Si è concluso, almeno formalmente, il giallo riguardante la morte del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi.
Il governo dell’Arabia Saudita ha ammesso che l’uomo è stato ucciso all’interno del consolato, fornendo una propria versione dei fatti, che secondo gli esperti manca di credibilità.
Ovviamente, nella versione ufficiale, il principe Mohammed bin Salman non è in alcun modo coinvolto nell’uccisione: il giornalista sarebbe deceduto durante una rissa scoppiata all’interno del consolato. La versione saudita tuttavia è in forte contrasto con le prove finora disponibili che suggeriscono che Khashoggi sia stato brutalmente torturato e ucciso da agenti che prendono ordini direttamente dal monarca.
Per l’omicidio dell’uomo sono stati arrestati in Arabia Saudita 18 persone, mentre hanno perso il loro posto il capo dell’intelligence Ahmed al Assiri e il collaboratore di bin Salman, Saud al Qahtani. I due sono accusati di aver orchestrato il tentato rapimento che ha portato alla morte il giornalista senza alcun ordine da parte del capo di stato.
Un funzionario saudita ha rilasciato alcune dichiarazioni al New York Times fornendo dettagli su questa versione. Ha raccontato che l’idea di bin Salman era quella di rimpatriare l’uomo e che, venuto a conoscenza dell’appuntamento di Khashoggi al consolato di Istanbul al Assiri avrebbe inviato 15 uomini a prelevarlo. La situazione pare essere sfuggita di mano e mentre il giornalista tentava di fuggire è stato strangolato dagli agenti.
Nonostante nessun esperto abbia fiducia nelle dichiarazioni di Riad, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito credibile la ricostruzione fornita e si è detto contento degli arresti. In ogni caso, il corpo di Jamal Khashoggi non è ancora stato ritrovato e le registrazioni incriminanti di cui pare siano in possesso le autorità turche non sono state per ora diffuse.
Le relazioni strategiche che gli Stati Uniti hanno con l’Arabia Saudita, frutto di massiccio commercio d’armamenti ed alleanza dei due paesi contro il terrorismo e contro l’Iran, hanno immediatamente reso cauto Trump nelle accuse contro bin Salman. Sin dall’inizio dello scandalo, il presidente americano aveva specificato che qualche tipo di sanzione si sarebbe potuta anche intraprendere ma che non intendeva cancellare la fornitura di armi di 110 miliardi di dollari prevista a breve, nonostante molti funzionari chiedessero a gran voce la sospensione dei rapporti commerciali.