“Questa iniziativa sta creando divisioni all’interno di tutti i partiti (con pochissime eccezioni nell’UDC), tra le femministe  e anche tra le autorità spirituali e i credenti delle varie religioni” ci scrive Giorgio Ghiringhelli.

Poi, con ragione, rivendica certi riconoscimenti che gli sono dovuti. Quando dovrebbero, non fanno il suo nome. Sono in verità pochi i media che pubblicano il Ghiro, poiché lui e il Politicamente Corretto sono incompatibili.

Non abbiamo tuttavia mancato di notare che il quotidiano più importante, il Corriere, ospita abbastanza spesso i suoi articoli.

Il 7 marzo si avvicina a grandi passi.

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“Di chi è l’effigie, e l’iscrizione?” domandò Gesù.

“Di Cesare” gli risposero.

immagine Pixabay (Louvre)

Colgo l’occasione per precisare un paio di cosette destinate agli “storici” che un giorno faranno la storia del divieto antiburqa in Svizzera. . Nell’edizione del 15 febbraio scorso del settimanale “Azione” vi era un articolo a tutta pagina di Alessandro Carli nel quale si faceva un istoriato sulla questione del burqa in Svizzera. Anche nel quotidiano La Regione è uscito oggi un analogo articolo a tutta pagina di Stefano Guerra.  Devo dire che i due articoli erano ben fatti. Entrambi gli articoli hanno pure correttamente riferito sul fatto che  l’iniziativa è stata lanciata dal Comitato di Egerkingen presieduto da Walter Wobmann.  Ma in entrambi gli articoli – e questa è l’unica lacuna che ho trovato e che non è poi così secondaria – ci si è dimenticati di citare il ruolo decisivo avuto dal movimento politico Il Guastafeste , che, quando ancora non si parlava di terrorismo islamico in Europa o di radicalizzazione nelle moschee della Svizzera, aveva fiutato l’aria che tirava e con lungimiranza aveva fatto da apripista in Svizzera lanciando il 25 marzo 2011 un’iniziativa costituzionale : una dimenticanza un po’ strana se si considera che i due articoli sono usciti su giornali ticinesi destinati a un pubblico ticinese.    

Nell’articolo su Azione l’articolista si è limitato a ricordare che il divieto in vigore nel nostro Cantone dal 1° Luglio 2016 è frutto di un’iniziativa popolare accolta nel 2013 dal 65,4% dei votanti (solitamente si dovrebbe specificare chi ha lanciato l’iniziativa, come è stato correttamente fatto per il Comitato di Egerkingen e il suo presidente, o no?). Nell’articolo su La Regione l’articolista si è limitato a scrivere che il divieto di dissimulare il viso è stato introdotto in Ticino dal 1° Giugno 2016  (tutto li ?), e si è aggiunto che “ ben prima che in Ticino e San Gallo vietassero il velo integrale, richieste di proibirlo erano giunte dagli ambienti conservatori (Ppd) e nazionalisti (Udc) “. 

Lo so che dare a Cesare quel che è di Cesare e al Guastafeste quel che è del Guastafeste non è di moda, ma vorrei ricordare che già nel marzo del 2010 avevo lanciato una petizione con la quale si chiedeva al Gran Consiglio di vietare negli spazi pubblici  indumenti che nascondono parzialmente o totalmente il volto. La petizione , sottoscritta da 3’000 persone, venne consegnata al Gran Consiglio il 30 aprile 2010. A livello di Parlamento nazionale mi risulta che il primo atto parlamentare con il quale si chiedevano delle restrizioni per “le persone con il volto coperto” fu una mozione presentata il 17 marzo 2010 da Oskar Freysinger. Seguì poi un’iniziativa cantonale presentata al Parlamento il 14 settembre 2010 dal Canton Argovia e con la quale si chiedeva una legge per vietare i capi di vestiario che coprono completamente o quasi il volto.  Questa è la cronologia corretta della storia del  divieto antiburqa burqa in Svizzera.

Dato poi che la stampa e gli avversari dell’iniziativa insistono molto sul fatto che l’iniziativa sulla quale si voterà il 7 marzo è stata lanciata dalla “ destra estremista e populista ” o dall’UDC, allora sarebbe corretto ricordare che l’iniziativa ticinese “antiburqa” , per espresso desiderio del suo ideatore e promotore, era stata lanciata da un comitato interpartitico di cui oltre al Guastafeste facevano parte

due donne liberali (Marina Masoni e Olga Cippà), una rappresentante dei Verdi (Leda Soldati), una rappresentante dell’UDC (Roberta Soldati), un rappresentante di Area liberale (Alberto Siccardi) , un rappresentante della Lega dei ticinesi (Lorenzo Quadri), un rappresentante dell’Unione democratica federale (Edo Pellegrini) e un’indipendente ex-deputata del PS (Iris Canonica).

Nota della Red. Una composizione assai debole sul fronte della sinistra, bisognava impegnarsi e convincere di più! Stranamente i componenti sono persone che conosciamo bene…

Nota alla Nota. La frase è da intendersi in senso scherzoso e sarcastico.

Giorgio Ghiringhelli