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Lo scorso 2 ottobre era stata diramata la notizia della scomparsa in Libia di migliaia di missili terra aria. Almeno 10’000 unità, stando alle dichiarazioni del Comitato militare della Nato. Il timore è che i missili siano stati consegnati a diversi gruppi di combattenti islamici, fra i quali anche i talebani in Afghanistan.

Sulla vicenda si esprime Mirco Würgler, economista aziendale di Lugano con la passione per Esercito e Geo-Politica
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“I missili spariti in Libia sono missili terra/aria “da spalla” russi/sovietici SA7S e SA16S – spiega Würgler – Missili con capacità più limitate rispetto, ad esempio, agli Stinger forniti dagli Stati Uniti all’Afghanistan al tempo dell’occupazione sovietica.
La loro scomparsa è preoccupante: la maggior parte degli elicotteri da combattimento o di trasporto delle truppe è stata dotata di sistemi che possono eludere questi missili vecchi. Si potrebbe quindi pensare che l’interesse a rubare tale materiale fosse più in un’ottica di terrorismo che non per puri fini bellici.
Dunque i bersagli potrebbero essere velivoli civili. Il che porterebbe a pensare ad un impiego per atti terroristici isolati (anche se poco probabile) oppure ad atti terroristici su vasta scala

Se da un lato bisogna considerare solamente preoccupante (e scandaloso) il furto avvenuto, non è da sottovalutare il fatto che, pur trattandosi di armi vecchie, la quantità trafugata potrebbe mettere in difficoltà anche aerei militari che non sono “up to date” rispetto ai radar e contromisure.
Quindi potenzialmente i missili possono essere usati contro velivoli sia militari che civili nella maggior parte dei paesi del mondo: probabilmente Russia, Stati Uniti, alcuni paesi europei, Israele e la Cina sono teoricamente meno a rischio, visto che qui la prevenzione di simili eventi è monitorata e allenata.

Ritengo che, a patto di escludere interventi di gruppi di terroristi come ad esempio al Qaeda (un’invenzione della CIA) che hanno già fatto uso modesto di tali missili, il loro impiego si limiterebbe a paesi senza un esercito attrezzato o privi della necessaria sicurezza.
Infatti, una cosa è compiere una strage “facile” come quella ad opera di Anders Breivik in Norvegia (su un’isola, dove tutti erano disarmati) e un’altra cosa è orchestrare il tutto in Europa o negli Stati Uniti.
Con questo non voglio escludere il pericolo, ma a volte dimentichiamo che se attraversiamo la strada senza fare attenzione, le probabilità di morire sono infinitamente più alte che non quelle di essere colpiti da un vecchio SA7S.

A parte leggere ogni tanto la cronaca (che lascia il tempo che trova, vista l’incertezza delle notizie), non mi sono interessato più di quel tanto al conflitto in Libia.
Inizialmente il mio interesse era “prettamente svizzero”. Volevo infatti vedere come si comportavano i Rafale, i caccia francesi multiruolo di quarta generazione e mezza nell’ottica della sostituzione dei nostri Tiger FE-5 di terza generazione. (Piccola curiosità: di quinta generazione sono gli aerei “invisibili” dal 2005 in avanti, come il F22 Raptor americano, il PAK FA russo e il J-20 Cinese, tutti nuovissimi e limitati a pochi esemplari).
La scelta svizzera è tra il velivolo della Dassault (Rafale), il consorzio EADS (Eurofighter) e la svedese Saab (Gripen).
Personalmente preferisco il Rafale francese e l’impiego in Libia costituisce una prova di affidabilità, ma non sarò io a scegliere…

Tornando al conflitto libico, il presidente democratico Barack Obama non ha un comportamento da criminale di guerra come il suo predecessore, George W. Bush, ma fa ugualmente danni. Con un comportamento ipocrita, i danni li ha fatti anche in Libia.
Malgrado l’intenzione di tenere gli Stati Uniti fuori dal conflitto terrestre, Obama e i deputati democratici hanno deciso per codardi bombardamenti aerei, senza la presenza di truppe a terra (grande la paura dei sacchi con i morti…).
Fisicamente i missili “russi” sono stati forniti da NATO e Stati Uniti, che li hanno rastrellati in giro per il mondo. Non hanno però previsto che mandare migliaia di armi “delicate” in un paese africano senza la necessaria sorveglianza, significa lasciarle alla mercé di chiunque.
E se il Consiglio libico di transizione ha parlato di 5’000 missili scomparsi, la NATO ne ha contati almeno 10’000, mentre altre fonti fanno stato di quasi 20’000 missili terra-aria mancanti all’appello, nessuna contabilità “creativa” ci dirà mai dove attualmente si trovano queste armi.”