di Vittorio Volpi
Sebbene abbia trascorso trent’anni in Estremo Oriente (Tokyo) ed abbia studiato molto, incluso aver messo nella zucca almeno duemila ideogrammi giapponesi, mi avvicino sempre con molta cautela ai temi culturali occidente-oriente.
È innegabile che quando noi occidentali affrontiamo il tema Estremo Oriente, dove si concentra ormai il grosso dell’economia mondiale, la tentazione di giudicare è forte, ma bisogna essere molto attenti e cauti al riguardo.
A tal proposito, è molto interessante un articolo del corrispondente da Pechino del Corriere della Sera del 7 Maggio u.s. Cita il pensiero della signora Kiron Skinner, direttrice della pianificazione politica del Dipartimento di Stato a Washington, la quale sostiene che lo scontro fra USA-URSS era “una competizione all’interno della famiglia occidentale perché Marx era portatore di teorie europee, ma Pechino non è figlia della filosofia e della storia occidentale. Quindi per la prima volta nella storia ci troviamo di fronte ad un grande avversario del tutto diverso da noi. Not Caucasian” (non russo bianco…) Per dire che la matrice del pensiero cinese, quella confuciana, è un’altra cosa. E le ha fatto eco Pechino con un editoriale del Global Times che ha invece sottolineato che “il primo obiettivo di questa campagna (dazi, etc) è probabilmente quello di spingere i Paesi Occidentali a schierarsi con gli Usa nel contenimento della Cina.”
Ed andando giù pesante, sempre con l’eleganza tipica della loro cultura, continuava “il Dipartimento di Stato USA rivela una presunzione del primato della civiltà occidentale che contrasta con il presupposto che la civilizzazione debba rappresentare armonia, tolleranza e mutui benefici, piuttosto che esclusione, egoismo e diplomazia delle cannoniere.”
Al netto della retorica politica, però, il conflitto verbale mette chiaramente in luce che ci stiamo avviando verso uno scontro anche di civiltà; non solo economico e geopolitico. Diventa quindi necessario pesare bene le parole ed i propri pensieri ed assolutamente approfondire le differenze culturali.
Dobbiamo imparare, come sostennero i gesuiti nel ‘600 allorché spaziavano in Asia nelle culture “citra ed ultra gangem”, che dobbiamo inculturarci ed adattarci. Gettare ponti fra le culture e ricercare insieme orizzonti culturali diversi. Con ciò, e lo dico da laico, intellettuali di altissimo livello come Matteo Ricci in Cina ed Alessandro Valignano in Giappone, riuscirono a vendere la loro “merce”, la salvezza delle anime, a culture profondamente diverse.
Non certamente con la superficialità e la banalità con la quale, anche politici ad alto livello (si fa per dire) oggi sproloquiano su temi così delicati e di importanza fondamentale per il futuro del pianeta.
Vorrei dare alcuni esempi di come ignoranza e banalità possano veramente compromettere e favorire “lo scontro fra civiltà” anziché gettare ponti sul futuro.
Cominciamo dalla Corea del Nord: un paese che, da fonti bene informate, tiene nei campi di concentramento prigionieri politici, un centinaio di migliaia, e tortura o uccide quelli che tentano clandestinamente di scappare dal “paradiso”. Un paese che finanzia terroristi, fa uccidere il fratellastro del maresciallo Kim Jong-un. Rapisce cittadini per usarli, una ventina solo dal Giappone. Fece esplodere aerei in volo per non dare risalto alle Olimpiadi nella Corea del Sud.
Ebbene un senatore italiano, Antonio Razzi, giustamente oggetto delle parodie di Crozza, ha spesso sostenuto, a seguito di parecchie visite nella Corea del Nord, tra l’altro pagate con i soldi dei cittadini, che Kim Jong-un è un leader “moderato”.
E che “sta portando democrazia in quel paese. La Corea del Nord sarebbe “la Svizzera d’Oriente” secondo lui e non solo: “i campi di concentramento non sarebbero che grandi coltivazioni di pomodori”……. Incredibile ed indefinibili queste sue riflessioni: una cosa indegna. Personalmente sono stato pure in Corea del Nord (due settimane) e ho girato con due spie al fianco e ho visto ben altro.
Per fortuna che Razzi oggi è considerato uno dei personaggi più ignoranti ed inattendibili del Bel Paese. (Pure Salvini però ha commentato che la Corea del Nord è un paese tranquillo perché i bambini giocano per strada…..)
L’altro personaggio che si “distingue” è Beppe Grillo. Su varie testate sono apparsi i suoi commenti dopo una sua visita in Giappone per partecipare ad una conferenza (ma anche i giapponesi che lo invitano….hanno le loro colpe).
Ebbene il folcloristico personaggio al ritorno dal Sol Levante non ci ha fatto mancare i suoi “preziosi” commenti. Innanzitutto, per ironia, critica il linguaggio dei giapponesi (e che ha capito?!): “modo di parlare tronco”. Poi le sue perle di saggezza. Si dice stordito, ammira l’estrema gentilezza, questo darsi agli altri. Ma i nipponici avrebbero due anime: “s’inchinano, gentili, hanno la cerimonia del tè e poi scorreggiano, ruttano”…. Si spera che i giapponesi, visti i commenti ingiuriosi di un comico che non fa ridere, non lo invitino più.
Questi episodi per sottolineare quanti personaggi, pur importanti nel “pantheon” del nostro mondo attuale, siano ben lontani da un minimo di senso di responsabilità e civiltà. Il mondo in cui viviamo è sempre più complesso e dal futuro incerto, il minimo che dovremmo fare è evitare uno scontro di civiltà.