Questo articolo-comunicato – come numerosi altri pubblicati da Ticinolive – rispecchia l’opinione della forza politica che lo ha diffuso. Il portale lo presenta come documento, nell’imminenza della votazione.


È chiaro che nella votazione federale del 9 giugno sono in gioco alcune misure che renderanno più difficili le richieste d’asilo, come la fine della possibilità di avviare le pratiche presso le ambasciate o la facoltà data al Consiglio federale di introdurre prassi sperimentali restrittive senza consultare il parlamento. Ma all’elettore dev’essere altrettanto chiaro che le innovazioni proposte non hanno molto a che vedere con motivi d’urgenza, suggeriti invece dalla denominazione «Modifiche urgenti della legge sull’asilo». In realtà la situazione è, per usare un’espressione un po’ antipatica, sotto controllo: la curva delle domande non ha subito una particolare impennata e non è sostanzialmente diversa da quella che riguarda l’Europa nel suo insieme. E in ogni caso la variazione dei flussi dipende non tanto dalle politiche d’asilo ma dalle situazioni locali, di conflitto o di disagio, che spingono a cercare asilo e protezione. Di urgente c’è quindi soprattutto la volontà di dare una risposta, ma una risposta falsa, alla sensazione di insicurezza di una parte della popolazione svizzera, insicurezza generata da una crisi che ha poco a che vedere con l’immigrazione.

Nessuno vuol negare gli aspetti problematici dei fenomeni migratori e la necessità di affrontarli anche sul piano legislativo. Ma qui assistiamo alla solita enfatizzazione di un tema per trovare una valvola di sfogo, un “nemico”, in un momento critico: un espediente che l’UDC sa utilizzare egregiamente, ottenendo ampi consensi popolari. Altri partiti, il parlamento e il governo si adeguano: meglio cavalcare un po’ l’onda che restare saldi su posizioni ancorate ai valori civili e aldiritto umanitario. Di fronte al cittadino convinto di essere assediato è più facile costruire qualche muro apparente. È questa l’urgenza, fasulla.

Chi ha lanciato il referendum, sfidando l’indifferenza e la rassegnazione, ritiene che nessuna delle misure proposte avrà risvolti positivi. Impedendo la domanda di asilo presso le ambasciate si spinge chi vuole ottenere asilo a viaggi pericolosi, si alimenteranno prassi criminali (quelle dei passatori) e criminogene (perché poi chi arriva a destinazione dovrà saldare il debito). Altro che aumento della sicurezza! Inoltre la misura si risolverà in un differimento delle domande, con qualche morto lasciato per strada, e non in una loro reale diminuzione.

Escludere come motivo d’asilo la diserzione metterà in serie difficoltà chi subisce conseguenze abnormi per quella scelta (e qui si parla essenzialmente degli eritrei, vittime di carcerazioni spropositate, torture e altre angherie). La creazione di “campi per renitenti” poggia su una definizione ambigua, e riunendo i presunti “renitenti” sotto uno stesso tetto aggraverà il problema anziché risolverlo (e con logiche concentrazionarie che non dovrebbero trovar spazio in un paese che vanta una tradizione umanitaria). La possibilità di cambiare destinazione agli edifici federali per alloggiare i richiedenti l’asilo, nella sua formulazione tecnica nasconde la probabile tipologia degli “edifici”: in certi bunker militari dismessi gli svizzeri non metterebbero neppure il proprio cane. Ci hanno messo, è vero, i loro soldati, ma per tempi sufficientemente brevi da evitare depressione o squilibri, una piccola parentesi all’interno di una vita altrimenti dignitosa. Queste persone vengono invece dalla guerra e dal mare, e le mettiamo sotto terra.

Le “modifiche urgenti” si presentano come strumenti di sicurezza, ma saranno solo generatrici di malessere, di ostilità, di disperazione per chi vive davvero una condizione di insopportabile insicurezza.

Danilo Baratti, a nome del comitato cantonale dei Verdi del Ticino


(fdm) Mi permetto un minimo commento a una singola frase, peraltro molto significativa circa la mentalità degli estensori:  “(…) si spinge chi vuole ottenere asilo a viaggi pericolosi (…)” Posso assicurare i Verdi che nessuno (o quasi) cittadino di questo Paese vuole spingere chicchessia!