Giustiniano raccoglie in un’unica opera secoli di giurisprudenza romana: un’impresa senza precedenti che ha plasmato il diritto europeo fino ai nostri giorni.

Il 16 dicembre 533 l’imperatore Giustiniano promulgò il Digesto, uno dei pilastri del Corpus iuris civilis e testo fondativo del diritto civile occidentale. Per la prima volta nella storia, la sterminata e frammentaria produzione della giurisprudenza romana venne ordinata, selezionata e raccolta in un’opera unica, destinata a segnare profondamente la cultura giuridica europea per più di un millennio.

Il termine Digesto deriva dal latino digestus, participio perfetto del verbo digerere, che significa “disporre, separare, classificare”. Il nome stesso rivela l’ambizione dell’opera: dare ordine razionale a secoli di pensiero giuridico, trasformando una tradizione dispersa in un sistema coerente e consultabile.

L’impresa fu colossale e seguita passo dopo passo dallo stesso imperatore, che ne fece una priorità politica e culturale del suo progetto di restaurazione dell’Impero romano. Il protagonista assoluto di questo lavoro monumentale fu Triboniano, quaestor sacri palatii, ovvero ministro della Giustizia imperiale. Giurista di straordinaria competenza, fu lui a suggerire a Giustiniano di riprendere e portare a compimento l’antica idea di Teodosio II: codificare in modo definitivo i testi della giurisprudenza classica.

Sotto la guida di Triboniano, una commissione di esperti consultò ben 1528 libri di quaranta giuristi, dall’età repubblicana fino al III secolo d.C. L’analisi fu impressionante per ampiezza e rigore: oltre tre milioni di righe vagliate, confrontate, selezionate. Da questo lavoro di sintesi nacque una nuova classificazione di 9950 iura, ossia principi e decisioni giuridiche, riorganizzati in un corpus unitario.

Il risultato finale furono i 50 libri del Digesto, suddivisi in titoli, frammenti e paragrafi. Ogni frammento è preceduto dall’indicazione precisa dell’autore e dell’opera da cui è tratto, a testimonianza del rispetto per l’autorità dei grandi giuristi del passato e della trasparenza del metodo adottato.

Il manoscritto originale del Digesto è andato perduto. Tuttavia, la trasmissione del testo è stata garantita da un testimone di eccezionale valore: la Littera Florentina, nota anche come Codex Florentinus, un manoscritto quasi contemporaneo all’epoca di Giustiniano, risalente al VI-VII secolo. Nel XII secolo il codice si trovava a Pisa, potente repubblica marinara in stretto contatto con Bisanzio. Dopo la conquista fiorentina della città, il 9 ottobre 1406, il manoscritto divenne bottino di guerra e fu trasferito a Firenze, dove è tuttora conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana.

A quasi quindici secoli dalla sua promulgazione, il Digesto non è soltanto una reliquia del passato imperiale, ma una delle radici più profonde della civiltà giuridica europea. In esso prende forma l’idea stessa di diritto come sistema razionale, ordinato e fondato sulla giustizia: un’eredità che continua a parlare al presente.