Tudor Petcu
L’8 maggio 2025 rappresenta un’altra svolta nella storia della Chiesa cattolica in particolare, ma anche dell’umanità in generale, poiché il Conclave riunitosi in Vaticano il 7 maggio 2025 ha inviato il primo Papa americano sulla Cattedra di Pietro.
Si tratta del cardinale Robert Francis Prevost, nato il 14 settembre 1955 a Chicago, USA, spirito enciclopedico nel vero senso della parola, laureato in matematica prima di conseguire i titoli legati alla teologia, tra cui il dottorato.

Oltre a questa speciale formazione accademica, il nuovo Papa ha acquisito, nel corso della sua carriera sacerdotale, una forte vocazione missionaria, considerata la sua attività di evangelizzazione svolta nelle Ande, in particolare in Perù, Paese di cui aveva anche la responsabilità diocesana.
Il tempo ha quindi deciso di offrirci una nuova espressione pontificia, capace di darci speranza in un mondo di tensioni e di ondate di totalitarismo politico, culturale ed estetico.
Secondo il primo discorso pronunciato da Sua Santità e le informazioni presentate al grande pubblico riguardo al suo passato pastorale, ne consegue logicamente che si tratta di un potenziale conservatorismo papale dal punto di vista morale ma, d’altro canto, di una manifestazione responsabile e diplomatica dell’ospitalità, del multiculturalismo, del dialogo interreligioso e dell’inclusione sociale, che rientrano tra le priorità di Papa Leone XIV.
Personalmente, considererei anche l’orientamento neotomista e la passione sviluppata per l’etica del lavoro del nuovo Sommo Pontefice, che lo avvicinerebbero naturalmente a Papa Leone XIII, colui che ha riformato l’insegnamento teologico cattolico e che ha parlato apertamente dei miti fondativi dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo in termini di lavoro.
Naturalmente, non possiamo sapere con certezza se questa sarà la direzione intrapresa da Papa Leone XIV, soprattutto se consideriamo il fatto che le sfide e i dilemmi etici di oggi sono molto più forti che alla fine del XIX secolo e l’astuzia della ragione sembra lacerando sempre più l’uomo contemporaneo, che a sua volta diventa inconsciamente un grido di disperazione.
Nonostante quanto appena accennato, la speranza permane e il popolo di Dio, con tutte le sue luci e ombre, cerca con diligenza di abbeverarsi a una nuova fonte di sapienza, nonostante le ideologie devastanti che cercano di sopprimere la passione per la verità ed eliminare i valori dell’innocenza.
Ecco perché spero che Papa Leone XIV abbia il coraggio e l’equilibrio necessari per gestire la dura realtà dei nostri giorni con un presunto coraggio di dolcezza, in modo tale che l’intollerabile tolleranza sia sempre più ridotta e che il Vangelo di Gesù continui a rappresentare il cibo della Terra.