Per Ruben seguì un periodo intenso perché per Rosh ha Shana andò a Londra da sua sorella e per Kippur volle essere presente nella sua comunità, partecipare alle preghiere e compiere i riti con una concentrazione tale da staccare addirittura @mail e telefoni fin dopo Shemini Atzeret. Così arrivò metà ottobre.
Charlotte invece si chiese se fosse il caso di telefonare oppure di aspettare un cenno. Sfilarono diverse settimane che comunque passarono molto svelto poiché erano ricominciate le lezioni di Tai Ci e di chitarra, inoltre il giardino richiedeva una bella pulizia autunnale e la messa a riposo in vista dell’inverno.
Una mattina suonò il telefono e senza nemmeno presentarsi Ruben chiese:
-“Nevica già da voi?” allorché in tutto il cantone splendeva il sole in un cielo assolutamente terso.
-“Bè si – rispose Charlotte – qui non si riesce ad uscire da casa, anzi non passa nemmeno più il bus postale… e da voi?”
-“Ma, qui, nell’emisfero sud è pieno estate… Ha voglia di visitare una mostra di oggetti esotici?”
Charlotte disse di sì, senza precisare che gli oggetti esotici non l’interessavano, invece si rallegrava di rivederlo.
Dopo la visita si sedettero su di una panchina e scambiarono qualche confidenza. Ruben aveva addirittura osato scherzare sul fatto che Charlotte fosse ossessionata di non perdere le chiavi della sua automobile.
-“Ma si! – si giustificò Charlotte – mi capita regolarmente di chiudere la macchina e di lasciarci le chiavi dentro. Significa aspettare il soccorso stradale per ore. Sono sempre più distratta. Guardi, quando si arriva a depositare le mutandine sporche nel forno della cucina…”
-“O nel frigorifero invece della lavatrice…” – tagliò Ruben ridendo.
-“Allora anche lei?” – chiese Charlotte meravigliata.
-“Ma si… anch’io… la distrazione è il privilegio delle grandi menti…”
Charlotte l’aveva guardato con ammirazione e pensato che, tutto sommato, questo era davvero un uomo squisito! Il leitmotiv della sua vita era stato quella considerazione di Boileau “Un beau désordre est un effet de l’art”. Che ora il disordine le invadesse pure la mente era quasi metafisico e condividerlo diventava la quintessenza, anzi la sublimazione dell’arte. L’art pour l’art: la perfezione.
Da lì iniziarono a scambiarsi messaggi via @mail il ché semplificò molto la loro relazione: non si doveva né vestirsi dalla domenica, né percorre una lunga strada, né affrontare gli uccellaci dalle piume variopinte.
Un giorno Ruben si permise un accenno al sesso ed agli amanti, un po’ più spinto, al ché ricevette una risposta che lo lasciò di stucco:
-“Ah- scrisse Charlotte – amanti… dopo la cinquantina ho perso il conto… La pace dei sensi è una benedizione del Cielo.”
Ruben rimase perplesso perché non c’era modo di capire se “la cinquantina” significasse dopo una cinquantina di amanti o dopo cinquanta anni. Ambedue erano sconvolgenti. Egli stesso era stato l’uomo di una sola donna, sua moglie, che aveva amata ed onorata come prescritto. Una qualche piccola parentesi non meritava nemmeno di venir menzionata. Ma questa piccola donna dai cappelli quasi grigi e dalle apparenze così BCBG, anzi goffa… cinquanta amanti! Cinquant’anni li aveva tutti, certamente, ma cinquanta amanti? Era incredibile, anzi, era pura follia! Questo meritava un’indagine approfondita e la verifica che non fosse solo figura di stile, modo di dire o altro scherzo dal fatto che forse non padroneggiasse bene la lingua.
Arrivarono a fissare un vero appuntamento. Charlotte fece del suo meglio per evitare i pappagalli. Ruben provò di evitare la lunga strada di montagna stretta tra i suoi 250 tornanti. In fine fu deciso che sarebbe comunque stato lui a spostarsi. Si presentò a casa di Charlotte con un mazzo di crisantemi giapponesi kudamono giku di color salmone ed una bottiglia di Golan Heights Yarden Chardonnay…
-“Golan!” – esclamò Charlotte
-“Bè, sì… – rispose Ruben sorridendo – bisogna sostenere la propria tribù e poi… in questo vino potrà ritrovare il sapore del frutto della passione, l’ananas, le noci ed addirittura il limone… ma soprattutto la passione…”
Per il King David era troppo presto, quello lo teneva in riserva per una very special occasione.
Alla fine del pomeriggio, non faceva più abbastanza caldo per star seduti sulla terrazza. Charlotte aveva acceso il camino e la sera veniva presto. Si sedettero sul divano davanti al fuoco e parlarono del tempo, delle conseguenze di un estate troppo caldo e della mancanza di precipitazioni. Certo, se l’isotermo di 0°C rimaneva a 4000m i ghiacciai potevano solo sciogliersi molto in fretta e dopo? Le pressioni delle acque sotterranee sarebbero cambiate. Le sorgenti che alimentavano le valli erano destinate a prosciugarsi? E allora? Sarebbe la desertificazione? L’abbandono dei villaggi come era successo a Fathepur Sikri? Bel problema…
-“Ma lei dipinge? – chiese Ruben – Certo che con una natura così bella viene voglia di dipingere…”
-“Si – disse Charlotte – ci sono periodi in cui la luce è così bella che si starebbe tutto il giorno a guardare. Il bisogno di dipingere viene naturalmente.”
-“Mi piacerebbe vedere qualche esempio dei suoi lavori…”
Charlotte prese un grosso raccoglitore e mostrò le fotografie dicendo che gli originali erano rinchiusi in un armadio.
-“A quanto li vende?”
-“Non sono in vendita. Ho chiesto a qualche galleria per fare una mostra. Ma, siccome non faccio parte di nessun partito politico, loggia massonica, chiesa o club, non ho ammazzato nessuno, non sono nemmeno lesbica, né richiedente d’asilo, non ho un nome conosciuto, sono una donna e straniera, non c’è nessuna possibilità che qualcuno voglia esporre i miei dipinti. Sono straniera ma bianca e con le carte in regola. Se fossi di colore e senza documenti sarei un caso interessante. Una sans papiers con produzione artistica sarebbe capace di valorizzare il partito politico che farebbe la mia promozione…”
-“Se sono belli…”
-“Non c’entra la bellezza, c’entra solo il marketing. È come il mercato dei libri. Vengono pubblicate delle imbecillità che si vendono bene perché beneficiano di pubblicità e perché l’autore fa parte di una scuderia… Tutto lì… Scrivo e dipingo solo per me.”
-“Questo quadro ad esempio a quanto lo venderebbe?”
-“Non lo so, comunque non è in vendita.”
-“Tutto è in vendita, è solo questione di prezzo.”
-“Allora dico 1000F.”
-“Troppo caro – disse Ruben abituato a mercanteggiare, anzi che si divertiva molto a mercanteggiare – offro 250F”
-“Guardi – disse Charlotte con un tono seccato – questo quadro vale 20F per la tela + 20F per la cornice + 5F per la pittura + 1 ora di lavoro; totale: massimo 100F. Però, quello che sta dietro, i 50 anni di solitudine e di sofferenza che portano a dipingere una valle immersa nell’oscurità dell’inverno, questo non ha prezzo…”
-“Ma allora, che cosa ne fa?”
-“Io, niente, al limite, per i miei eredi, sarà ottimo materiale per accendere il camino…”