Il Concilio di Calcedonia: L’Importanza di Pulcheria, le Controversie e il Tomus ad Flavianum
Il Concilio di Calcedonia del 451 d.C. è uno dei più cruciali nella storia della Chiesa cristiana, non solo per la definizione della natura di Cristo, ma anche per il suo contesto politico e il ruolo decisivo di figure influenti come Pulcheria, imperatrice dell’Impero Romano d’Oriente. Questo concilio, convocato per risolvere le controversie cristologiche dell’epoca, segnò un punto di svolta nella teologia cristiana e nelle dinamiche di potere imperiali e religiose.

Pulcheria: L’Imperatrice dietro il Concilio
Pulcheria, figlia dell’imperatore Arcadio e sorella dell’imperatore Teodosio II, ebbe un ruolo cruciale nella convocazione e nell’esito del Concilio di Calcedonia. Dopo la morte del fratello Teodosio II nel 450 d.C., Pulcheria tornò al potere sposando il generale Marciano, che divenne imperatore. Sebbene il matrimonio fosse più politico che romantico (Pulcheria mantenne la sua verginità, come aveva giurato in precedenza), la sua influenza fu determinante nel governare l’impero e nel plasmare la politica religiosa.
Pulcheria, fervente sostenitrice dell’ortodossia cristiana, fu fondamentale nel contrastare le posizioni teologiche dell’epoca, in particolare quelle del monofisismo, la dottrina che affermava che Cristo avesse una sola natura, esclusivamente divina o una fusione di entrambe, a scapito della sua umanità. Pulcheria si oppose a questa eresia, difendendo l’idea che Cristo avesse due nature, una umana e una divina, unite nella stessa persona.
Contro Chi Fu Fatto il Concilio
Il Concilio di Calcedonia fu convocato principalmente per risolvere le controversie sorte attorno all’eresia monofisita, in particolare la versione promossa dal monaco Eutiche. Eutiche, un influente abate di Costantinopoli, sosteneva che Cristo avesse solo una natura dopo l’incarnazione, rifiutando la piena umanità di Cristo e causando divisioni profonde all’interno della Chiesa.
La controversia ebbe inizio quando il patriarca di Costantinopoli, Flaviano, condannò Eutiche per eresia nel 448 d.C., provocando una risposta accesa che culminò nel Concilio di Efeso II (449 d.C.), noto come il “Latrocinio di Efeso” a causa delle pressioni violente esercitate dai sostenitori del monofisismo. In quell’occasione, Eutiche fu riabilitato e Flaviano morì in circostanze sospette. Fu proprio in risposta a queste tensioni che Pulcheria e Marciano convocarono il Concilio di Calcedonia per restaurare l’ordine dottrinale.
Il Tomus ad Flavianum
Uno dei documenti più influenti presentati al Concilio di Calcedonia fu il Tomus ad Flavianum, una lettera scritta da Papa Leone I nel 449 d.C. indirizzata al patriarca Flaviano. In questo testo, Papa Leone difese la duplice natura di Cristo, affermando che Egli fosse “una sola persona in due nature”, pienamente Dio e pienamente uomo. Il Tomo di Leone condannava l’eresia monofisita e proponeva una visione equilibrata della cristologia, che divenne la base per la successiva definizione di Calcedonia.
La lettera fu accolta favorevolmente dal concilio e venne approvata come parte della definizione di fede calcedonese, che sanciva la dottrina dell’unione ipostatica: Cristo, una persona con due nature, divina e umana, senza confusione o divisione. Questo equilibrio teologico tra divinità e umanità divenne un punto centrale della cristologia cristiana, segnando una vittoria per l’ortodossia.
L’Importanza del Concilio di Calcedonia
Il Concilio di Calcedonia ebbe conseguenze di vasta portata non solo per la teologia cristiana, ma anche per l’unità della Chiesa. La sua decisione contro il monofisismo e a favore della dottrina delle due nature di Cristo è considerata una delle più importanti affermazioni di fede nella storia del cristianesimo.
Il concilio, tuttavia, portò anche a divisioni profonde. Molte Chiese orientali, tra cui la Chiesa copta e la Chiesa armena, rifiutarono le conclusioni del concilio e si separarono dalla Chiesa di Calcedonia, dando origine a quello che oggi è noto come il cristianesimo ortodosso orientale.
Nonostante queste divisioni, la definizione calcedonese divenne lo standard dottrinale accettato dalla maggior parte delle confessioni cristiane, inclusi i cattolici, gli ortodossi e i protestanti, e continua a essere considerata un pilastro della fede cristiana.

L’Importanza di Pulcheria
Il ruolo di Pulcheria non deve essere sottovalutato. La sua ferma difesa dell’ortodossia e il suo supporto a figure come Papa Leone I e il patriarca Flaviano furono determinanti nel condurre il Concilio di Calcedonia alla sua conclusione. Come imperatrice, Pulcheria utilizzò la sua influenza politica per garantire che la dottrina ortodossa prevalesse e per mantenere l’unità dell’Impero e della Chiesa. La sua devozione religiosa e il suo impegno nel combattere le eresie monofisite lasciarono un’impronta duratura sulla cristologia cristiana.
Il Concilio di Calcedonia rimane una pietra miliare nella storia del cristianesimo. La sua importanza risiede non solo nella definizione teologica della natura di Cristo, ma anche nel ruolo politico e religioso svolto da figure come Pulcheria, che utilizzò la sua posizione per difendere l’ortodossia e preservare l’unità della Chiesa. Il Tomus ad Flavianum di Papa Leone I, accolto dal concilio, rappresenta ancora oggi una delle dichiarazioni cristologiche fondamentali. Nonostante le divisioni che seguirono, la dottrina calcedonese continua a essere centrale per la fede cristiana contemporanea.
