Ovviamente noi non crediamo a queste cose. Ma giudichiamo importante che vengano dette, per la completezza dell’informazione.

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“Cambiare tutto affinché nulla cambi”: il ritorno di Ermotti alla testa di UBS…ovvero le disgrazie non vengono mai sole

Sergio Ermotti è stato richiamato a guidare UBS dopo l’acquisizione di Credit Suisse (garantita da soldi pubblici). È la storia che si ripete: Ermotti era già stato chiamato a dirigere UBS poco dopo il tracollo del 2008 e il salvataggio con soldi pubblici (pure quello). Il riassunto del suo operato su Wikipedia è a dir poco agiografico: “Alla guida di UBS, ha denunciato lo scandalo dei trader disonesti del 2011, implementando rigorose politiche aziendali che disciplinano gli standard comunitari e ha avviato un’importante ristrutturazione della banca attorno al private banking e limitato le sue operazioni di vendita”. (Pare anche che alle cene aziendali trasformasse l’acqua in vino, facendo risparmiare la banca sulla fattura del ristorante).

Nel 2008, al momento del salvataggio di UBS, si era detto che era la ricerca del massimo profitto che aveva portato al disastro, che i bonus e i salari elevatissimi avevano spinto manager e dipendenti a correre rischi troppo elevati. Allora la Banca Nazionale mise a disposizione 62 miliardi e la Confederazione altri 6 miliardi.

Anche allora si spesero tante parole, a cui però non sono seguiti i fatti. Al Consiglio Nazionale, tutte le proposte per regolamentare maggiormente il settore, limitare le retribuzioni e vietare i finanziamenti alla politica furono bocciate dai partiti borghesi (che a quanto si diceva avevano regolarmente ricevuto negli anni precedenti sostegni finanziari da UBS).  “I mercati non hanno bisogno di ulteriori controlli, ma di un migliore controllo“, disse  il liberale radicale zurighese Markus Hutter. Ed è così che fu creata la Finma… che un anno dopo autorizzò il versamento dei famosi 2,2 miliardi di bonus ai dirigenti di UBS malgrado la banca avesse accumulato 20 miliardi di perdite nel 2008, senza neppure avvisare il Parlamento. Dei sei miliardi versati dalla Confederazione quindi più di un terzo è servito a “premiare” manager che avevano causato il disastro.

E Sergio Ermotti ha davvero introdotto una “nuova cultura aziendale” in UBS? Stando al rapporto 2022 della Finma (che più che un “gendarme dei mercati finanziari” sembra una barzelletta sui carabinieri) per UBS “sono emerse considerevoli lacune nella gestione e nel controllo dei rischi“. “UBS ha avviato intenzionalmente una relazione d’affari con un cliente caratterizzato da una scarsa trasparenza e da una propensione al rischio potenzialmente elevata”. E ancora: “le indagini hanno altresì portato alla luce una valutazione fallace dei rischi dei clienti e dei relativi portafogli, nonché notevoli carenze a livello di modelli e metodologie dei rischi”. Diciamo che il cambiamento è relativo, MOLTO relativo!

Il ticinese aveva intuito i rischi che ancora sussistevano nel sistema finanziario? Nel 2018, in un’intervista alla RSI per i dieci anni del salvataggio di UBS, diceva: “Il mondo della finanza, grazie alle nuove regole, è cambiato in maniera radicale: la capitalizzazione delle banche è stata aumentata fino a 7-8 volte; sono stati ridotti di molto i rischi. Il sistema finanziario è diventato molto più forte rispetto a dieci anni fa: oggi, una crisi come quella che abbiamo vissuto verrebbe affrontata da tutto il sistema in maniera più sicura e senza gli effetti collaterali provocati allora”. E si è visto con CS!

Ma ha pure aggiunto alcune perle: “Sappiamo che il sistema finanziario oggi è molto più solido e che le piazze concorrenti stano snellendo la regolamentazione: non sto chiedendo meno regole, certamente, ma che non ne vengano aggiunte di nuove”. “In Europa, e soprattutto in Svizzera, c’è chi crea un senso di paura attorno al sistema finanziario, alle grandi banche, e si continua a enfatizzare il too big to fail“. Brutta gente davvero.

Quanto al resto, basti pensare che Sergio Ermotti è stato uno dei dirigenti meglio pagati di sempre in Svizzera e in Europa: nei 9 anni alla guida di UBS ha guadagnato quasi 120 milioni, quanto un ticinese medio in oltre 1800 anni di lavoro. E per i fan del “eh eh, ma sono i risultati che contano” ricordiamo che l’azione nello stesso periodo è passata dai 9,69 fr a meno di 15 fr, ma nel 2007 valeva circa 80 franchi.  A Swiss Re ha fatto meglio, secondo il blog Inside Paradeplatz. In un articolo dell’anno scorso, intitolato “Con Ermotti capitano, esplodono i bonus”, si legge che i vertici del riassicuratore non hanno mai guadagnato tanto come da quando Ermotti è diventato presidente, malgrado la perdita di valore del titolo.

Si metta il cuore in pace l’autore del testo di Wikipedia: Ermotti non ha cambiato nulla, anzi è l’uomo che garantirà la continuità, stipendi faraonici, bonus, regole insufficienti. Come non ha cambiato nulla l’iniziativa Minder per limitare le retribuzioni dei manager e come non cambierà nulla anche dopo il tracollo di CS: fintanto che le redini le tengono in mano manager, azionisti e politici borghesi tutto rimarrà come prima. Ed è proprio questo che si vuole con il ritorno di Ermotti alla testa di UBS.

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