Un articolo di Dheuv Khullar titola “come il Covid è esploso ad Hong Kong”. Come mi hanno insegnato non c’è mai una cosa sola che spieghi un fenomeno, ma nel caso di Hong Kong una delle cause rivela parecchio del gravissimo scoppio dell’epidemia che ha contagiato più di 3 milioni di cittadini su una popolazione di poco inferiore agli 8 milioni.

Un grosso mal di testa per Pechino, orgoglioso a ragione, di aver contenuto l’epidemia con metodi draconiani (zero Covid). C’è una causa predominante nella grave crisi sanitaria che è molto culturale e che ha fatto danni. “Ad Hong Kong i vaccini sono percepiti complessivamente come pericolosi per le persone anziane con condizioni mediche croniche, scrive il Siddharth Sridhar. È un’erronea percezione che non siamo stati in grado di vincere”.

Va ricordato che Hong Kong sembrava un vincitore, un modello per la battaglia contro la pandemia. Fino a fine 2021 solo l’1% della popolazione aveva contratto il virus. Poi  sono arrivate l’Omicron e perdipiù il suo parente prossimo, la variante B.A.2 ed è diventata una tragedia, familiare per molti di noi in Europa.

Code davanti alle tende di triage fuori dagli ospedali, crematori, camere mortuarie piene e sistemi sanitari a pieno regime, vicine al collasso.

Una veduta di Hong Kong

Che sta succedendo ad Hong Kong? Una causa scatenante è il basso tasso di vaccinazione fra le persone anziane. Prima dell’arrivo dell’ondata Omicron B.A.2 solo ¼ degli over 80 aveva fatto la vaccinazione, nonostante la politica dello “zero Covid”.
Questo ha innescato una reazione esplosiva, incontenibile. Alla situazione hanno contribuito altri fattori: il sistema sanitario senza le risorse necessarie con così tanta gente vulnerabile non immunizzata e la nuova variante hanno colpito senza pietà.

Secondo Sridhar, microbiologo dell’Università di Hong Kong, si è ripetuto quanto lui aveva sperimentato a New York nella primavera del 2020.

Va detto che Hong Kong si era difesa bene fino al ’22. Un elemento di protezione erano state anche le misure severe ai confini e dell’immigrazione. Chi veniva ad Hong Kong dall’estero doveva fare dei test ed una quarantena di 21 giorni in un hotel prima di poter entrare nella comunità ed inoltre tutti portavano la mascherina, atteggiamento spontaneo e totale dal 2020. Covid era considerato qualcosa di straniero, non era applicabile nella ex colonia britannica.

Peraltro, infettarsi di Covid è diventato a HongKong uno stigma per la popolazione, cosa di cui vergognarsi e quindi evitare i test. I ricoveri purtroppo anche per l’uso improprio dei pronto soccorsi sono aumentati in poco tempo, un incubo. Troppi pazienti gravi, poche le possibilità di cura fino al punto che si  è dovuto in certi casi decidere chi salvare o lasciar morire, scelta drammatica. Conseguenza anche per i contagi all’interno del personale medico e quindi catastrofe nazionale.

A bocce ferme, per rivedere il perché della sciagura, risulta che il tasso di vaccinazione degli anziani era intorno al 50%, (compariamo i nostri casi). Nell’opinione pubblica si è purtroppo giunti a credere che il Covid sia considerato la malattia straniera, degli altri e di conseguenza non ci si vaccina… Ha ovviamente pesato la sprovvedutezza del sistema sanitario e la mancanza di antivirali, ma ben più grave ed incredibile, il pregiudizio che il vaccino sia pericoloso per gli anziani.
Per chiudere, la combinazione di cattiva percezione e la sottovalutazione delle necessità medico sanitarie hanno alla fine causato l’implosione del sistema di controllo, creando il caos totale.

Un modello di comportamento (Hong Kong)  finché il virus era “roba occidentale “ è diventato in un breve tempo una tragedia quando si è tramutato in un’epidemia locale. 

V.Volpi