Ovviamente ciò che ha fatto il sergente è indifendibile e il deputato comunista ha buon gioco nell’avvantaggiarsene al massimo. Abbiamo letto che alcuni dei post più violenti sono stati scritti in data 14 novembre 2015, giorno successivo alla bestiale strage di Parigi. Si potrebbe anche ipotizzare che il sergente versasse in uno stato di anormale turbamento. Ma non si possono perdere i nervi fino a questo punto e il suo comportamento rimane totalmente inaccettabile. 

Ticinolive sottoscrive e sostiene le opportune dichiarazioni del Consigliere di Stato Gobbi e del Comandante Cocchi.

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Ay-400 yINTERROGAZIONE AL CONSIGLIO DI STATO

La Polizia Cantonale ha recentemente aperto un’inchiesta disciplinare nei confronti di un sergente autore di pubblicazioni a sfondo razzista e inneggianti al nazifascismo sul proprio profilo Facebook e nel contempo ne ha “stigmatizzato il tenore dei contenuti”.

Fra gli altri post pubblicati figurano incitamenti alla guerra con l’immagine di una pistola e di parate militari di epoca nazista, frasi di incitamento all’odio, all’intolleranza e con espliciti richiami razzisti, nonché ritratti di Benito Mussolini e Adolf Hitler con la dicitura “la soluzione!”, richiamo forse a quella soluzione finale di triste memoria, senza contare gli insulti a una Consigliera Federale accusata sostanzialmente di alto tradimento.

Il Comandante della Polizia Cantonale, dal canto suo, stigmatizzando i post su Facebook del suo sottoposto, ha rilasciato la seguente dichiarazione ai media:

“I valori che fanno parte del ruolo di poliziotto devono confrontarsi, anche nella vita privata di ogni singolo agente, con una società in continuo mutamento, nella quale i social network hanno assunto un ruolo rilevante. Solo poche settimane fa ho richiamato nuovamente i miei uomini a considerare questo aspetto fondamentale, utilizzando buon senso e prudenza nell’approccio ai social network, anche perché l’agire di un singolo può rifettersi negativamente sull’intero corpo. Le stesse cose le dico e le ripeto durante i corsi di etica che tengo alla Scuola di polizia. Dobbiamo insistere, insistere fno alla noia”.

Nel comunicato della Polizia Cantonale si legge inoltre:

“Il Comando della Polizia cantonale stigmatizza il tenore dei contenuti dei post ed il Comandante ha recentemente sensibilizzato, durante il rapporto di Corpo annuale, sul corretto utilizzo dei social media come previsto nelle raccomandazioni dell’Amministrazione cantonale e nell’Ordine di Servizio relativo al ‘Comportamento dell’agente di polizia’“

Premesso che non esiste alcuna volontà di generalizzare per gettare discredito fne a se stesso sulle forze dell’ordine nel loro complesso, prendo atto che nelle doverose dichiarazioni pubbliche da parte dei vertici della Polizia Cantonale si stigmatizzi il fatto che il sergente sotto inchiesta abbia esplicitato le sue posizioni sui social network: sembra essere sbagliato, insomma, solamente il metodo comunicativo (e l’essersi fatto quindi bellamente scoprire). Chiedo dunque:

1. Non ritiene il Consiglio di Stato che la sostanza del problema non sia tanto l’utilizzo sconsiderato del mezzo tecnologico, quanto piuttosto il fatto che un graduato delle nostre forze dell’ordine abbia effettivamente maturato tali posizioni irresponsabili, potenzialmente violente, eversive rispetto all’ordine costituzionale, fuori da ogni legittimità democratica e punibili penalmente?

2. Quali misure sono adottate per impedire che all’interno del corpo di Polizia si infiltrino fautori dell’eversione nazi-fascista? A seguito di quanto accaduto si prevedono nuove misure di prevenzione?

3. Quale importanza assumono i valori civici, democratici e anti-fascisti della Costituzione e della storia del nostro Paese nell’attuale formazione degli agenti di Polizia?

Massimiliano Ay, Partito Comunista