Il 7 dicembre l’Assemblea nazionale ha nominato in meno di due ore i nuovi consiglieri federali subentranti ai dimissionari Maurer e Sommaruga. I numerosi commenti, servizi fotografici e televisivi hanno ampiamente orientato. Impressiona la semplicità con la quale noi sostituiamo quasi un terzo del governo senza che un qualche Berlusconi faccia le bizze per avere Ronzulli ministro. Parimenti, nessuna particolare cerimonia densa di paludati protocolli per firme e ripetute strette di mano, basta l’immediato impegno degli eletti con il giuramento di fedeltà e si comincia a lavorare. L’eletta Baume-Schneider si è poi impadronita dello spettacolo mettendosi a saltellare in continuazione abbracciando e dando «la bise» a chiunque le arrivasse a taglio e non si è potuto sottrarre neppure un austero usciere del Parlamento. È intervenuta, non richiesta, ad abbassare il braccio del collega di nomina Rosti, che lo aveva alzato per il giuramento con anticipo. Ha tenuto il discorso di accettazione leggendo da fogli in apparente disordine nei quali non è riuscita a trovare quel paio di frasi d’obbligo in italiano, scusandosi con un gran sorriso come un bimbo trovato con le dita nella marmellata. Sempre saltellando e sprizzando gioia da ogni poro è uscita sulla Piazza federale per incontrare la foltissima delegazione del Jura. Strappata una bandiera dalle mani di un sostenitore ha iniziato a cantare a squarciagola l’inno dei jurassiani. Il tutto diventa ancora più significativo dato che sino a pochi anni fa il Jura era parte integrante del Canton Berna quello del suo collega di nomina Rosti -e che la lotta per diventare Cantone era stata accompagnata da scontri ai quali non era stata assente la dinamite. Un importantissimo simbolico passo di evoluzione democratica cementata dalla pace confederale. Il dimissionario Maurer, che ho sempre apprezzato per la sua indipendenza, ci ha illustrato: sic transit gloria mundi. Non montiamoci la testa per qualche successo durante il corso della nostra vita, nessuno si ricorderà a lungo di noi. Lezione di umiltà. Pur tenendo conto delle proporzioni, in Germania una discussione di mesi precede l’attribuzione dei ministeri (anche se accompagnata dal programma di governo) e in Italia psicodrammi per l’ottenimento di un ministero o anche un posto di sottosegretario. Da noi il giorno successivo all’elezione il nostro Governo, nella nuova composizione, in due ore ha deciso la distribuzione dei dicasteri, tra l’altro con dei mutamenti importanti. Grazie a Cassis, spesso e volentieri criticato, che nella sua veste di presidente della Confederazione ha saputo strutturare il dibattito e ottenere una veloce ripartizione. Dal canto suo ha saputo rifiutare l’opportunità di un arrocco tra lui e Berset con uno scambio di Dipartimenti lasciando quello degli Esteri per assumere quello degli Interni. L’impegno quale ministro degli Esteri durante il quadriennio non è stato per nulla semplice e come se non mancassero difficoltà nei rapporti con l’UE, l’inizio della guerra in Ucraina ha reso il suo compito ancor più irto di ostacoli. La decisione di mantenere il Dipartimento degli Esteri, di non approfittare dell’occasione assumendosi quello degli Interni, al quale poteva venir attirato anche dal suo retroterra di medico, sta a dimostrare forza di carattere e un senso della responsabilità che meritano rispetto. Poi, specie a proposito dei non facili rapporti con l’UE, lo aspettano i blandimenti interessati di una parte importante dell’élite del Paese, dell’alta burocrazia, delle multinazionali che si aspettano per la loro convenienza che si riesca a concludere un trattato con l’UE. Sarà impegnativo resistere, anche perché umanamente egli è incline alla conciliazione, non ha tendenze autoritarie, il tutto accompagnato, per l’Ucraina, ad una profonda carica di emotività. Qualità che non aiutano necessariamente negli impegni e ostacoli della carica, ma che sono comunque umanamente degne di rispetto. Ricordi però: meglio nessun «Accordo» che uno errato. La signora Baume-Schneider è stata preferita alla signora Hùrzeler, di gran lunga più competente e preparata, ma piuttosto scorbutica nei rapporti personali e molto distaccata. È già successo nel passato, il buonsenso contadino svizzero diffida delle supercapacità dei primi della classe. L’astuzia contadina poi non dimentica gli interessi di bottega e come sempre in queste elezioni si regolano dei conti. Nominando una socialista jurassiana si vorrebbe affrettare la partenza di Berset, l’altro consigliere socialista. Questo seggio spetterà ad un candidato della Svizzera tedesca e probabilmente di un centro urbano. In tal modo si ostacola la strada ai due consiglieri nazionali vodesi Maillard, l’autorevole e potente capo dei sindacati svizzeri, e Nordmann, da anni presidente della frazione socialista. Mentre la nuova consigliera Baume- Schneider saltella non riuscendo a frenare la sua gioia e acquisisce popolarità per la sua spontaneità, vi è chi pensa già a scadenze più lontane. Anche questa è politica. Una simpatica elezione, e ancor di più il vissuto di una democrazia che ha molti aspetti popolari e autentici, che fanno sì che possiamo essere orgogliosi di essere svizzeri.

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