LE MIE RISPOSTE
alle domande che il dottor Pio Eugenio Fontana, reputato esperto di armi e di questioni belliche (in ciò egli gode di un netto vantaggio su di me) mi ha posto. Sono domande ben strutturate e competenti. Sono anche, con ogni evidenza, domande “non neutrali”, nel senso che si ripropongono un fine ben preciso (ma ciò è legittimo). È… tutto? Naturalmente no. Lui avrà ancora argomenti, e perché non io?
Caro Professore, in queste settimane Ticino Live ha pubblicato molte opinioni relative alla guerra che vede contrapposti Palestinesi ed Israeliani a Gaza. A più riprese si è scritto di vittime civili, di uso eccessivo della forza e di crimini di guerra. In particolare alcuni autori hanno accusato Israele di eccedere nel suo diritto di difendersi dagli attacchi missilistici di Hamas e di fare un uso eccessivo ed indiscriminato della violenza, coinvolgendo i civili innocenti e macchiandosi di crimini di guerra. Sulla base di ciò, vorrei porle alcune domande che credo aiuteranno i lettori ad approfondire meglio il tema del “comportamento giusto”, del “rispetto delle regole” in guerra e della sensibilità dell’opinione pubblica su questo tema.
1) Prima e dopo lo sbarco in Normandia, nel 1944, i bombardamenti alleati rasero al suolo intere città ed uccisero circa 50.000 civili francesi. Secondo lei si è trattato di un uso eccessivo della forza? Chi ha ordinato i bombardamenti avrebbe dovuto evitarli per risparmiare i civili francesi?
2) Nella Prima Guerra Mondiale morirono circa 16 milioni di persone, il 40% civili; nella Seconda Guerra Mondiale circa 70 milioni, il 65% civili; durante la guerra in Iraq le forze della coalizione guidate dagli Americani uccisero, tra il 2003 ed il 2013, 174.000 persone, il 77% civili. Pensa che gli Occidentali, nel corso dell’ultimo secolo, abbiamo dimostrato in guerra un maggiore rispetto dei civili di quanto stia facendo Israele? Crede che essi si trovino, dal punto di vista morale e pratico, nella posizione d’insegnare ad altri il rispetto delle “giuste regole di guerra”?
3) Da molte settimane le città “ribelli” dell’Ucraina sono sottoposte ad intensi bombardamenti d’artiglieria, missilistici ed aerei da parte delle forze governative. La popolazione civile cerca di fuggire ma, rimasta in parte intrappolata nelle città, vede salire in modo vertiginose le vittime, soprattutto tra vecchi, donne e bambini (essendo gli uomini validi al fronte). Esiste ampia documentazione testimoniale, fotografica e filmica di ciò ma sui media occidentali non compare quasi nulla e nessuno sembra preoccuparsene. Perché, secondo lei le donne ed i bambini ucraini fanno meno notizia di quelli palestinesi? Ritiene giusto che la Svizzera appoggi ufficialmente l’operato del governo di Kiev?
4) Nelle scorse settimane il nostro governo ha firmato degli importanti accordi commerciali con la Cina. Dal 1949 la Cina occupa il Tibet e lo amministra tutt’oggi con polso d’acciaio. Dei 6300 monasteri buddisti presenti prima dell’invasione, 6000 sono stati distrutti, gli arredi sacri metallici portati in Cina, fusi e, almeno in parte, utilizzati per forgiare armi. Secondo il Dalai Lama, i Cinesi hanno ucciso circa un milione di Tibetani (1 abitante su 7), 10.000 in occasione dell’ultima rivolta contro gli oppressori cinesi nel 2008. Altri osservatori ritengono che i Tibetani assassinati siano stati meno di 1 milione ma comunque nell’ordine di alcune centinaia di migliaia e confermano l’uso sistematizzato della detenzione, della tortura e dell’assassinio nei confronti di chi anche solo verbalmente esprime il desiderio di un Tibet libero. Da uomo retto e da svizzero come vive i buoni rapporti politici e commerciali esistenti tra il nostro Paese e la Cina?
5) Proprio in questi giorni l’esercito dell’ISIS, il nuovo califfato islamista sunnita sorto nelle regioni della Siria e dell’Iraq strappate al controllo dei rispettivi governi, sta proseguendo con grande successo l’invasione delle province scite dell’Iraq. Un documentario pubblicato dall’ISIS stesso a fini propagandistici illustra molto bene la sistematica pulizia etnica praticata dalle truppe del califfato nei confronti dei musulmani sciti e dei cristiani. La loro metodica è semplice ed efficace: man mano che occupano una nuova regione, uccidono tutti i “non sunniti” e radono al suolo le moschee scite e le chiese cristiane. Il filmato mostra con toni trionfalistici e dovizia di particolari le uccisioni di massa e le demolizioni, alternandole alle parole del Califfo relative alla Jihad per la conquista del mondo intero. Visto che si tratta di atrocità che coinvolgono decine di migliaia di civili inermi al mese, perché, secondo lei, questi avvenimenti e le immagini che li documentano hanno immensamente meno risonanza mediatica rispetto a quelli di Gaza?
6) Per concludere: ritiene che la civiltà ed il benessere della Svizzera e dell’Occidente in generale siano maggiormente minacciate dall’ebraismo o dall’islamismo?
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Prima di addentrarmi nei 6 punti faccio tre premesse, che rivestono una valenza generale.
- Il discorso del dr. Fontana è permeato di una logica che definirei “macelli in competizione”. Mi spiego con un esempio (e me ne scuso). Un bambino viene stuprato in una toilette. “Beh, guardi che in quel vicolo buio ne sono stati stuprati due”. È una “logica” che può portare a risultati veramente aberranti. Oggi, 2 agosto 2014, stiamo parlando di Gaza. Non della battaglia di Azincourt o dell’attacco nazista alla Polonia.
- Il discorso del dr. Fontana ignora deliberatamente l’immensa sproporzione di forze tra le parti contendenti. Diciamo la verità: a Gaza non c’è nessuna guerra, se le parole debbono conservare il loro significato normale.
- La battaglia della comunicazione infuria come non mai. La notizia, con l’immagine, è essenziale, da essa dipendiamo. Si possono colpevolizzare i media che – con la notizia e l’immagine – suscitano l’orrore e la repulsione del lettore? È fatale che essi inneschino l’interrogativo circa un (eventuale) crimine di guerra o crimine contro l’umanità. Il quale potrà eventualmente essere smentito. È triste ammetterlo, ma in una situazione così disperata l’ultima speranza è la visione del Male. E, in ogni caso, oggi come oggi la non-visione è impensabile.
- È possibile che le durissime necessità belliche abbiano indotto i capi di governo e militari alleati a simili misure estreme. Ma trovo veramente assurdo paragonare una coalizione che affrontava la Germania nazista, mentre era in gioco (come minimo) la salvezza dell’Europa da un destino spaventoso, con l’attacco israeliano a Gaza, dove lo stato ebraico esercita quello che crede un suo diritto ma che agli occhi di moltissime persone appare come una sopraffazione. Lascio volontariamente aperte le due possibilità.
- Gli Occidentali? Quali occidentali? I politici, i capi di governo? Non, immagino, la povera Angela Merkel la quale, come tedesca, terrà il becco chiuso sino al giorno della Resurrezione della carne! Parliamo invece di gente normale, di uomini e donne che non hanno mai ammazzato nessuno. Dottore, è disposto a dar loro il permesso di inorridire? Quanto poi all’Irak e a Gaza, cioè in sostanza agli americani, non saranno per caso gli stessi americani? Loro, con il loro 77% in Irak, non hanno il diritto di rimproverare gli israeliani per il massacro della popolazione civile? Ma… a me sembra che non li rimproverino affatto!
- Quanto all’Ucraina, è manifestamente falso che non se ne parli nei media. Certo, la Palestina suscita un’attenzione più intensa e bruciante perché di questa tragedia infinita si sa tutto: il 1948, la guerra del canale, dei 6 giorni, del Kippur, gli attentati e le stragi, l’annessione e la colonizzazione progressiva del territorio, lo svanire di ogni prospettiva di pace. L’Ucraina questi 66 terribili anni non ce li ha, e in ogni caso non li ha vissuti sotto gli occhi del mondo. Perciò l’attenzione verso di essa è (relativamente) minore.
[La mia personale opinione è che la Svizzera faccia malissimo ad appoggiare il governo di Kiev. Anche lei, però, dottore, è un uomo sfortunato: da un lato ha l’America che intriga irresponsabilmente a Kiev; dall’altro ha la stessa America (o sarà un’altra?) che rende possibile il martirio di Gaza. C’è di che perdere la trebisonda. E si ricordi – l’ho già scritto ma lo ridico – che ciò che accade a Gaza è già prima accaduto a Washington.]
- Quanto alla Cina. Da uomo retto e da svizzero non onnipotente dico: a) I crimini cinesi commessi in Tibet debbono essere condannati; b) I governanti svizzeri non possono certo “mettere in riga” la Cina; c) I governanti svizzeri, senza minimamente approvare gli abusi cinesi, possono intrattenere con quello stato rapporti commerciali vantaggiosi per l’economia nazionale.
- Penso che questo ISIS sia qualcosa di mostruoso, una vera minaccia per il mondo. Tra l’altro, en passant, non crede che il “califfato” sia un frutto della folle politica USA in Irak? Questi yankees! Pessimi a Kiev e a Bagdad (oh sì), salvifici a Gerusalemme. Dottore, si prenda solo la parte buona degli USA! La risonanza mediatica è minore, certo. Ma rendiamoci conto, che cosa sappiamo noi del califfo, del vice califfo, del pre-califfo? Che faccia ha, come si chiama, quante mogli, eccetera eccetera? Più o meno niente. Metta a confronto: Ben Gurion, Moshé Dayan, Golda Meir, Rabin ammazzato, Netanyahu… E le faccio grazia di Arafat. Non c’è confronto!
- Per la Svizzera e per l’Occidente non mi sento autorizzato a rispondere. Come Francesco De Maria rispondo come segue:
- Non mi sento minacciato dall’ebraismo.
- Mi sento minacciato da un’immigrazione incontrollata di migranti islamici.
Va bene così? Cordialmente la saluto. francesco de maria