Dove la protesta non è possibile non esiste democrazia. In Cina con il partito comunista, in Iran con gli Ayatollah, ma anche in Venezuela con il comunistoide Maduro o in Paesi del Medio Oriente o Africa, che democratici non sono, è meglio non azzardarsi a protestare. La protesta è importante per poter far conoscere idee e proposte sostenute da esigue minoranze. Molte istanze sono già ampiamente rappresentate per le vie istituzionali, nell’organizzazione della società civile. Governi, partiti politici, associazioni d’interesse, corporative e religiose, le potenti organizzazioni non governative, sono le innumeri vie tramite le quali passano i diversi e talora contrastanti interessi che vivono e fanno vivere il Paese. Si deve assicurare alle minoranze la possibilità di partecipare, pure con la protesta, al dibattito nella società. È quindi incontestabilmente un diritto e proprio per questo non può non essere soggetto a quei limiti superati i quali si realizza l’abuso di diritto. L’atteggiamento non va confuso con la disobbedienza civile che si oppone ad una singola legge. Con l’abuso si violano leggi esistenti accettate e incontestate e diritti di terzi per imporre le proprie opinioni. Non si può permettere a nessuno di nuocere e limitare i diritti dei concittadini. Negli anni scorsi – prevalentemente in Francia – era invalsa l’abitudine di dimostrare incendiando nel corso della notte auto parcheggiate, danneggiando i pendolari che necessitano della macchina per recarsi al lavoro ma non i proprietari delle auto di grossa cilindrata ben protette nelle autorimesse private. Spesso le forme della protesta danneggiano e colpiscono i ceti più indifesi. Quegli avventori che in un bar di Berna e uno di Zurigo hanno impedito a dei musicanti di suonare perché portavano i capelli arricciolati alla moda africana e secondo loro non avrebbero dovuto permetterselo essendo bianchi, non sono persone che protestano sono razzisti. La protesta è necessaria per far conoscere il dissenso, nuove istanze ma non può essere un veicolo per danneggiare, imbrattare dipinti esposti nei musei che sono la testimonianza insostituibile degli stupefacenti valori della civiltà occidentale. Chi sfregia in tal modo la cultura dà dimostrazione oltre che di imbecillità di un abissale vuoto culturale, accompagnati da narcisismo. I 60 attivisti che si sono incatenati impedendo a Zurigo l’accesso ad una grande banca per ben 5 ore hanno vietato alla clientela di esercitare il proprio diritto, quello di avere relazioni bancarie. Proteste contro le banche, perché no, ma senza punire i clienti. L’ultima moda è quella di incollarsi sulle autostrade con una colla speciale difficile da staccare, applicata alle mani appiccicandosi al manto stradale e inginocchiati si forma una barriera che impedisce il passaggio dei veicoli. Tali operazioni vengono effettuate al mattino quando chi transita va al lavoro o porta i figli a scuola o la sera al rientro e l’orario è scelto con l’evidente intento di nuocere. L’interruzione del traffico tra chiamata della Polizia, operazioni per lo scollamento e ripristino della transitabilità dura tra l’una e le due ore, con comprensibile irritazione di chi vien coinvolto suo malgrado, e arreca un danno materiale a chi ha diritto di usare indisturbato la rete stradale. Ma le conseguenze possono essere addirittura fatali. A Berlino, in un ingorgo di traffico causato da una simile dimostrazione con incollamento, è stata coinvolta un’autoambulanza con la conseguenza che il ritardo ha impedito la tempestività di cure urgenti ad una paziente che è morta prima di arrivare all’ospedale. E qui mi pongo una domanda: se fosse provato che il decesso della signora fosse stato determinato dal ritardo dell’autoambulanza, causato dagli autori del blocco, non si dovrebbe ipotizzare un omicidio colposo? Un giudice di Zurigo ha prosciolto una di queste manifestanti incoraggiandola a continuare. Certo che è difficile battersi contro l’abuso di diritto se il diritto non viene applicato. Vi è poi l’aspetto dei costi causati dal coinvolgimento della polizia o altri corpi pubblici. Nell’ottobre dello scorso anno l’intervento della polizia della città di Zurigo nell’ambito di una “settimana per il clima” organizzata da Extinction Rebellion ha originato costi attorno ai 700.000 franchi. Dato che gli interventi nel corso dell’anno sono numerosi ci si può fare un’idea di quanto tutto questo gravi sui contribuenti della Città, visto che il Municipio per ragioni ideologiche si rifiuta di addebitare le spese ai responsabili. Abusi di diritto possono avere origine nell’esercizio scorretto del potere, tanto nel campo civile, addirittura nella famiglia, quanto nell’ambito dell’amministrazione pubblica. Sarebbe scorretto dimenticarlo. Tali abusi, anche se meno plateali e più difficili da identificare, debbono pure venir perseguiti in quanto a loro volta motivo di squilibrio della democrazia. Niente legittima però il disordine intenzionale, il sopruso per imporre un’idea, per buona o cattiva che sia, l’operare al di fuori dei canali della convivenza democratica. Goethe affermava che è meglio un’ingiustizia di un disordine, non per cinismo ma convinto che il disordine origina numerose ingiustizie.

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata.