“Il mio giudizio è molto severo”

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Da molto tempo non ci occupiamo più di televisione. All’epoca della cosiddetta votazione No-Billag (iniziativa per l’abolizione del canone) ce n’eravamo  occupati. Quella faccenda si chiuse con una plateale vittoria della RadioTV di Stato, per cui gli iniziativisti (in origine degli svizzero-tedeschi) si ritrovarono ad aver lavorato per il vantaggio e il trionfo dei loro avversari. Succede. La (nostra) parola d’ordine: onore ai vincitori e non perderci il sonno.

L’amico Orio guarda parecchio la TV, noi mai. Per cercare di comprendere le ragioni delle sue critiche, spesso taglienti e implacabili, all’Ente di monopolio, lo abbiamo intervistato. E questo è il risultato.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  In questi giorni di sofferenza i media – i giornali, i portali, i social, la radiotelevisione – hanno un ruolo assolutamente dominante. Siamo nelle loro mani, più ancora che nelle mani del Virus. …
Lei è un telespettatore assiduo? (io no). Quali programmi segue principalmente?

Alla televisione seguo soprattutto, di questi tempi con una certa assiduità, sia alla RSI che su alcune reti italiane, in particolare la cronaca, e i servizi informativi e di inchiesta. Quando sono in vista delle votazioni qualche dibattito politico. Ogni tanto guardo un talk show, soprattutto per rendermi conto di come si possa toccare a volte il fondo. Mi sono sempre piaciuti i programmi di satira. Io, che sono ormai un reperto antidiluviano, ricordo con una certa nostalgia la nostrana “Palmita”, che venne però subito prontamente fucilatà quando osò proporre una mongolfiera (pallone gonfiato) che portava il logo di una ditta dal nome Blaser. Per non parlare di Tognazzi e di Vianello alla RAI degli anni ’60. Anche loro fucilati per una battuta sull’allora presidente della repubblica, Gronchi.

Mi piaceva Dario Fò, un mostro da palcoscenico, anche se forse un po’ strumentale al servizio della sinistra. In anni più recenti divertentisimi Luttazzi e Crozza sulle italiche reti. Luttazzi ucciso a distanza da Berlusconi. Da noi mi sembra che con la satira non si faccia purtroppo più nulla. Se non forse, ancor più che con la vaselina, da savoiardi tentativi al borotalk.

Poi guardo certi documentari di qualità. Ottime alcune trasmissioni, per esempio sulla storia, che propone regolarmente RAI 3. Da noi vedo, ma non sempre, i documentari della rubrica Storie che trasmette la RSI su LA 1 di domenica in prima serata. (La RSI ha un ottima scuola di bravi registi secondo me però troppo poco valorizzati). Mi piacerebbe anche seguire alcuni ben fatti programmi culturali, o certi (anche vecchi) film d’autore che vengono però generalmente trasmessi in orari impossibili. Un vero peccato.

Dello sport assisto volentieri a qualche partita di calcio giocata ai massimi livelli. O il tennis, soprattutto quando c’è il nostro Federer, sovente con grande partecipazione e godimento. Detesto per contro il disco su ghiaccio. Non ho mai invece guardato in vita mia una fiction. Non sono mai riuscito a capire come chi guarda queste “scemeggiate” riesca a sopportare quegli insulsi, artificiali, stucchevolissimi, fastidiosissimi, insopportabili, continui battimani… che mi verrebbe voglia di far trangugiare, come una volta si faceva con l’olio di ricino, a chi li propone, li acquista sul mercato dell’USAto e poi li diffonde.

Lei si è spesso profilato quale voce critica verso la radiotelevisione di Stato, che oggi si trova a gestire il suo pubblico “al tempo del Coronavirus”. Qual è il suo giudizio complessivo in queste prime settimane di crisi?

Molto severo. Fors’anche troppo. Ma non può essere che questo lo scopo di una critica che possa aiutare a migliorar le cose. Tutto il resto rientra nelle celebrazioni, negli auto incensamenti, nel leccaculismo… E se il nostro «massimo ente culturale» non riesce a capir questo…

Quali critiche puntuali – cioè con riferimento a specifici programmi – si sente di muovere? Ci sono delle emissioni particolari che l’hanno colpita in negativo?

Naturalmente viviamo oggi momenti eccezionali anche per il sistema mass–mediatico. Ma è proprio in drammatiche situazioni come la presente che certi problemi latenti che non si è mai avuto il coraggio di affrontare tendono a evidenziarsi e a esplodere. E si vede se c’è stoffa nella dirigenza. Un sistema mediatico – nel nostro caso pubblico– come è quello sociale e sanitario, avrebbe dovuto prevedere questa crisi, e anticiparla prendendo adeguate misure. Ma essendo già da tempo seriamente ammalato da bulimia comunicativa, tutto il sistema mediatico, rischia ora di implodere.

Ma, glielo domando per dovere di equità, ha visto anche delle cose positive, pregevoli?

Purtroppo poche.

In una crisi così grave e così totalizzante quale dovrebbe essere a suo parere il compito dalla rsi? Sostenere per il bene di tutti la linea del Governo? Oppure dare spazio ad opinioni “ fuori dal coro? Approfondire il tema scientifico? O piuttosto il tema psicologico, sociale, umano?

foto Ticinolive

Innanzi tutto v’è il problema di eccesso di informazione. Anche di quella scientifica, a volte fatta pure in maniera confusa e contradditoria. Il problema fondamentale rimane però quello dell’eccesso di quantità. Più si comunica, meno le informazioni passano. Si tratta di una regola fondamentale, ma che nemmeno gli addetti ai lavori sembra abbiano finora capito. (Si legga l’eccellente contributo di Dacia Maraini apparso sul Corsera di oggi, 5.4.20). Se poi pensiamo ai giovani sotto i 25 anni che nemmeno sanno cosa sia la televisione…

Tra l’altro lo slogan (o gli slogan) trasmessi dal DSS attraverso gli schermi di Comano potevano secondo me essere più chiari, incisivi ed efficaci. Per esempio:
– vicini ma a… debita distanza! – (tutto AAA gratis, caro Raffaele De Rosa!), e anche risolti con una grafica meno puerile. E meglio coordinati pure nella comunicazione transfrontaliera (vedi la “gaffe” interpretativa di Cassis).

Ma poi, per ciò che attiene ai programmi televisivi della RSI, sono addirittura scandalizzato. In particolare per ciò che non è stato fatto ma che si sarebbe dovuto e potuto fare, soprattutto nei riguardi dei telespettatori anziani “segregati” in casa.

Ma chi le ha viste le così vantate fino al’altro ieri possibilità mediatiche offerte dalla «digitalizzazione»? Gli stessi programmi recentemente proposti subito replicati e diffusi in continuazione… Una follia! Mentre negli archivi di Comano… Certo, ci voleva un po’ di creatività, di fantasia… Mettendosi magari in contatto – a distanza sociale – con diverse persone; competenti nei più svariati campi; che vivono sul territorio, e che avrebbero potuto suggerire idee, portare esperienze… In vari modi… Magari anche con immagini, fotografie, disegni… Suvvia, signore Milena Folletti, signora Kathy Flaviano… Volete che vada avanti…?

In queste settimane di passione che spazio dare alla religione? Al Papa? Al Vescovo?

Per la passione – e la compassione – credo che ci sia bastata la sceneggiata messa in onda di prima serata su LA1 dal direttore della RSI Maurizio Canetta, in prima persona… Con la foto iniziale, a tutto campo, del papa solo, sotto la pioggia, in mezzo a Piazza San Pietro completamente vuota… Certo, “i vecchioni” hanno la lacrimuccia facile… che fa sempre audience! In quanto a religione mi sembra perciò che, almeno per i più credenti, questa sia stata una buona preparazione alla “Settimana santa”. Ma siccome il Canetta ha annunciato una prossima puntata per il giorno del “Venerdì santo” non vorrei augurargli una salita al Calvario…

La rsi potrebbe “ispirarsi” ad altre radioTV di Stato per (eventualmente) migliorarsi? Quali?

Ma che cominci a “ispiraRSI” a se stessa. E a far capo al potenziale inutilizzato, o sottoutilizzato, già disponibile sul posto. Che sarebbe finalmente ora…

Concludiamo l’intervista lanciando un messaggio ai due massimi dirigenti della rsi, Maurizio Canetta e Milena Folletti. Lei mi dica, io scrivo.

Suvvia, caro don Canetta Maurizio, suvvia gentile signora Folletti Milena …

Esclusiva di Ticinolive