Nel 1778 Vittorio Alfieri, all’epoca trentunenne, conobbe Luisa Stolberg, moglie di Carlo Edoardo Stuard, conte d’Albany, la quale tre anni dopo, in seguito alla separazione del marito, lo avrebbe raggiunto a Roma, ricambiando il letterario e passionale amore del Poeta.
Alfieri l’avrebbe definita La mia unica donna, e l’avrebbe seguita in Alsazia, per compendiare la sua sete di viaggio e conoscenza con l’amore. Infine si sarebbe trasferito con lei, la vita della mia vita, a Parigi, città dalla quale sarebbe stato tuttavia presto costretto a fuggire, per aver salva la vita dalla furia giacobina, la tirannide plebea.
Quando nel 1803 il Poeta si spense prematuramente a Firenze, la contessa, colei ch’egli aveva sovra ogni altra cosa venerata e amata, commissionò al Canova il sublime marmoreo monumento in Santa Croce, nel quale l’Italia, coronata da una stella, piange sull’urna di Vittorio.
Un amore sincero, eppur tempestoso. Alfieri, quando nel 1778 si legò a Luisa, non le dichiarò apertamente i propri sentimenti. Meglio lo dicevano, infatti, la dolcezza che il di lei sguardo gli infondeva nel cuore, il di lui tacere e il suo sospirare, le continue speranze e i continui timori, sublime suggello di ineffabilità.
S’ io t’amo? oh donna! io nol dirìa volendo,.
Voce esprimer può mai quanta m’inspiri
Dolcezza al cor, quando pietosa giri
Ver me tue luci, ove alti sensi apprendo?
S’io t’amo? E il chiedi? e nol dich’io tacendo?
E non tel dicon miei lunghi sospiri;
E l’alma afflitta mia., che par che spiri,
Mentre dal tuo bel ciglio immobil pendo?
E non tel dice ad ogni istante il pianto,
Cui di speranza e di temenza misto,
Versare a un tempo, e raffrenare io bramo?
Tutto tel dice in me : mia lingua intanto
Sola tel tace, perché il cor s’è avvisto,
Ch’a quel ch’ei sente, è un nulla il dirti: Io t’amo.
“Vittorio Alfieri, 1778 li 13 Gennaio”
Chantal Fantuzzi
Vittorio Alfieri e Luisa Stolberg dipinti da Fabre, 1796.
Vittorio Alfieri ritratto da Fabre, 1786.