Oggi Ticinolive intervista Mosè Franco, un imprenditore luganese che nel 2003 fondò la Darwin. Il 2 ottobre 2017 egli sarà tra i candidati al Consiglio d’amministrazione della LASA, la società di gestione dell’aeroporto. Tre posti sono a disposizione e la nomina spetterà al Consiglio comunale.

Un’intervista di Francesco De Maria.

* * *

Francesco De Maria  Lugano Airport ha un futuro?
Mosè Franco  Le rispondo che potrebbe averlo.

E come?
Facendolo ritornare attrattivo. Non si può pretendere che le compagnie arrivino… se non si ha qualcosa di buono da offrire. Per incominciare, l’immagine di Lugano Airport deve migliorare.

È decaduta?
Purtroppo sì. Poi si deve lavorare sull’ “avvicinamento”, che ad Agno è sempre stato difficile. Ma ci sono nuove tecniche…

Molto costose?
Non è detto. In campo tecnologico i costi tendono a diminuire.

E ancora?
Le strutture, e non penso soltanto alle strutture aeroportuali, ma anche al contorno. Negozi (ad esempio un “Aperto” come alla stazione), ristoranti, locali per eventi, eccetera. Importantissimo poi il collegamento con la Città, che attualmente è scomodo e insufficiente.

Dunque la domanda fondamentale è…?
Facile: che aeroporto vogliamo?

Parliamo del famoso (e contestato) “messaggio da 20 milioni”. Lei lo conosce?
Non nel dettaglio, perché non è stato pubblicato.

Si sente comunque in grado di esprimere un giudizio di massima?
Il messaggio mi appare lacunoso. A mio avviso non potrà portare a un rilancio dell’aeroporto. Per un vero rilancio occorrerebbe molto di più, con proposte più ampie e un investimento maggiore.

Si potrebbe ipotizzare un ritiro del messaggio?
È certamente un opzione da considerare.

Lugano Airport non ha destinazioni di linea (o le ha ridotte al minimo). L’aeroporto può sopravvivere in una tale condizione?
No, non può.

E allora?
Bisogna incentivare, trovare nuove vie. Nel “mercato” ci sono delle nicchie che possono essere individuate e sfruttate.

Le faccio una domanda difficile, quasi maliziosa. È ipotizzabile una situazione in cui la gestione dell’aeroporto generi, anno dopo anno, delle perdite?
Sì, se ci sono contropartite adeguate. Se l’indotto c’è, il santo vale la candela. Se l’indotto non c’è, sono soldi buttati. Tutto dipende dall’indotto.

Al di là di tutte le possibili insufficienze di cui abbiamo parlato, Lugano e la sua regione hanno la potenzialità per far vivere un aeroporto?
Le rispondo senza esitare di sì. Come realtà culturale, turistica, commerciale; come destinazione d’affari. Ma bisogna crescere, elaborando una pianificazione integrata. E bisogna valutare correttamente gli elementi in gioco. Si sente dire ad esempio che l’influsso di Alptransit sull’aeroporto sarebbe negativo. Ebbene, è un errore.

Ma come vede la situazione attuale (e degli ultimi anni)?
Può sembrare duro ma… l’aeroporto si sta strozzando da sé.

Veniamo alla ragione principale per cui abbiamo concordato questa intervista. Che cosa succederà lunedì 2 ottobre?
Lo sanno tutti. Il Consiglio comunale completerà il Consiglio d’amministrazione di LASA, sostituendo i consiglieri dimissionari Zeli, Bolzani e Casalini.

Quanti saranno i candidati?
Uhm… quattro.

Precisamente?
Un leghista, un liberale e un socialista.

Siamo a tre…
E io.

So bene che la “configurazione” è 3-2-1-1, esattamente come in Municipio. È il sistema migliore?
Penso proprio di no. Ma è il più amato!

Vorrà dire il più biasimato…
A parole, ma non certo nei fatti. L’11 settembre…

Una data fatale!
Poniamo che sia stato un caso. L’11 settembre, dicevo, si è svolta la riunione interpartitica.

Che cos’è?
I rappresentanti dei partiti si trovano per verificare se c’è accordo su una questione politica di rilievo, nel caso concreto la nomina dei consiglieri di LASA.

E com’è andata?
Tutto come previsto, secondo le linee riservate ai partiti. Il PLR ha proposto Deillon, il PS Paglia, la Lega Bortolin. Poi l’on. Galeazzi ha proposto il mio nome.

Secondo lei Galeazzi ha fatto questa mossa con un intento particolare?
Sì (come lo dice lui stesso), per evidenziare l’inadeguatezza della “spartizione partitocratica”. Detto tra noi, c’è anche una forma d’ipocrisia. Tutti la condannano (non ce n’è uno che dica che è buona!) ma poi, infallibilmente… la sposano.

Mosè Franco, come mai ha accettato di mettersi in gioco?
Mi creda, non sono alla ricerca di una poltrona. Ho il mio lavoro, che mi appassiona e mi impegna. Ma ho pensato che in una situazione come l’attuale, indubbiamente delicata, avrei potuto offrire la mia esperienza, maturata sul campo. Pronto a collaborare con i miei colleghi. Non certo come se fossi il mago dalla bacchetta magica.

La sua esperienza… di fondatore della Darwin.
Sì, questo accadde nel 2003. La Swissair era fallita (vero trauma nazionale) e la Swiss voleva abbandonare Lugano. Fu allora che, con alcuni partner, creai una nuova compagnia, ticinese, la Darwin.

Ebbe vita facile?
No, la strada fu in salita sin dall’inizio. Dovetti superare ogni sorta di opposizione, palese e nascosta. Ma, con il tempo, raggiungemmo 50 milioni di fatturato, servendo destinazioni come Ginevra, Londra, Parigi, Roma. Il punto fondamentale, tuttavia, è un altro, e lo vorrei sottolineare. Se non ci fosse stata la Darwin, oggi Lugano Airport non esisterebbe più!

Ora, in questo 2017, è passata di mano.
Sì, è stata acquistata dalla Adria Airways, la compagnia di bandiera slovena. Una compagnia sana, solida, inserita nel gruppo Lufthansa.

Torniamo all’attualità immediata. Alla riunione “interpartitica” dell’11 settembre. La partitocrazia ha manifestato disponibilità?
Diciamo che si fa fatica a scardinare la logica degli “ equilibri politici” , pero’…

Ma la Sua candidatura è stata mantenuta?
Certamente. Un atto di auspicio per un cambiamento.

Dunque il 2 ottobre il Consiglio comunale voterà su 4 nomi.
Sì.

Dove pensa di trovare i voti necessari alla Sua elezione?
Veramente non lo so, e non me ne preoccupo più di tanto. Se i consiglieri comunali (tanti o pochi) pensano che la mia esperienza e la mia professionalità nel campo dell’aviazione possano risultare utili, sempre in un’ottica di un lavoro “di squadra”, io ci sono e loro possono accordarmi fiducia. C’è un punto che mi ha lasciato perplesso…

Quale esattamente?
Mi sarei aspettato che si indicessero delle audizioni, affinché ogni candidato avesse modo di esporre le sue idee sul rilancio di Lugano Airport, sul Messaggio da 20 milioni, sulla nuova direzione, eccetera. Ma non è stato previsto nulla. Lo percepisco come un atteggiamento di chiusura. Se non sarò eletto, comunque, non farò drammi. Parto da outsider, lo so.

Diamoci allora appuntamento per il 2 ottobre nella sala del CC.
Perfetto. Lei dove sarà?

Magari accanto a Lei, a guardar giù dalla tribuna!

Esclusiva di Ticinolive