli “aut-aut” in politica, ma in questo caso è già stato annunciato un referendum popolare da parte dell’MPS e se riusciranno a raccogliere le firme a giugno, o più probabilmente a settembre, si andrà a votare. Che senso ha dunque fare tutto di fretta ora, non modificando nulla dell’accordo con l’HRS, per poi andare in campagna referendaria e avere poche armi in difesa di questo progetto?

Prendersi un po’ di tempo, assicurare che il progetto sia portato avanti dagli architetti che lo hanno progettato, ridiscutere gli accordi con HRS, darebbe più argomenti per sconfiggere il referendum. 

D. Si voterà il 29 marzo. Lei pensa che il messaggio passerà?

Certo che il 29 marzo il PSE passerà in Consiglio comunale. Tutta la Lega e il PPD sono favorevoli, i 3 consiglieri comunali dell’UDC voteranno a favore, la stragrande maggioranza socialista seguirà ciecamente Barzaghi e pure i Verdi. Più della metà dei consiglieri comunali liberali voteranno a favore del progetto. Dunque ci saranno una decina di voti contrari e il resto a favore.

Ribadisco però: se l’MPS riuscirà a raccogliere le firme ci sarà referendum. E a quel punto bisognerà convincere la popolazione (38 mila aventi diritto di voto) della bontà del progetto, non 60 consiglieri comunali! Grandi progetti come il PSE devono nascere con un importante consenso fra i cittadini per essere realizzati in tempi ragionevoli. Il caso dello stadio Hardturm di Zurigo è emblematico. Faccio anche presente che voler approvare in tutta fretta questo megaprogetto del PSE a “5 minuti dalla fine della legislatura” è poco opportuno. 

D. C’è la minaccia di referendum. Come vede i “rivoluzionari” dell’MPS ? E la loro “interazione” con il PLR di Pelli?

Un referendum per sua natura “somma” ed unisce tutti i contrari. A livello nazionale, come a livello cantonale, vediamo referendum sostenuti contemporaneamente dalla destra e dalla sinistra. Non c’è niente di strano in questo: è la logica della nostra forma di democrazia (semi)diretta. Detto ciò, io non so se Fulvio Pelli sosterrà il referendum oppure no. Io mi limito ad osservare che nella prossima legislatura nel panorama politico luganese ci sarà probabilmente anche l’MPS. L’MPS è una forza d’opposizione e anche a volte populista e proprio questo ultimo elemento li fa essere anni luce distanti da me. 

Va anche detto però che l’opposizione è necessaria se si ha una concezione della democrazia liberale ispirata ai concetti di Karl Popper, per il quale la democrazia non è tanto il “governo del popolo”, bensì il “giudizio del popolo”, ovvero il potere del popolo di giudicare l’operato dei propri governanti al termine del loro mandato. Si pensa sempre alla democrazia rappresentativa come al potere del cittadino di decidere chi debba governare, dimenticando che il suo scopo precipuo è il potere di destituire i propri governanti. 

Il punto è che una sana opposizione deve stimolare i partiti che hanno responsabilità di governo (anche a livello locale), spingendoli a fare meglio, attuando una gestione della cosa pubblica improntata alla trasparenza, alla legalità, all’eliminazione dei conflitti d’interesse. Dunque non mi fa paura una maggior opposizione presente nel Legislativo comunale, semmai mi fa paura il troppo populismo. 

A Lugano, ben venga la presenza di una sana opposizione sia da destra sia da sinistra, visto che tra l’altro il PS (come la Lega) ha responsabilità di Governo della Città ed è poco credibile come forza d’opposizione. 

D. Tutti proclamano “il Polo congressuale è una necessità”. Lei, in primis da architetto, come lo immagina? E come si reperiranno i capitali per realizzarlo?

È dagli anni ’90 che si parla di Campo Marzio. Tanti progetti e concorsi sono stati fatti, ma non si è visto nulla di realizzato. Aggiungo che nel 2004, 2008, 2013, 2016, il polo fieristico/congressuale/alberghiero di Campo Marzio è stato tema di campagna elettorale e quasi tutti i partiti l’hanno ripetutamente presentato nei propri programmi elettorali. La credibilità della politica su questo tema è ormai arrivata sotto lo zero. Io propongo che nella prossima legislatura, che sarà più breve delle precedenti, si decida una volta per tutte che cosa si vuole fare a Campo Marzio. Se si vuole fare in quell’area un Polo congressuale, allora ci si muova concretamente in quella direzione. Altrimenti, si dica una volta per tutte che quell’idea di Polo congressuale è abbandonata e che in quel sedime si farà altro

Personalmente ritengo che il Polo congressuale, non solo “s’ha da fare”, ma è la priorità strategica per lo sviluppo di Lugano. 

Se si guardano i progetti strategici di Lugano nel suo complesso, come ad esempio il rilancio dell’aeroporto (con gestione privata), dobbiamo chiederci: è un Polo congressuale che serve per far crescere un aeroporto come quello di Lugano, o un PSE o ancora il nuovo progetto di riqualifica del Macello? La mia risposta è: il Polo congressuale!

Nel 2013, conclusasi la fase delle aggregazioni dei Comuni, Lugano doveva concentrarsi essenzialmente sulla realizzazione di un Polo congressuale per dare un futuro economico ed occupazionale alla Città, piuttosto che annunciare una miriade di progetti, “abortire” il Mizar, arrivare all’ultimo minuto con il PSE e nuove idee di spazio per il coworking.

Se avessimo i soldi di un decennio fa, magari si poteva fare anche tutto, ma è dal 2013 che Lugano sa molto bene di non avere più i mezzi finanziari del passato. Dobbiamo fare delle scelte e dare un ordine di priorità! Dalla mia esperienza di architetto so molto bene che se il committente (in questo caso il Comune) ha idee chiare e criteri e parametri ben definiti, di finanziatori privati che potrebbero essere interessati si trovano.

D. Il Municipio ha presentato un progetto per la ristrutturazione/riqualificazione del Macello, occupato dai Molinari. È un progetto valido? Lei lo sostiene? La Città ha il dovere di trovare una sistemazione alternativa per gli “autogestiti”?

Come ho già risposto nella domanda precedente tutto può essere bello e carino da fare. Ma non siamo qui a fare la lista dei nostri desideri. Compito del politico è avere delle visioni, scegliere delle priorità e spiegare alla popolazione il reale costo e i possibili benefici di un’operazione. La ristrutturazione/riqualifica del Macello si dovrebbe fare, ma poi ci sono i soldi per supportare un’operazione pubblico-privato come la realizzazione di un Polo congressuale? Se ciò non fosse il caso, bisognerebbe dirlo all’opinione pubblica.

Io credo che se nella breve legislatura 2021-2024 ci si concentrasse sul Polo congressuale, sulla riqualifica del Lungolago e un su progetto di media portata, come a Viganello del sedime ex PTT/Swisscom, avremmo fatto già tanto, dopo il “fiume di parole e proclami” di questi anni.

Poi, se si vuole fare anche la ristrutturazione del Macello, ci sono i mezzi e rientra in una strategia articolata e globale di rilancio della Città, ben venga, ma attenzione alle priorità, che devono basarsi su ciò che è utile al rilancio economico ed occupazionale di Lugano.

D. Parliamo del PLR Lugano. Lei vede nella Sezione il successore di Re Giorgio? (Se mi dice un nome le prometto che non lo pubblico). O dobbiamo attendere? Quanto?

I tempi sono cambiati, oggi la democrazia in Svizzera è una dinamica molto più orizzontale e partecipativo, poco compatibile con lo “stile” di Re Giorgio. Dunque, non vi sarà qualcuno o qualcuna che potrà succedere a Giorgio Giudici, ma un partito come il PLR, come ha già fatto in passato, troverà nuove figure di spessore, donne e uomini che sapranno avere visione politica e capacità strategiche, forse diverse da quelle di Giorgio Giudici, ma altrettanto di spessore. 

Semmai, oggi, non è importante chiedersi se nella sezione di Lugano vi sia o meno un successore di Giudici, quanto riflettere in modo approfondito come si seleziona la classe dirigente (vale per il PLR, ma anche per gli altri partiti). Da anni il criterio prevalente è simpatia e sorriso, ma forse bisognerebbe maggiormente concentrarsi su competenze e capacità.

D. Mettiamo a confronto i due principali partiti luganesi: il PLR e la Lega. In che cosa e in che modo – quanto a mentalità, obiettivi, azione politica – differiscono?

Il PLR ha avuto negli ultimi due decenni un importante calo di voti a Lugano, quanto su scala cantonale, e ciò forse meriterebbe un po’ più di autocritica e analisi delle ragioni che hanno determinato questo calo.

Il PLR ha sicuramente sbagliato molte cose, altrimenti una parte dell’elettorato non ci avrebbe voltato le spalle. La differenza con la Lega è però che noi non siamo un partito che nella campagna elettorale del 2011 “mette la taglia sui radar”, poi vince le elezioni raddoppiando i propri consiglieri di Stato e dal giorno dopo quintuplica il numero di radar sulle strade per fare cassa! Possiamo essere un partito che ha sbagliato molte cose, ma prendere in giro i nostri elettori, no. Il PLR non ha promesso che i frontalieri sarebbero stati 35mila per vincere le elezioni e poi da partito di maggioranza di Governo deve “registrare” che ormai il numero dei frontalieri ha superato le 70mila unità. 

La Lega, a Lugano, come a livello cantonale, non ha saputo (o voluto, perché rende, elettoralmente, che i problemi che si denunciano si incancreniscano) fare quelle alleanze politiche, in un certo senso organiche, per attuare i propri propositi. Ricordo che Giorgio Giudici diede vita politicamente prima ad un’alleanza con il fondatore della Lega Giuliano Bignasca e poi la estese al socialista Giovanni Cansani. Per questo si fecero le aggregazioni, l’università e il Lac (e non a caso la Lega non lanciò mai un referendum). 

Il PLR ha dei valori di giustizia, libertà, coesione, apertura che ovviamente non sono i valori della Lega, ma il PLR è anche un partito che ama la concretizzazione e, a differenza della Lega, è conscio che nel nostro sistema politico è importante avere capacità di creare alleanze per attuare i progetti.

I risultati di questa differenza fra Lega e PLR sono davanti agli occhi di tutti: negli ultimi 8 anni non si è riuscito a concretizzare nessun grande progetto (visto che il PSE ha su di sé la Spada di Damocle del referendum), mentre nel ventennio 1992 al 2012 Lugano ha visto la nascita dell’Università, del Cardiocentro, della Vedeggio-Cassarate, lo spostamento a Lugano sia del Centro di Calcolo, sia di parte della Supsi, il Casinò, la riqualifica del Palace e la creazione del Lac, una costruzione di contatti e rapporti internazionali e le aggregazioni. Tutto ciò non è solo merito del PLR o di Giorgio Giudici, ma il PLR e Giudici avevano una visione e avevano anche una capacità di creare alleanze per attuare e realizzare strategie e progetti. Non ci si limitava a fare l’elenco delle cose che non funzionavano tanto per guadagnare qualche voto.

D. Se la configurazione partitica del Municipio non cambia, avremo (probabilmente)  5 uscenti confermati + Lombardi + un XY liberale. Una presenza così “ingombrante” darà una scossa all’Esecutivo, creando nuovi equilibri?

Lei dice? Non credo che in Municipio rimarrà l’attuale equilibrio fra partiti. Se i risultati delle cantonali e delle federali saranno confermati i Verdi entreranno in Municipio e allo stato attuale o sarà il PLR che perderà un municipale o il PPD. Per il PLR questa campagna elettorale non è per nulla scontata. Il PPD ha candidato un “tenore” del calibro di Filippo Lombardi, ma è anche vero che così ha “castrato” qualsiasi ambizione elettorale di due donne quali Laura Tarchini e Nadia Ghisolfi, che a questo punto non hanno più molte chances di essere elette in Municipio. Solo il PLR candida due donne che hanno reali chances di entrare nell’esecutivo Karin Valenzano Rossi e Giovanna Viscardi.

Il PLR ha fatto una lista per il Municipio realmente aperta e competitiva, dove almeno 5 candidati (Badaracco, Nacaroglu, Schnellmann, Valenzano e Viscardi) possono ambire all’elezione e dove il nostro uscente Roberto Badaracco non si trova nella situazione di Cristina Zanini Barzaghi nel PS, che ha l’elezione “blindata“, ma dovrà impegnarsi per essere rieletto e subirà la concorrenza degli altri candidati liberali.

Se il verde Nicola Schoenenberger entrasse in Municipio come i numeri suggeriscono, apparentemente l’Esecutivo avrà uno spostamento a sinistra, ma nella pratica lui e Zanini Barzaghi, da soli, non fanno maggioranza. Non bisogna essere degli scienziati per capire che la Lega (che riconfermerà probabilmente, con mio dispiacere, i 3 seggi) andrà in soccorso del PPD e di Filippo Lombardi, così da aggiudicarsi una maggioranza nell’Esecutivo.

Dunque la vera partita non si giocherà tanto su quali equilibri vi saranno in Municipio, bensì in Consiglio comunale. Qui il PLR parte male: se guardiamo i dati del Gran Consiglio 2019 e del Consiglio nazionale 2019 il PLR a Lugano si è attestato al 20%, dunque dovrebbe ottenere 12 consiglieri comunali, troppo pochi se si pensa che attualmente sono 18. 

Noi candidate e candidati PLR al Consiglio comunale dobbiamo impegnarci il più possibile per far sì che si possa ottenere più rappresentanti nel Legislativo comunale dei 12 che ci dicono i risultati delle elezioni precedenti (Cantonali e Federali). Non sarà facile, ma è ovvio che dobbiamo lavorare per arrivare ad avere un numero di consiglieri comunali il più vicino all’attuale (anche se per farne 18 bisogna avvicinarsi al 30%, impresa ardua se si parte dal 20%).

È anche vero che il PLR ha ben 8 consiglieri comunali che non si ricandidano e dunque è anche il partito dove la corsa è veramente aperta con una lista di donne e uomini che possono ambire all’elezione. Non credo che nessun altro partito abbia fatto una lista migliore per il Legislativo. E gli equilibri politici, nella prossima legislatura come mai in passato, li determinerà il Consiglio comunale.

Esclusiva di Ticinolive