Un salvataggio drammatico è avvenuto martedì scorso per mano degli aiutanti spagnoli della nave umanitaria Open Arms che hanno tirato fuori dal mare una donna, Josefa, arrivata poi nel fine settimana a Maiorca. La quarantenne aveva passato due giorni in acqua al largo della costa libica, con due cadaveri (un’altra donna e un bambino) prima di essere salvata. È riuscita a sopravvivere solo perché si era aggrappata a un pezzo di legno galleggiante. All’arrivo sull’isola dell’arcipelago delle Baleari, la donna del Camerun era ancora così debole che è stata trasportata in ambulanza. Le foto della donna salvata all’ultimo momento hanno fatto il giro del mondo in questi giorni.

L’Organizzazione non governativa spagnola Proactiva Open Arms, ha denunciato penalmente la mancata assistenza in mare presso il ​​Tribunale di Palma de Mallorca. Tuttavia, contrariamente a quanto detto in precedenza, solranro il capitano della nave della Guardia costiera libica è stato denunciato e non di certo il governo italiano. Il capitano si ritiene colpevole di omissione di soccorso con conseguenze morte di due persone. Anche il capitano dela mercantile “Triades” è stato denunciato dalla Ong sempre per omissione di soccorso e omicidio colposo.

Òscar Camps, fondatore di Proactiva Open Arms, ha confermato che la sua organizzazione ha presentato accuse penali contro la Guardia costiera della Libia. Dalle dichiarazioni di Josefa e dei suoi soccorritori spagnoli, emerge che il gommone con oltre 100 persone a bordo tra la Libia e l’isola italiana Lampedusa era in difficoltà, e che un mercantile ha informato la Guardia costiera libica, che ha inviato una nave di pattuglia.

Stando a quanto referito dal portavoce di Open Arms Riccardo Gatti, una nave mercantile e la Guardia costiera libica si sono sentiti via radio tutto il giorno quel 16 luglio parlando di due dommoni in difficoltà a circa 80 miglia dalle coste della Libia. Stando alla ricostruzione la Guardia costiera avrebbe rassicurato il mercantile dicendogli di ripartire  e che si sarebbero occupati loro delle persone sui gommoni. “Quello che ipotizziamo è che i libici siano intervenuti, ma non riusciamo a spiegarci cosa sia successo perché abbiamo trovato i resti di un gommone affondato, due morti e solo un sopravvissuto” ha commentato Gatti.

Sembrerebbe che i libici abbiano portato la maggior parte dei rifugiati a bordo della nave pattuglia per trasportare le persone in Libia come al solito. Solo Josefa e altri migranti non volevano salire a bordo della nave libica, per la paura di essere riportata nel paese in piena guerra civile e in uno dei famigerati campi profughi dove era già stata picchiata. Quindi si ipotizza che i libici abbiano distrutto il gommone dei rifugiati e lasciarono i rimanenti migranti al loro destino.

Il fondatore di Open Arms Oscar Camps ha dichiarato: “La Guardia costiera libica ha annunciato di avere intercettato una barca con 158 persone a bordo e di avere fornito assistenza medica e umanitaria. Quello che non ha detto è che ha lasciato due donne e un bambino a bordo e poi ha affondato la barca” e ha poi aggiunto: “Per quanto tempo ancora dovremmo avere a che fare con gli assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?”.

La Libia tuttavia rifiuta l’accusa dell’ONG spagnola di aver causato la morte di due migranti nel Mediterraneo per non aver fornito assistenza. “Neghiamo e respingiamo decisamente queste calunnie”, ha scritto in una lettera un portavoce della Guardia costiera libica. È illogico che la Guardia Costiera salvi 165 migranti e lasci due donne e un bambino a sé stessi”.  La guardia costiera libica ha chiesto una “commissione neutrale d’inchiesta” che dovrebbe chiarire lo sfondo della morte dei due migranti.

Anche Matteo Salvini ha commentato l’accaduto nel seguente modo: “Bugie e insulti di qualche ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro”

La missione di salvataggio ha coinvolto anche il campione del mondo del basket spagnolo Marc Gasol che ha definito le azioni dei libici “disumane” e “criminali”.