Pubblichiamo quest’analisi del dottor Pio Eugenio Fontana, sulla guerra in Ucraina e sui precedenti del Donbass

Mi ero ripromesso di non scrivere più sulla guerra in Ucraina, tale è il disagio che provo nel vedere con quante informazioni false e tendenziose ci martellano i media occidentali. Poi ho letto degli sportivi paraplegici russi espulsi dalle Paraolimpiadi, dei musicisti russi esclusi dai concerti per non aver abiurato il loro paese e del medico infettivologo, attivo alla Clinica Hirslanden di Zurigo, che si è rifiutato di continuare a seguire un suo paziente omosessuale, affetto da HIV, in quanto russo. Ed è stato veramente troppo. Ricordo bene le centinaia di migliaia di persone di varie nazioni che, nel 2003, si riversano nelle strade per protestare contro l’invasione dell’Iraq ad opera degli Stati Uniti e dei loro alleati, sulla base dell’assunto, rivelatosi poi una falsità, che Saddam disponesse di armi di distruzione di massa e fosse pronto ad utilizzarle. In tanti marciarono in tutto il mondo per chiedere agli Usa di non intervenire in Iraq, tutti chiedevano la pace ma nessuno di armare il popolo iracheno contro l’invasore. Più di un milione di Iracheni trovarono in effetti la pace. Quella dei cimiteri. Nessuna sanzione venne presa nei confronti di chi si macchiò di un tale crimine, nessun conto bancario venne congelato, nessuna imbarcazione o villa di lusso sequestrata. Lo stesso è accaduto in Libia e la Siria, solo che a marciare per la pace furono in molti, molti meno.

Oggi, invece, i cortei “pacifisti” chiedono di fornire sempre più armi a Kiev e che la Nato crei una “no fly zone”, scatenando così una guerra mondiale. Lo si deve all’enorme carico emozionale con cui la propaganda ha accecato il buon senso di tante persone in buona fede. Poco importa, infatti, che il presidente ucraino (diventato in pochi anni ricchissimo, con una fitta rete di compagnie offshore, come dimostrato dai Pandora Papers) abbia fatto tutto il possibile per attizzare la guerra con la Russia, con azioni irresponsabili, sempre più minacciose nei confronti del vicino (3 massicce esercitazioni NATO sul suolo ucraino nel solo 2021, con la partecipazione di 33 paesi, Australia compresa!), tanto da arrivare a dichiarare, durante la conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 20 febbraio 2022, che l’Ucraina avrebbe abbandonato il patto di non proliferazione nucleare, dotandosi di armi atomiche. Per non parlare della conferma (sia russa che americana), giunta l’8 marzo, che in Ucraina sono presenti laboratori per la produzione di armi batteriologiche di distruzione di massa.

Il problema però non è solo Zelensky, ma l’intero sistema politico ucraino: repressivo, violento e razzista, che coltiva ufficialmente l’odio nei confronti dei cittadini ucraini russofoni, con il progetto di ripulire etnicamente il paese da qualsiasi influenza russa. Subito dopo il colpo di stato del 2014, la prima legge approvata impose forti limitazioni all’uso della lingua russa, nonostante l’est del paese fosse abitato prevalentemente da russofoni, causando una spaccatura, in un paese ancora scioccato dal massacro di Odessa (che vide una cinquantina di persone di lingua russa brutalmente massacrate dai paramilitari ucraini, donne e bambini compresi) e dal violento cambio di regime attuato dagli Americani con il supporto delle milizie neonaziste. La narrazione ufficiale dipinge l’Ucraina come una democrazia aggredita dall’imperialismo russo: ma come può esserci democrazia in un paese che arresta i dissidenti, che ha riabilitato i carnefici nazisti della seconda guerra mondiale, che ha regolarizzato le milizie neonaziste che, da otto anni, seminano il terrore, bombardando, sequestrando, stuprando, torturando ed uccidendo i civili russofoni colpevoli solo di appartenere ad un’etnia differente?

La guerra del regime di Kiev al Donbass ha provocato sinora circa 14000 morti e probabilmente, senza l’intervento russo, avremmo assistito ad un’invasione su larga scala dell’esercito ucraino già alla fine dello scorso febbraio. A sostegno di questa tesi, c’è l’alto numero di truppe ucraine ammassate al confine con le due repubbliche indipendentiste ed i bombardamenti sulle città orientali nei giorni precedenti l’operazione militare russa. Tutti questi fatti sono stati semplicemente censurati dai media, che hanno il compito di aizzare gli Occidentali contro il popolo russo. Se la Russia non è certo un esempio di democrazia, molti eventi recenti hanno confermato il carattere autoritario del governo e delle istituzioni ucraine, ma i media li hanno ignorati. Tra questi, il più grave è l’uso dei civili come scudi umani, al fine di avere vittime innocenti da offrire all’opinione pubblica occidentale.

Significativa, però, è anche l’uccisione, avvenuta il 5 marzo di Denis Borisovich, membro della delegazione ucraina che trattava con i Russi, assassinato nel centro di Kiev dagli uomini del servizio segreto ucraino, per presunto tradimento. Se ciò fosse avvenuto a Caracas o a Mosca, la stampa occidentale avrebbe urlato allo scandalo. In questo caso, invece, ha ripreso, senza alcuna analisi critica, la versione di Kiev, giustificando l’omicidio. Laurence Rees, importante storico della BBC, ha spiegato in un suo libro come i canali audiovisivi manipolino gli telespettatori per indurre giudizi basati esclusivamente sull’immagine visiva e come la propaganda funzioni meglio quando coinvolge le emozioni piuttosto che l’intelletto. Il primo a capirlo, ricorda Rees, fu il grande maestro della propaganda di Hitler, il dottor Josef Goebbels. Perseguitare i cittadini russi che vivono in Occidente non renderà più facile trovare un accordo che riporti la pace in Ucraina, ma spingerà anche quelli di loro che non condividono le azioni del governo russo a compattarsi intorno ad esso. Ma la cosa più inquietante di questa sempre più incalzante e spudorata campagna mediatica anti-russa (manca solo che dicano che i soldati russi stanno mangiando i bambini ucraini…) è che essa ricorda troppo da vicino quella mossa, ai tempi, contro la Serbia, l’Iraq, la Libia e la Siria per preparare l’opinione pubblica occidentale alle aggressioni militari americane ed europee. Un coinvolgimento della NATO nel conflitto ucraino non è, dunque, da escludere nei prossimi giorni. Le conseguenze sono facilmente immaginabili, ma chiedere che i leader delle principali potenze occidentali diano prova non dico di onestà, ma almeno di saggezza e moderazione è veramente da ingenui.

Pio Eugenio Fontana