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Si può essere favorevoli o contrari a un’amnistia fiscale. Su ogni fronte vi sono delle buone ragioni.
I favorevoli ritengono che dopo molti anni – più di quaranta – sia giustificabile dare l’occasione ai cittadini che hanno capitali non dichiarati poter regolare la loro posizione con la società.
Lo Stato incassa una sorta d’imposta liberatoria, i capitali e i loro redditi futuri sono tassati e l’economia può beneficiare della sostanza emersa che può essere liberamente investita alimentando il ciclo economico a beneficio di tutti.
Ma anche i contrari hanno le loro motivazioni, infatti, la parità di trattamento va tenuta in debita considerazione e i cittadini che hanno sempre pagato le imposte fino all’ultimo centesimo vanno rispettati e non offesi con un “premio” ai disonesti.

Ognuna di queste posizioni è assolutamente legittima, comprensibile ed è dettata dal pragmatismo nel primo caso e dall’etica e dalla giustizia nel secondo.
Ciò che tuttavia risulta poco comprensibile è il teatrino innescatosi intorno a questa proposta. Circa due anni fa – correva il dicembre 2009 – quattro partiti si erano accordati per portare avanti un progetto di amnistia cantonale.
Sulla scorta dell’esperienza di altri cantoni (Giura, Berna, Zurigo,…) si era pronti a condurre in porto in tempi brevi questo progetto. Così non è stato. Continui tira e molla, veti incrociati, contrattazioni e mercanteggiamenti hanno bloccato il tutto per oltre due anni.
I socialisti da una parte e il PLR e l’UDC dall’altra hanno mantenuto sempre la loro linea, i primi contrari e i secondi favorevoli, rimanendo coerenti.
Al contrario lega e PPD hanno a lungo giocato. Sì, no, magari, solo con un consenso allargato: in poche parole giochi, giochini e giochetti degni della miglior politica di bassa cucina.

Dopo fiumi di parole, si è arrivati al voto di cui l’esito tutti conosciamo: l’amnistia è stata definitivamente sepolta.
Peccato! Con un costo praticamente pari a zero si sarebbero potuti far riemergere un po’ di capitali e magari riportare alla nostra piazza finanziaria qualche franco che al momento resta in gestione all’estero non pagando quindi un centesimo di imposte in Ticino.
Un’occasione persa per dare una boccata di ossigeno alle finanze e all’economia cantonale in un momento in cui un po’ di fiatone comincia a sentirsi.

Alex Farinelli, segretario PLR