Esiste un divario enorme fra il voler agire bene nei confronti degli altri e riuscire a farlo. A questo proposito il semisvincolo su via Tatti a Bellinzona ne è un buon esempio. Fautori ed oppositori al progetto ritengono di voler far bene, ma, a mio avviso, solo i contrari ci riescono e qui di seguito tenterò di spiegare il perché.

Chi sostiene il progetto pensa di far bene a Giubiasco destinando 70 milioni per deviare parte del traffico di transito sull’autostrada e convogliarlo poi nel cuore di Bellinzona. I contrari invece pensano di far bene a tutto il Bellinzonese impedendo che questa soluzione, cucita su misura per un unico Comune, porti pregiudizio a tutto l’agglomerato. I dati ufficiali parlano chiaro: con il semisvincolo il traffico aumenterà quasi dappertutto con punte fino all’80%. Le strade della capitale e il posteggio d’attestamento su via Tatti, di soli 933 stalli, non potranno assorbire il traffico quotidiano in entrata a Bellinzona composto da 12’000 autovetture: aumenteranno ingorghi e code. In definitiva l’opera stradale non potrà portare alcun beneficio al trasporto pubblico dell’agglomerato, che ancora si vedrà irretito nel traffico individuale.

La verità, quella che tutti noi non vogliamo affrontare, è che la mobilità cosi come la conosciamo oggi, cioè una mobilità basata sul trasporto individuale su gomma, non è più sostenibile. I problemi di traffico non si limitano al Comune di Giubiasco ma toccano tutto il territorio cantonale.

Il tasso di motorizzazione in Ticino (300’000 immatricolazioni) supera quello Occidentale (un auto ogni due persone) e quello di tutta la Svizzera. E’ una mobilità che occupa spazio, troppo spazio per il nostro fondovalle estremamente limitato. Sebbene uno studio dell’USI del 2008 evidenziasse come il Ticino fosse il Cantone più infrastrutturato di tutta la Svizzera (strade, autostrade, posteggi) non siamo riusciti ad evitare le code e gli ingorghi, anzi i problemi sono peggiorati. Fluidificare il traffico su tutto il territorio cantonale, anche sacrificando quel poco di qualità di vita che ancora ci rimane, è impossibile: non abbiamo abbastanza spazio e… soldi! Inoltre, per un principio idraulico (il traffico è come l’acqua) più strade si realizzano più si incrementa il traffico.

La soluzione ai nostri problemi non sono nuove strade o gallerie o semisvincoli, che richiamano più traffico, più congestione, più code e più inquinamento. L’unico intervento strutturale efficace è ridurre il traffico, il più drasticamente possibile, anche se in modo graduale. Ma per fare questo occorre costruire un’alternativa valida al trasporto individuale e privato. Alternativa che oggi non esiste! Il compito di riorganizzare la mobilità urbana è di chi ha la responsabilità della gestione del territorio.

I fautori del semisvincolo, amministratori locali e cantonali, hanno avuto quarant’anni di tempo (tanto è vecchio il progetto di semisvincolo) per dimostrare di saper fare il bene di tutta la popolazione del Bellinzonese. In quarant’anni non hanno saputo offrire alla popolazione un servizio di trasporto collettivo e condiviso, pubblico ma anche privato, capillare, efficace ed economico che potesse offrire ai cittadini una valida alternativa all’automobile privata e alla sofferenza di rimanere imprigionati nel traffico quotidiano. Nel frattempo il traffico si è moltiplicato ed il Bellinzonese è rimasto la regione con il peggior trasporto pubblico di tutta la Svizzera. A dimostrazione di questo vi sono anche i dati pubblicati di recente dal Consiglio di Stato: il 51 % degli impiegati statali abita nell’agglomerato di Bellinzona, quindi a pochi km dall’ufficio, ma per venire al lavoro usano l’automobile privata, una per ogni funzionario!

Questo non è il bene che vogliamo e nemmeno il rispetto democratico che potevamo pretendere dalla doppia bocciatura di un progetto inutile, costoso e vecchio qual è il semisvincolo. Vogliamo spendere 70 milioni? Si, spendiamoli pure ma non per aumentare il traffico privato, le code e gli ingorghi bensì per costruire un futuro vivibile per tutti.

Michela Delcò Petralli, copresidente del comitato “Via l’autostrada dal centro città”