di Francesco Pontelli, economista – 4 settembre 2023 – il Nuovo Giornale Nazionale

Tutte le aziende dei più disparati settori pagano delle persone e probabilmente gli stessi politici per influenzare la politica e soprattutto le leggi a proprio uso e consumo all’interno dell’Unione Europea e dei suoi organi istituzionali.

Oltre 30.000 lobbisti albergano all’interno del parlamento o nelle immediate vicinanze ed attraverso cene e pranzi o sovvenzioni per iniziative non di rado ridicole dei singoli politici riescono ad influenzare l’attività politica dell’Unione Europea.

In questo contesto tutta l’attività normativa e legislativa degli organi europei hanno come obiettivo non tanto ottenere un risultato favorevole per i propri cittadini quanto quello per le aziende che precedentemente hanno pagato…

Evidentemente la ” sovvenzione” che i cittadini pagano annualmente attraverso le tasse non risulta sufficiente per influire sull’attività politica dei rappresentanti del parlamento quanto della commissione europea.

Di fatto lo stesso sistema elettorale viene svuotato di ogni significato in quanto incapace di indirizzare l’indirizzo politico.

Da europeista convinto non era certamente questa l’istituzione che avevo pensato ed ipotizzato si volesse realizzare, e comunque sono convinto che risulti molto più appropriato chiudere questa “mangiatoia a cielo aperto” e pensare alla sua strutturale riforma complessiva. 

L’Unione Europea rappresenta ora un dedalo burocratico all’interno dei quali vengono perseguiti gli interessi di chi risulti in grado di assicurare finanziamenti ad un ceto politico di basso profilo etico e morale. 

Mentre i cittadini, i quali hanno già pagato in anticipo attraverso l’imposizione fiscale, non ottenengono alcun proprio vantaggio e tantomeno la tutela dei propri diritti. 

Questa istituzione Europea per essere modificata deve venire precedentemente azzerata e successivamente ricostruita partendo dalle proprie fondamenta.

Tornando a rappresentare innanzitutto una intesa economica e commerciale  per favorire la crescita alla quale si possa aderire Innanzitutto attraverso una politica fiscale comune.

Ma contemporaneamente vanno rimodulate, ma soprattutto rinegoziate, buona parte delle deleghe politiche europee sia per le materie economiche che politiche, non con l’obbiettivo di rispolverare un sovranismo nazionale. 

Tuttavia risulta evidente che all’interno di una Europa “federale” non sia più possibile applicare il principio “dell’ uno vale uno” a causa della eterogeneità delle singole nazioni ma soprattutto del valore economico espresso in Pil degli stati membri. 

Nella gestione dei mercati globali dei paesi la gestione non può venire lasciata a burocrati espressione di economie marginali che non valgono la ricchezza prodotta nel solo nord est e quindi privi di ogni competenza specifica. 

Anche per questo motivo il fallimento dell’Unione Europea è sotto gli occhi di tutti.

P.S. la legge farsa sulle fake news , poi , esprime la fine di una democrazia aperta