2013
Questo pezzo non è altro che un esperimento, la cui validità è lasciata alla valutazione dei lettori di Ticinolive. Il testo che qui presentiamo è nato come “chat” su Facebook. Un batti e ribatti immediato e senza interruzione. Argomento: il voto del 9 giugno sull’asilo. Punto di partenza: il contestatissimo manifesto dei giovani UDC. De Maria – uomo di destra – sostiene non tanto il manifesto (che viene criticato anche da certi esponenti della stessa UDC) quanto le posizioni “patriottiche” tradizionali. Sergio Roic, esponente molto attivo dell’ala “dura” del PS, propugna incondizionatamente l’ “aperturismo” e il “buonismo” classici della sinistra radicale.
Roic e De Maria, pur lontanissimi nelle idee, sono buoni conoscenti e si assomigliano almeno per un aspetto importante: il loro forte desiderio di comunicare. Il contenuto della “chat” è stato ricopiato integralmente e senza alcun ritocco.
DE MARIA Il manifesto in vista della votazione del 9 giugno sull’asilo pubblicato dai giovani UDC svizzeri ha suscitato un vespaio in men che non si dica. Il democristiano Marco Romano ha preso la testa del plotone degli indignati e non ha esitato a dichiarare: “Mi fa schifo”. Pierre Rusconi ha ribattuto: “I fatti sono quelli. Il manifesto è una fotografia della situazione. Ed è ciò che pensa la gente”. Il manifesto può scioccare, però io dico: il nostro buonismo è così esasperante e le sue conseguenze così negative che… forse un grosso pugno nello stomaco ci voleva. Non pensa?
ROIC No, affatto. Marco Romano ha pienamente ragione: quel manifesto fa schifo. Primo: perché non corrisponde alla realtà: gli asilanti in arrivo in Svizzera vivono nel bisogno, coloro che abusano del diritto d’asilo sono una minoranza. Secondo: chissà perché questo tipo di manifesti, diciamo così scioccanti, non viene adoperato dall’UDC nei confronti dei grandi “distruttori” del benessere svizzero quando si tratta di svizzeri, e la lista sarebbe bella lunga in questo caso, purtroppo…
DE MARIA Come spesso si dice, il difetto sta nel manico. Il punto centrale della questione per me è il seguente. Questi “asilanti” vivranno anche (talvolta) male… ma non sono rifugiati politici. Quasi nessuno di loro lo è! Sono semplicemente degli uomini in fuga dalla miseria, attratti dal miraggio del nostro luccicante benessere. Non ha senso applicare alle loro situazioni la legge sull’asilo politico. Non li riguarda.
ROIC Non sarei tanto sicuro per quel che riguarda queste affermazioni. Molta gente nel mondo vive in un estremo stato di disgrazia, le crisi guerresche sono spesso ingenerate proprio da quelle economiche o da contrasti di vario genere. La Svizzera deve decidere: vuol essere il paese dell’accoglienza o no? Vuole rimanerlo? Non è certo con qualche soldo (ben) speso per l’accoglienza che la Svizzera si impoverisce, per nulla.
Racconto un piccolo aneddoto: vent’anni fa feci un viaggio in Sudamerica con degli amici studenti ticinesi. Loro si vergognavano un po’ a dichiararsi svizzeri non perché non si sentissero tali, ma perché temevano di passare per ricchi (e quindi subire furti ecc.). Io li provocai: ma secondo voi l’immagine della Svizzera è proprio quella di paese ricco e basta? Finimmo sul lago Titicaca, in Bolivia, posto poverissimo. Su un’isola in mezzo al lago mangiammo un panino nella casupola di una persona del posto. Gli spiegammo che eravamo svizzeri. Lui disse: Croce rossa. Noi ringraziammo: conosce il simbolo della nostra bandiera. L’uomo della Bolivia, che a malapena conosceva l’esatta posizione della Svizzera, disse: no, no, intendo proprio la Croce Rossa, quell’organizzazione che aiuta le persone e che sta in Svizzera, mi pare.
DE MARIA Quello che lei dice suona bene, ma è fuori dalla realtà. Il paese dell’accoglienza? Dieci, cento, mille? Si può fare. Centomila? Un milione? Li può trovare, un milione che chiedono accoglienza alla Svizzera? Io dico di sì. NON si tratta (principalmente) di un po’ di denaro, ma di una trasformazione della società, nel profondo. Di una perdita di identità. Di una perdita di sicurezza. C’è uno slogan leghista che può suonare un po’ duro: “Padroni in casa nostra”. Guardiamoci in faccia: chi non lo vorrebbe? Chi non lo pretenderebbe?
ROIC Ma è stata proprio la scelta dell’accoglienza a trasformare la Svizzera, in passato, e a renderla il paese di cui siamo orgogliosi. La Svizzera é: accoglienza, attenzione alle minoranze, democrazia interna. Questa è la vera Svizzera. Che cosa significa “padroni in casa nostra”? Chi, di questi asilanti, o di altri “accolti”, ci comanda? Inoltre, la “casa nostra” è sempre più visitata da altri, come ad esempio i ricchi investitori, i ricchi compratori di case, i ricchi vacanzieri. Quest’ultimo tipo di persone si comporta un po’ di più “da padrone” in casa nostra, se proprio vogliamo. Detta scelte economiche, addirittura a volte negozia l’ammontare delle tasse che deve pagare su suolo svizzero. Eppure, nessuno si sogna di non attirare – con moltissime strategie sofisticate per lo più – questo profilo di “ospite”…
DE MARIA Adesso la provoco. Preferisce un benestante che viene a stabilirsi in Svizzera fornendo il suo giusto contributo alla comunità, o un asilante spacciatore di stupefacenti? Oppure i cinque “spaccatutto” di Madonna di Rè che buttano i mobili dalla finestra? Il loro caso è stato esaminato e deciso, devono lasciare la Svizzera ma non se ne vanno. Il nostro buonismo è perfettamente impotente. E quando Norman, indignato, si lancia nella sua dichiarazione tonante, io vorrei guardarlo negli occhi e domandargli: “Tu puoi farlo?” In un caso del genere giungerei quasi a dire che “ci comandano”, visto che siamo impotenti.
ROIC Allora, per prima cosa rispondo alla provocazione sul fatto che siamo impotenti: le leggi che osserviamo ce le siamo date noi, se vogliamo cambiarle dobbiamo adoperare gli (ottimi) strumenti della democrazia svizzera. Non tutte le nostre leggi sono perfette, ma la nostra democrazia ci consente di cambiarle, se crediamo. Se il popolo è così convinto – ma io non credo – che le nostre leggi sono incredibilmente permissive, che usi la nostra democrazia diretta per cambiarle.
Per quel che riguarda gli spacciatori di stupefacenti, mi sono già espresso pubblicamente su questo tema. Il problema delle droghe è innanzitutto il consumo. Finché ci sarà forte richiesta di droghe in questa nostra società un po’ “dopata” qualcuno troverà senz’altro qualche disgraziato da mandare sulle strade per spacciare. Il problema della droga è la richiesta e la forte offerta, non il piccolo spacciatore di strada, che è solo un anello della catena. Per quel che riguarda i ricchi che osservano le leggi svizzere, ben vengano, ma che non ci impongano, in questo mondo fortemente globalizzato, unicamente le loro logiche economiche (e spesso speculative…) che non giovano sempre (è un eufemismo…) al benessere del nostro paese.
DE MARIA Proprio per questo voteremo il 9 giugno! Per una modesta e ragionevole revisione della legge, al fine di evitare gli abusi più plateali. Tanto modesta da risultare, secondo l’opinione di molti, inefficace. Apriti Cielo! La sinistra è insorta. Non accetta neppure che si combattano gli abusi. Ma torniamo per un momento al nostro punto di partenza: il manifesto. Può disturbare, certo. Il nero in groppa alla povera Elvezia arrancante. Perché non un bianchissimo slavo? Probabilmente perché… l’occhio vuole la sua parte, il contrasto è necessario. Poi la donna musulmana con il burqa, che sta a rappresentare, immagino, l’integralismo islamico. Sappiamo perfettamente che esso può assumere forme aggressive, pericolose. Non penso solo alla Svizzera, ma all’Inghilterra, alla Francia. Qui mi torna alle labbra la frase di prima, che lei ha contestato: “Padroni in casa nostra”. La sharia la accettiamo volentieri… in Arabia Saudita!
ROIC Certo, il 9 giugno voteremo l’ennesimo – e sottolineo: l’ennesimo – insaprimento della legge sull’asilo. È da anni che la possibilità di ottenere l’asilo in Svizzera si restringe. La sinistra non è proprio insorta, ad immagine del Partito socialista svizzero che, dopo lunga discussione, ha accettato di sostenere il referendum in votazione il 9 giugno. L’occhio voleva “la sua parte”, purtroppo, anche al tempo del Terzo Reich tedesco, e si son visti i risultati… Ho cercato di approfondire il tema della propaganda al tempo del nazismo: era incredibilmente sofisticata.
Oggi, nella pacifica Svizzera, questa propaganda (con i suoi colori, le sue immagini, i suoi messaggi “forti”) viene scimmiottata da gente senza scrupoli. Altra gente senza scrupoli, all’immagine di Oskar Freysinger, tiene bandiere para-naziste in casa giustificandosi poi con risibili arogmenti sulla privacy di tali predilezioni. Il clima nel nostro paese sul versante accoglienza degli stranieri si è inacidito. Per quel che mi riguarda, ho scritto un romanzo di prossima uscita, “Omaggio a Paul Klee”, dove si configura una levata di scudi della coscienza svizzere in questo ambito.
DE MARIA “Inasprimento”! Ma se il risultato è (o almeno sembra) nullo! E sempre questo ritornello del “nazismo”. La parola è maledetta ma viene usata troppo facilmente. Forse quelli che la usano non si rendono ben conto di ciò che era il nazismo. Noi siamo, e restiamo, BUONISTI. Irrimediabilmente buonisti. Inacidito? Può darsi, ma non si domanda perché? La situazione si è costantemente aggravata e il governo federale non fa nulla per affrontarla. Al massimo FINGE di farlo, come ben dice Athos Ambrosini nella sua intervista pubblicata oggi. Quanto al suo libro, mi consideri già un suo lettore acquisito!
ROIC Non direi che la situazione si sia particolarmente aggravata. I flussi più o meno cospicui di asilanti riflettono le condizioni di paesi in crisi, questi flussi aumentano e poi diminuiscono. Per quel che riguarda il mio romanzo, a un certo punto c’è un dibattito fra uno dei personaggi principali e un altro personaggio, che assomiglia molto a Freysinger. Carlo Frutiger sconfigge l’alias Freyinger nel dibattito che ho immaginato. Chissà che anche nella realtà accada la stessa cosa?
Se si ritiene di dover impedire l’arrivo di bisognosi in Svizzera, e cioè se si rinuncia totalmente alla nostra storica politica di accoglienza, il “risultato” potrà sembrare “nullo”. Mi ha fatto impressione, consultando il sito della Confederazione svizzera, leggere che la posizione del Consiglio federale in merito al referendum del 9 giugno è dettata da argomentazioni come “diminuire l’attrattiva per i richiedenti d’asilo”. Sembra che si parli di comperare qualcosa, e non di dare aiuto a dei bisgnosi. Quando si dà aiuto, normalmente si è anche un po’ generosi. Se offri un tozzo di pane a qualcuno, e se questo qualcuno ci spalma sopra un po’ di marmellata, che tragedia è?
Il fatto che il “problema asilanti” sia uno dei principali, per alcuni, nel nostro paese, la dice lunga sul momento attuale della Svizzera, sempre più chiusa attorno al suo benessere, quasi quest’ultimo fosse una sorta di forziere da tenere ben stretto. Il nazismo, invece, è stata la più grande tragedia della storia. Perché scimmiottarne allora l’orribile e menzognera iconografia?
DE MARIA Qui dobbiamo chiudere. È stato un bel match, leale direi. Ora lasciamo il giudizio ai visitatori di Ticinolive!