(fdm) La vicenda, così com’è raccontata dai media, ha un aspetto abbastanza losco. Naturalmente è possibile che essa venga presentata in modo tendenzioso, per suscitare l’interesse pruriginoso del pubblico. Io dico: se coinvolgesse un soggetto qualsiasi, lascerei tranquillamente che il procedimento sprofondasse nei meandri della giustizia, per riaffiorare alla superficie in un giorno più o meno lontano, secondo la volontà di Dio e la solerzia degli uomini. Trattandosi della banca dei Ticinesi, no. Bisogna rispondere subito. La magistratura emetta un decreto d’accusa, un rinvio a giudizio, un’archiviazione. Batta un colpo, dica qualcosa, insomma. Non sarà perché manca (“crudelmente”) il personale? 

Pelli ha detto che “devono restare lì”. Va bene, ma non possono “restar lì” così, okay?


Ormai da una quindicina di anni le polemiche attorno a Banca Stato non fanno che aumentare. Dalla fine degli anni ’90 sono stati molti i casi che hanno suscitato scalpore: prima le perdite milionarie, poi lo scandalo dei derivati e a seguire l’affare dei mobili SUVA, la condanna di amministrazione infedele, la maldestra gestione della comunicazione dell’affare Barbuscia fino ad arrivare ai nostri giorni con il caso FaciliTi SA.

La Banca dello Stato, un istituto importante per tutta l’economia ticinese, vede il suo direttore e un membro della direzione indagati. Ci preme sottolineare che si tratta della Banca di tutti i ticinesi, di cui è il Cantone stesso a farsi garante e che dovrebbe essere gestita secondo i più alti standard e invece sembra essere sempre nell’occhio del ciclone.

Per un istituto bancario, fiducia e credibilità sono le fondamenta su cui costruire il proprio lavoro. Senza voler giungere a conclusioni affrettate ma lasciando la giustizia fare il suo corso, riteniamo che sia doveroso richiedere la massima chiarezza e trasparenza, soprattutto per fugare i dubbi che legittimamente possono essere insorti in seguito all’ennesimo caso che tocca Banca Stato.

Le rassicurazione del Consiglio di Amministrazione che, a fronte dell’apertura dell’indagine, hanno rinnovato la completa fiducia ai vertici della Banca non aiutano dissipare il clima di incertezza. Alla luce di quanto successo, pesa ancora di più la questione della governance, che ormai da tempo chiede una risposta. In attesa di aggiornamenti da parte del Consiglio di Stato, siamo in una situazione di passaggio che non permette di affrontare con tutta serenità il lavoro di controllo del mandato pubblico.

Sulla base di questi motivi chiediamo al Governo di riferire nell’aula del Gran Consiglio a proposito del caso FaciliTi SA, un atto doveroso di chiarezza e trasparenza nei confronti di tutti i ticinesi. Siamo convinti che solo sulla base di un dialogo aperto sarà possibile costruire e ripristinare la fiducia indispensabile nei confronti di Banca Stata affinché il mandato di controllo pubblico possa essere svolto pienamente.

Per il gruppo dei Verdi, il capogruppo Francesco Maggi