Marco Santoro
Per materialismo in Filosofia, diversamente che nel linguaggio comune, s’intende una concezione della realtà per cui esiste solo la materia (quindi né Dio, né altri spiriti). Per scientismo, invece, si intende un’esaltazione acritica della scienza, che ne trascuri i limiti. Oggi la gran parte degli studiosi esclude che la scienza arrivi a verità assolute, ma spesso le masse non lo sanno. Sir Karl Popper, il filosofo della scienza più influente, diceva pure che la scienza non arriverà mai alla verità. La “teoria critica della società”, sviluppata dalla Scuola di Francoforte, i cui maggiori esponenti sono stati Adorno, Horkheimer, Marcuse, Fromm, inoltre “si oppone ad ogni pretesa neutralità della scienza” (Ambrosini, “Sociologia”, 2015, p. 44).
La scienza, secondo i Francofortesi, come del resto anche secondo il “programma forte” in Sociologia della scienza elaborato da D. Bloor, è un prodotto della società, in cui c’è un’élite al potere, che controlla pure produzione e divulgazione scientifica. Oggi questa è la modalità fondamentale di creazione dell’ideologia dominante: ciò che si vuole che le masse credano, viene fatto passare per scientifico e la scienza viene passata come verità indiscutibile. Siccome nella società occidentale, in particolare dall’Ottocento, l’élite capitalista lavora, con mezzi sempre più efficaci, come i media e l’istruzione di massa, per fare della (sua!) scienza la religione di massa, chi ne mette in discussione gli slogan si trova oggi a confrontarsi e a scontrarsi con le componenti emotive e sentimentali che accompagnano inevitabilmente ogni religiosità. Ma siccome l’attuale religione scientista delle masse è materialista, il che implica anche l’edonismo, chi ne mette in discussione gli assunti, o solo viene individuato come latore di un pensiero divergente, viene attaccato duramente, non solo dagli intellettuali organici all’élite, ma anche dalle masse indottrinate, che hanno ormai costruito la loro vita quotidiana e la loro psicologia su materialismo (anche nel senso più becero) ed edonismo, cioè sulle più basse passioni, che, se frustrate, anche solo nel timore, scatenano l’aggressività.
Così la religione scientista copre in realtà la riduzione dell’umanità a forme animalesche di esistenza, oggi prassi diffusa e legittimata dall’ideologia dominante, che si scandalizza ipocritamente poi delle violenze che essa stessa in realtà ha scatenato, con tali modelli culturali bestiali (basti guardare, ad esempio, i tanti film pieni di sesso e violenza). Le passioni fondamentali, guarda caso, secondo Freud, sono Eros e Thanatos, libido e distruttività, e sono correlate: quando è frustrata la prima si scatena la seconda. La nostra ipocrita società, che ho definito altrove “Regno dell’Es”, da un lato promuove l’esasperazione della libido, legittimata in ogni forma, e praticata dalla pubertà (in primis con la lucrosa pornografia), dall’altra non accetta le reazioni violente dei frustrati, in particolare maschi (perché in realtà abbiamo anche i casi di violenze femminili).

Per coprire in parte questa sua contraddizione di fondo, cioè che condanna ciò che in realtà promuove, l’ideologia dominante ha recentemente elaborato e divulgato un’altra scusa ideologica, che è quella del patriarcato. In realtà la nostra società presenta ormai, anche a livello giuridico, dei tratti matriarcali. Alcuni esempi: 1) per la legge sull’aborto, la sola madre, come l’antico romano Pater familias, ha diritto di vita o di morte sulla prole, nei primi tre mesi di vita, in Italia, altrove anche dopo; 2) in caso di separazione, i bambini sono normalmente assegnati alla madre, contraddicendo, tra l’altro, le osannate teorie femministe e gender che prevedono che le identità sessuali e i relativi ruoli sociali siano socialmente e culturalmente costruiti, e quindi modificabili; 3) con le recenti modifiche di legge in Italia, l’uccisione di una donna viene punita più severamente di quella di un uomo, come se la sua vita valesse di più. 4)
Generalmente, poi, uscendo dagli aspetti giuridici, l’ideologia dominante presenta ormai la donna come migliore dell’uomo e sempre vittima, alimentandone il narcisismo e giustificandone l’egoismo, tipico invece di tutta la specie umana. La violenza e l’egoismo delle donne non rientrano sempre nei casi previsti dal codice penale, anche se in Italia ogni anno abbiamo migliaia di cause in tribunale per violenze femminili. L’aggressività della donna, diversamente da quella maschile, che è più spesso fisica, tende in genere ad esprimersi nella forma della critica, del disprezzo, della perfidia, della diffamazione, della calunnia, e altre, che pure sono modalità altamente distruttive della vita delle persone. 5) Infine, nei rapporti di coppia, siccome la donna sa naturalmente dominare meglio i suoi impulsi, la sessualità, che oggi è per tutti spesso una sessuo-manìa, diventa arma di ricatto e potere della donna sull’uomo.
… In conclusione, parlando in generale, più che residui patriarcali, certe violenze maschili, non per questo giustificabili, ad un’analisi sociologica e psicologica, sembrano spesso la reazione estrema e delittuosa ad una frustrazione che è il risultato di una patologia di massa: si vive schiavi delle passioni ed alcuni arrivano a delinquere, ma sono fondamentalmente i modelli culturali ed educativi materialisti ad essere sbagliati. Si trascurano i bisogni psicologici più profondi, presenti nei rapporti di coppia, rintracciabili attraverso il concetto freudiano di transfert, e quelli delle anime.
Certa psicologia di moda, divulgata pure nelle università e da criminologi di successo, appare fuorviante. Poi si sbattono i mostri, maschi e femmine, in prima pagina. Comodo. Funzionale allo status quo. Ma ogni società, non solo ogni singolo, raccoglie quello che semina.