Il Consiglio federale ha prodotto nelle scorse settimane un rapporto allo scopo di dimostrare che la libera circolazione delle persone non causerebbe problemi né distorsioni degne di nota – e soprattutto di interventi rapidi ed importanti – sul mercato del lavoro ticinese.
Con questo genere di interventi, il Consiglio federale dà l’impressione di conferire maggior peso a cifre e statistiche che, a dipendenza del sistema di calcolo, possono risultare poco realistiche, piuttosto che alla realtà del territorio ticinese, segnata dalla presenza di quasi 52mila frontalieri in continuo aumento e di circa 20mila notifiche di lavoro di breve durata (meno di tre mesi) all’anno.
Del resto se la preoccupazione per l’afflusso incontrollato di frontalieri sul mercato del lavoro ticinese, a scapito dei residenti, è stato uno dei principali temi della campagna delle recenti elezioni federali, qualche motivo ci sarà.
Inoltre, la tesi secondo la quale la libera circolazione delle persone non porterebbe problemi in Ticino è stata rapidamente smentita dall’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro del DFE.
In un’intervista pubblicata sul quotidiano 20 Minuti, la capoufficio Lorenza Rossetti ha infatti dichiarato che, a seguito della massiccia presenza dei frontalieri “Nel terziario ci sono troppi abusi. E’ un settore che coinvolge migliaia di persone ed è quello più a rischio”.
Nel primo semestre del 2011 abbiamo constatato che circa il 30% dei salari era inferiore ai 3’000 franchi mensili. Un campanello d’allarme».
A seguito di questa situazione, al fine di esercitare pressioni sulle aziende che assumono frontalieri a scapito dei residenti, l’Ufficio citato ha deciso di chiedere alle aziende che domandano il rilascio di permessi in settori “sospetti” di giustificare il ricorso a personale d’Oltreconfine.
Purtroppo questa misura è priva di effetti pratici dal momento che i permessi richiesti vanno comunque rilasciati. Una simile iniziativa, come pure le dichiarazioni della funzionaria cantonale citata, sono però un chiaro indice di turbative sul mercato del lavoro ticinese, in contraddizione con la posizione ottimistica del Consiglio federale.
Chiedo pertanto al lodevole Consiglio federale:
1. Come valuta il CF le dichiarazioni di cui sopra da parte della responsabile dell’Ufficio per la sorveglianza del lavoro del DFE?
2. Ritiene saggio ostinarsi nel ripetere astrattamente che in Ticino la libera circolazione delle persone non crea problemi quando la realtà sul territorio racconta una storia ben diversa?
3. Il CF è in contatto con il governo cantonale, ed in particolare con il DFE, per il monitoraggio di questo genere di problemi?
4. E’ intenzione del CF accordare al Ticino gli strumenti necessari per poter limitare l’afflusso incontrollato di frontalieri a scapito dei lavoratori residenti?
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi