La decisione presa dal Consiglio di Stato di bloccare la metà dei ristorni dei frontalieri è dunque finita sul tavolo del Ministero pubblico, a seguito della denuncia di un privato cittadino. Sorpresa? Non più di tanto, considerate alcune reazioni negative alla decisione governativa, fra le quali spicca quella dell’ex procuratore pubblico Paolo Bernasconi, il quale, contrariato da simile decisione, si era scagliato con veemenza contro la maggioranza del governo cantonale, utilizzando termini un po’ “pittoreschi” (si consolino i tre consiglieri di Stato investiti dal circense appellativo di “pagliacci”: alla maggioranza dei deputati dell’Assemblea federale è andata anche peggio quando, in occasione del voto sul procuratore generale della Confederazione, l’ex magistrato ticinese ha addirittura riservato l’espressione di “teppista della politica”).

Al di là di questa sortita, sarà di estrema importanza la posizione che assumerà la magistratura su un oggetto che è e resta eminentemente ed essenzialmente politico. Non va infatti relativizzato il fatto che la decisione presa dal Consiglio di Stato interviene in un contesto di difficili e alterati rapporti fra Italia e Svizzera sulla delicata questione della fiscalità, dopo che il nostro paese è stato inserito nelle famigerate “black list”( che arrecano danno alla nostra piazza economico-finanziaria, in particolare ticinese e luganese ), che l’Italia è venuta meno a quei principi di reciprocità economica, per i quali è stata anche redarguita dalle autorità europee (su questo punto nessuno parla di abuso d’autorità?), che Roma continua a trattarci da Stato canaglia applicando nei nostri confronti misure vessatorie e via di questo passo.
Per non parlare poi dell’atteggiamento di un rappresentante delle istituzioni italiane come il ministro Giulio Tremonti, che da troppo tempo attua, indisturbato, una sistematica aggressione verbale a nostro danno.

È tollerabile continuare così? Penso proprio di no. Tutti noi abbiamo interesse che questa situazione si sblocchi quanto prima e che si ritorni a normali rapporti fra paesi amici. La decisione del Governo cantonale sui ristorni non è giunta a caso, ma è intervenuta con un consenso della maggioranza dei partiti rappresentati in Parlamento, i quali negli ultimi mesi hanno presentato anche diversi atti parlamentari al riguardo.
La stessa decisione, oltre ad aver finalmente smosso le acque, è stata compresa dal Consiglio Federale, o perlomeno da alcuni suoi rappresentanti, che hanno, fra le altre cose, ammesso come la quota di ristorno vada ridiscussa (altro che “capro espiatorio” come sostiene qualcuno!).

La segnalazione per abuso d’autorità (contro chi l’abuso?) giunta alla Procura, se dovesse malauguratamente avere un seguito, sposterebbe di fatto il problema dal campo politico a quello della giustizia, assegnando a quest’ultima un ruolo di arbitro che non le compete, ma che sarebbe carico di conseguenze negative.
Un ruolo che mi preoccuperebbe molto, anche perché la giustizia rischierebbe di diventare facilmente un braccio ad uso (ed abuso) politico a seconda delle situazioni e delle convenienze.
L’esempio della vicina penisola, con i suoi devastanti fenomeni di “dipietrismo”, è eloquente! Fortunatamente siamo lontani da quelle situazioni e lontani speriamoci di rimanerci per sempre, mantenendo ben distinti i poteri che regolano la vita del nostro paese.

Iris Canonica
già deputata in Gran Consiglio