Desio Rivera
Piazza Grande, 21:30 sabato 9
Se mi state leggendo e vi induco ad andare in Piazza Grande questa sera, sabato 9 agosto, per godervelo, spero abbiate già il vostro biglietto. C’è il tutto esaurito, quesa sera.
È il film che, giustamente (ma, per me, c’è una scena che doveva essere diversa per meritarlo in pieno. Ma, se non c’è, leggendomi, capirete perché) ha vinto il concorso al Festival di Cannes.

Vi sono registi che sono bravi, sanno mettere in scena bei film, piacevoli da vedere, magari avvincenti, magari di successo, ma che, oramai, ricordano molto i “successi TV” di Netflix. Belli ma fatti apposta per piacere a tutti.
Qui, invece, abbiamo un regista che li fa perché lui, nella vita, beve film, mangia film, ama i film, assimila film, si imbeve di musiche emozionanti, vive le vite degli altri proprio come fossero un film che gli scorre davanti agli occhi. Insomma, lui, li fa perché vuole generosamente donare ciò che per lui è la cosa più preziosa che possiede: spartire con voi ciò che più ama e lo fa godere. La sua vita di eccellenza nel fare ciò che fa. Nel mostrarvi, su uno schermo, tutte le sue vere emozioni.
C’è la protagonista, attrice, moglie del produttore molto più anziano di lei.
Lei è “eccessiva”. Troppo golosa, troppo bella, troppo empatica, troppo innamorata della vita, troppo amata e considerata bravissima, troppo carismatica.
Ma è, il mio definirla”troppo”, il giusto complimento e gratitudine per quello che lei è. La si ama e si vuole spartire la propria vita con lei proprio per questo suo essere “troppo”.
Lui, il produttore, troppo ricco, troppo buono, troppo innamorato di lei, troppo generoso, troppo abile in tutto ciò che intraprende. Anche per lui, il “troppo” è del tutto positivo. E lo si ama proprio per questo.
E poi tutto un contorno di altri personaggi, uno che fa breccia nella coppia “troppo” perché anche lui, Amin, tendenzialmente “troppo abile in ciò che crea”, e tutti gli altri, simpatici, piacevoli, belli, divertenti, vivaci, interessanti, ma, contorno.
E poi eccoci alla scena essenziale che doveva esserci ma che è divenuta, per autocensura, banalotta ma obbligatoria, visto ciò che ha subito questo meraviglioso regista.
Questo film è la terza versione dello stesso film che, finalmente, sarà visibile e distribuito. Non che il regista non volesse mostrare e distribuire la prima versione. No. È stato obbligato per ignoranza di censure e attacchi, a rielaborare, tagliare, correggere. La famosa scena essenziale l’hanno letta come pornografia, film di bassa lega a luci rosse, uno schifo….
E così questa protagonista, questa ragazza “troppo” che, decide di mettere in discussione tutta la propria esistenza per un atto sessuale che l’ha fatta trascendere e rimettere tutta la sua “zona di confort” in discussione, il regista, qui, la costringe ad un banale, breve, troppo casto, atto sessuale con un partner banale e niente di speciale.

Scena quindi che, viste le conseguenze di questa “chiavata” sulle vite di tutti, ben aveva fatto il regista a proporla integralmente, per più di 20 minuti, con vagina e membro pulsante in bella vista. Si, era giusto vederla così, Ha senso. È la vita della protagonista: è “troppo” e troppo doveva essere il sesso mostrato.
Invece no, ed è questa la scena che manca (e la mia non è morbosità). Perché non si può credere che una donna così “troppo” si accontenti, per rivoluzionare le propria vita, di quell’atto sessuale come lo fanno tutti , insomma come lo fanno la maggior parte dei maschi.
Ma, se questo è stato necessario per permettere a quell’amore di regista di poter finalmente mostrare di quanto eccelso sia, va bene! Per forza!