Vivaldi-Forti 1x2 aNessuno può negare che Benedetto Croce fosse un filosofo liberale e idealista, vicino alle posizioni di Gentile, alieno da qualsiasi dogmatismo, iniziando da quello religioso. Ciò non gli ha impedito di scrivere un’opera molto citata, ma purtroppo altrettanto poco letta, dal titolo rivelatore: Perché non possiamo non dirci cristiani. Essa si inserisce nel filone tipicamente crociano delle confessioni, a cui appartiene la sua celebre dichiarazione, al termine del secondo conflitto mondiale, in cui affermava che noi italiani abbiamo perduto una guerra, e l’abbiamo perduta tutti, anche coloro che l’hanno sempre deprecata e che vi si sono opposti con ogni loro potere.

L’onestà intellettuale, ben sappiamo, non paga, e in una società quale la nostra, fondata sul più volgare dei materialismi, è addirittura considerata una forma di fanatismo e di patologia mentale. Non siamo ancora giunti a rinchiudere in manicomio i sostenitori dei princìpi etici alla base del vivere insieme, ma la logica del successo e dell’arricchimento ad ogni costo conduce prima o poi a tale conclusione. La morale capitalistico-protestante, che poneva l’onestà a fondamento dell’economia di mercato, si è convertita nel suo opposto: a forza di esaltare l’individuo, contrapponendolo alla società, ha finito per creare un conflitto insanabile fra questi due poli, ponendo le premesse per la distruzione dell’uno e dell’altro. La corruzione, di cui non soltanto il nostro Paese ma l’intero Occidente sta morendo, è figlia di quella dissennata e dannata contrapposizione.

Gesù e SatanaPer comprendere meglio ciò che intendo, consiglio la rilettura di un brano del Vangelo di Luca, in altri tempi celebre ma oggi fra i più dimenticati, nello stesso ambiente ecclesiastico, in quanto non corrispondente alla mentalità odierna, quello delle tentazioni del demonio al figlio di Dio: Gesù si ritirò dal Giordano e venne condotto dallo Spirito nel deserto, dove fu tentato per quaranta giorni dal diavolo. In quei giorni non mangiò nulla e quando furono passati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “ Se sei il figlio di Dio comanda a queste pietre di trasformarsi in pane”. Gesù gli rispose: “ Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola di Dio”. Il diavolo lo condusse allora su un alto monte e gli mostrò tutti i regni della Terra, dicendogli: “Io ti darò tutta questa potenza e tutta la gloria di questi regni, perché a me sono stati assegnati e li dò a chi voglio. Se dunque ti prostrerai per adorarmi, sarà tutto tuo “. Ma Gesù gli rispose: “ Sta scritto: adora il Signore Dio tuo e a lui soltanto servi”… Quando il diavolo ebbe finito di tentarlo, si allontanò da lui.

Tralascio la terza tentazione, perché le prime due sono già ampiamente sufficienti a trarre le necessarie conclusioni. Nel riproporre questo passo agli stessi lettori laici e agnostici, non mi sono distaccato dalla visione crociana del perché non possiamo non dirci cristiani. In effetti, nei due episodi citati si nasconde la risposta all’interrogativo che oggi più ci angoscia: la corruzione è davvero la malattia terminale della nostra civiltà?

La cultura edonista e materialista che sta conducendo l’Occidente alla catastrofe è figlia di due potentissime, devastanti energie: l’ossessiva ricerca della ricchezza e del potere. Niente sembra interessare maggiormente i nostri contemporanei del dio denaro e del successo. Accumular beni materiali esclusivamente per il gusto di contarli la sera, anche se il terrore della loro perdita impedisce di dormire la notte, rappresenta il primo scopo di vita per miliardi di persone, sia ricche che povere. Appena queste ultime raggiungono però un livello accettabile di benessere, scatta subito la seconda molla, che della prima è l’inevitabile risvolto: la brama di potere. Unite assieme, esse rappresentano la sostanza del pensiero satanico, in linguaggio più propriamente laico, la causa della corruzione generalizzata di cui le cronache quotidiane sono sature.

Purtroppo, quasi nessuno appare oggi in grado di resistere a simili tentazioni, indipendentemente dalla posizione rivestita nella gerarchia sociale. Il bidello di scuola, come il semplice cancelliere di Tribunale, sono rispettivamente pronti a chiudere un occhio sulle assenze degli alunni o a far sparire documenti scottanti, a fronte di piccole prebende. Salendo più in alto, muta la quantità di denaro richiesto per accordare i favori, ma non il principio del loro scambio. L’amministratore di società o banche in stato prefallimentare che nasconde la verità a clienti e fornitori falsificando i bilanci, il politico che contratta i propri voti con il boss della criminalità organizzata, quello che vende gare e appalti al migliore offerente, il giudice disposto ad accomodare le sentenze, l’insegnante che promuove gli asini a pagamento, per giungere infine ai killer professionisti, ai testimoni falsi e compagnia cantante, non si contentano di sicuro delle poche centinaia di Euro richieste da chi si trova ai livelli più bassi.

Al contrario, essi si dichiarano assolutamente incorruttibili, scandalizzandosi per eventuali profferte e pronti a sporgere querele. Nella maggior parte dei casi, però, chi si riempie la bocca di frasi roboanti che sottolineano la propria moralità e minacciano gravi conseguenze a danno dei potenziali corruttori, lo fa per una semplicissima ragione: ritiene di non essere pagato abbastanza. Lo status raggiunto e il potere esercitato richiedono ben altra ricompensa di quella loro proposta. Mi torna alla mente, in proposito, il ricatto del corrottissimo, ma apparentemente tutto d’un pezzo, poliziotto Scarpia a Floria Tosca, nell’omonimo dramma pucciniano, quando quest’ultima domanda al primo quale somma occorra per sottrarre Cavaradossi al patibolo: Quanto? Già mi dicon venale , ma a donna bella non mi vendo a prezzo di moneta ! Se la giurata fede debbo tradir ne voglio altra mercede! L’altra mercede, si sa, è il sesso, che insieme al denaro e al potere rappresentano i tre idoli della società materialista, lo sterco del demonio. Quando l’essere umano si abbruttisce nell’adorazione di questi , la convivenza è virtualmente finita, ed una civiltà è pronta al crollo , sia esso dovuto ad Attila, ai Mongoli o ai Califfi del terrore.

A volte, per divertimento, con gruppi di amici giochiamo ai dittatori: ciascuno è chiamato ad illustrare cosa farebbe se, da un giorno all’altro e per volere divino, fosse investito di autorità legibus soluta. Le ricette sono ovviamente varie, dettate dalla più sbrigliata fantasia. Quando tocca a me, oppongo un netto rifiuto a formulare qualsiasi ipotesi: cosa farei? Proprio nulla, e ciò per un motivo evidente e terribile. Infatti, se una volta insediato al Colle, sia pure con i poteri più ampi, emanassi un qualsiasi ordine, per esempio, sterminare senza pietà i corrotti e i mafiosi, dovrei impartire un comando in tal senso, delegandone l’adempimento a militari o poliziotti. Della loro fedeltà, tuttavia, dovrei fidarmi ciecamente. Cosa accadrebbe se il capo della polizia o dell’esercito, inviato in una qualsiasi città per eseguire l’editto, invece di farlo si presentasse al padrino locale proponendogli una simile alternativa: “Senti, io ho in tasca l’ordine del tiranno di fucilarti senza processo. Però, visto che lui non ci vede e non ci sente, posso mettere a verbale che sei fuggito prima del mio arrivo. In cambio ti chiedo dieci milioni di Euro in contanti” ?

A questo punto, uno dei presenti alla discussione obietta: Impossibile! Anche ammesso che le cose si svolgessero così, come farebbe l’ufficiale traditore a nascondere una cifra tanto colossale? Non verrebbe arrestato appena si presentasse in banca per depositarla, ovvero non sarebbe controllato il contenuto di una eventuale cassetta di sicurezza? Non sarebbe quindi fermato alla frontiera, se tentasse di esportarla? Come potrebbe sfuggire all’onnipresenza dello Stato? E’ semplice – rispondo – in un mondo di corrotti basterebbe offrire una lauta mancia al controllore delle cassette di sicurezza o al doganiere, per far chiudere gli occhi ad entrambi. Il dittatore, anche se superasse in crudeltà Hitler, Stalin e Nerone messi assieme , non potrebbe certo tenere sotto controllo in prima persona l’intero sistema, e in una realtà ove tutti sono pronti a vendersi non c’è modo di esercitare il governo, neppure con il più brutale del metodi.

Tutto ciò per giungere alla conclusione che esiste una sola strada percorribile, se vogliamo evitare il definitivo tramonto dell’ Occidente: riscoprire l’etica e il senso dell’onore. Per i cristiani, tali valori sono contenuti nella frase con cui Gesù risponde a Pietro, quando questi lo consiglia di sottrarsi al suo tragico destino: Lontano da me, Satana, perché non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uomini. Neppure i laici e gli agnostici debbono peraltro assuefarsi al malcostume imperante. La coscienza del dovere e della dignità personale non dipende dall’adesione a nessuna chiesa o fede codificata, ma rappresenta la sostanza propria dell’uomo, ciò che lo distingue dai bruti senz’anima. Chiunque si esponga sul mercato della corruzione, bidello o capo di Stato che sia, diventa un niente assoluto, mentre si eleva alla più alta dignità e gloria dello spirito, indipendentemente dal ruolo gerarchico, colui che alle proposte dei corruttori, anche di quelli che gli promettono tutti i regni della Terra, trova il coraggio di rispondere : vade retro Satana!

Carlo Vivaldi-Forti