di Tito Tettanmanti

Avenir Suisse ha calcolato che gli obblighi di rendicontazione sui temi ambientali imposti
dall’UE potrebbero costare alle ditte svizzere 1.7 miliardi di franchi all’anno. Come ci
siamo arrivati?

Dinanzi al mistero dell’Universo rimango esterrefatto. Il Big Bang di quattro miliardi di anni
fa, il successivo strabiliante percorso.

Per il nostro cosmo leggo dell’era glaciale iniziata più di due milioni e terminata circa
12.000 anni fa. Un mondo coperto da calotte glaciali nel quale hanno sopravvissuto i
Neanderthal e i Sapiens, nostri progenitori.

Leggo della peste nera del XIV secolo. Si stima abbia comportato la morte di un terzo
degli abitanti di allora, ma constato come la conseguente riduzione di mano d’opera per
l’agricoltura abbia avuto un effetto positivo grazie all’aumento dei salari con relative
favorevoli conseguenze sociali.

Nella mia ignoranza e forse anche perché agnostico, non penso vi sia una cabina di regia.
Darwin non ha tutti i torti. Ritengo comunque che il cosmo continui a fare i cavoli suoi con
terremoti, tsunami, uragani e quant’altro, indifferente ai problemi della specie animale
della quale facciamo parte.

Comprensibile che nonostante la nostra ignoranza, o addirittura rassegnazione, noi ci si
interroghi sui rapporti, sull’impatto tra la nostra specie e l’ambiente nel quale viviamo. È
giusto chiedersi come i nostri atteggiamenti possano influire sull’ambiente naturale.
L’evoluzione tecnologica negli ultimi secoli è stata impressionante. Dal vapore,
all’elettricità, alle diverse nuove forme di energia sviluppate dal 1700 ad oggi con la
rivoluzione industriale. Abbiamo realizzato strabilianti progressi nelle condizioni di vita, dal
nutrimento alla salute, alla durata della vita, all’acculturamento.

Questi progressi hanno comportato dei prezzi, in parte originati dall’inesperienza e in
parte dall’avidità, prezzi parzialmente pagati dalla natura anche in virtù del notevole uso di
risorse naturali. Le migliori condizioni di vita sono state accompagnate dall’aumento della
popolazione con conseguente inquinamento. Abbiamo nel tempo sviluppato una doverosa
sensibilità e ci siamo accorti dell’importanza del verde, dell’ambiente.
Come reagire e comportarsi?

Dinanzi a simili interrogativi l’umanità risponde con un misto di paure, prevenzioni,
pregiudizi, egoismi, interessi o aderendo ad indirizzi ideologici, seguendo utopie. La
razionalità non prevale spesso.

A proposito del rapporto con la natura nella nostra società ha avuto un maggiore impatto
l’atteggiamento definito ecologista, con diverse gradazioni, nei confronti di un’equilibrata
difesa dell’ambiente. Si sono affermati coloro che pretendono di proteggere la civiltà dal
disastro, di salvare l’umanità. Atteggiamento ben descritto da Bertrand Alliot nel suo
“Comprendre l’incroyable écologie”.

Ci hanno terrorizzati con il buco dell’ozono, del quale oggi nessuno parla più. Chi si
ricorda delle piogge acide? Nel “The Limits of Growth” del Club di Roma la bufala che il
petrolio si sarebbe esaurito lo scorso secolo. Alcuni predicano la decrescita felice, la
nostra scomparsa. Ne è nata una religione con atteggiamenti fideistici e strette regole di
comportamento negli atteggiamenti, nell’alimentazione. Chi la pensa diversamente è un
peccatore che sacrifica gli altri per i suoi egoismi. Queste convinzioni si sono
concretizzate in politica nella formazione di partiti verdi che hanno avuto successo.

Il tutto con il corredo di “show”, marketing e manifestazioni con le quali si vuole
impressionare e giudicare negativamente i nostri stili di vita.
Si utilizza un’adolescente – Greta Thunberg – per portarla in giro per il mondo finché fa
notizia. Oggi non ne parla più nessuno e si è riciclata sulle navi dei migranti. Il fideismo
impedisce equilibrati dibattiti. Si vuole impressionare l’opinione pubblica con oceaniche
riunioni, quest’anno in Brasile, di 50.000 burocrati di tutti i Paesi, accompagnati da
migliaia di giornalisti, incuranti del macroscopico inquinamento originato per modestissimi
ripetitivi risultati.

Vi sono poi aspetti ridicoli di interventi politici che costituiscono impedimenti di nessun
effetto. Vedi l’idea di una piccola sovratassa per chi vola dalla Svizzera, dimenticando che
solo uno dei due aeroporti di Dubai è strutturato per 120 milioni di passeggeri annui.

Mi indigna il tentativo di far passare i propri interessi come se fossero motivati dal
desiderio di salvare il genere umano. Gli interessi economici sono legittimi, non si
pretenda però che dietro certe prese di posizione vi sia unicamente il bene della società,
raggiungibile ovviamente tramite le politiche ecologiche. Al Gore, già vicepresidente USA,
paladino di questa ecologia, si dice sia diventato miliardario operando nel settore, è uno
stimabile imprenditore non il salvatore dell’ecosistema. Si inventano i fondi verdi che
costano di più, rendono meno e ci si accorge che non sono molto verdi. Operazione verde
per ingenui progressisti.

Preoccupa lo sperpero di milioni in iniziative dal dubbio successo, non di prima necessità,
volute dalle burocrazie governative e che hanno il bollino verde e l’intento di ingraziarsi
l’elettore anche se pesano sulle economie domestiche e sulla produttività delle aziende.
L’ambiente deve venir protetto, attenzione però a non farne una fede religiosa con tutti i
relativi estremismi, a evitare di seguire gli interessi di potere della burocrazia e credere
ciecamente a chi fa i propri affari (verdi).