Nella vita di un intervistatore ci sono segnali buoni e segnali inquietanti. Certe volte (non succede spesso ma succede) ti ritrovi un tizio che dopo averti graziosamente concesso un’intervista all’improvviso cambia idea; altre volte incontri una persona – un consigliere di Stato, non certo l’ultimo venuto – che ti risponde come un fulmine (meno di 24 ore) mostrando un vero interesse. L’on. Bertoli sa che non sono neutrale… ma non ha certo paura di me!

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Perché il referendum è sbagliato? 

Manuele Bertoli  Il referendum è legittimo, fa parte dei diritti democratici svizzeri e ticinesi, per cui non è contestabile. Ma nessuna delle motivazioni addotte, tranne una, tiene ad un esame anche sommario. Il progetto La scuola che verrà non prevede nessuno smantellamento della scuola dell’obbligo ticinese, anzi è previsto un maggior investimento. Il processo di sperimentazione è naturale nel contesto scolastico e previsto anche dalla Legge della scuola, per cui nessuno farà da cavia e non si metteranno a soqquadro le sedi sperimentali. Non è vero che la valutazione della sperimentazione sia senza criteri e obiettivi misurabili, verrà eseguita da un istituto svizzero di alta qualità, come lo sono le università elvetiche. Non è vero che i docenti non si sono espressi, quelli della scuola dell’obbligo (ca. 3’500) sono  stati tutti incontrati in riunioni apposite ed hanno detto la loro direttamente, tramite decine e decine di prese di posizioni di plenum, associazioni magistrali e partecipazioni individuali alla consultazione online; molte delle loro indicazioni sono state considerate nel modello presentato al Parlamento. E’ completamente falsa l’affermazione secondo cui si tratta di una riforma che spingerebbe le competenze degli allievi al ribasso, continuare a ripetere questa bugia disonora chi continua a diffonderla. E’ invece vero che il comitato referendario ha in mente un’altra riforma, meglio controriforma, che con la selezione già alla fine delle elementari, la separazione delle carriere di insegnanti e direttori e il finanziamento delle scuole private ci farebbe tornare indietro di decenni. Mi riferisco qui all’iniziativa parlamentare Pamini-Morisoli che certo lei conosce.

Lei è stato colto di sorpresa da questa mossa? Come intende controbatterla?

Usualmente i referendum sono annunciati, soprattutto se di mezzo c’è un percorso parlamentare. In questo caso si è iniziato a sentirne parlare solo lunedì scorso nell’aula del Gran Consiglio, ma tantè.

Se come immagino le firme saranno raccolte ci sarà una votazione popolare nella quale sarò naturalmente tra i fautori del SI’, la democrazia diretta prevede questo iter.

Secondo Lei le firme necessarie saranno trovate? Magari ad abundantiam?

E’ una preoccupazione dei referendisti, non mia. Il numero delle firme non dice poi molto, si ricordi che l’iniziativa per il finanziamento delle scuole private raccolse ben oltre 20’000 firme ma venne bocciata chiaramente nel 2001.

È etico retribuire la raccolta?

Non è illegale ma non è un bel vedere.

La scuola media unica nacque circa 40 anni fa. Fu una buona costruzione? Fu una costruzione di “sinistra”?

Fù un passo importante per la scuola dell’obbligo e per evitare la selezione precoce senza criteri dei bambini. A quei tempi chi andava alle scuole maggiori o al ginnasio non ci andava per ragioni di competenze acquisite o non acquisite, in base al merito come si direbbe oggi, ma spesso per ragioni sociodemografiche: i figli degli operai alle maggiori, i figli dei professionisti al ginnasio. Fù una riforma anche di sinistra, nel senso che anche la sinistra la sostenne perché giusta, ma non fù la sola forza politica a farlo. Un po’ come nel caso del progetto La scuola che verrà o di tanti altri progetti, magari spinti in primis dalla sinistra ma poi divenuti patrimonio di tutti, come la nascita dell’Ente ospedaliero o gli assegni familiari ticinesi.

Oggi è necessario cambiarla?

E’ necessario intervenire con elementi di ammodernamento, non perché la scuola non sia buona, ma perché è la società ad essere cambiata. Nel 2018 deve essere possibile seguire di più l’individualità degli allievi nel quadro di un contesto unico. Per farlo bisogna dare ai docenti strumenti di lavoro adeguati, come le ore-lezione a metà classe o con doppio docente (mezza giornata a settimana alle scuole comunali, 6 ore in I media, 8 in II, 10 in III e 12 in IV media), spazi per i docenti di collaborazione e progettazione dei percorsi per gli allievi ecc. E’ necessario anche superare il sistema dei livelli, che genera più problemi che benefici.

Il progetto del DECS La scuola che verrà aveva suscitato numerose obiezioni da parte di PLR e PPD, ma in aula alla fine il semaforo verde è stato chiaro. Che cosa è successo? Come e con chi ha trattato il consigliere di Stato Bertoli?

Ho discusso con tutti quelli che avevano voglia di dare una mano nella direzione di ammodernare la scuola dell’obbligo. Magari con punti di vista differenti, a volte con qualche sottolineatura partitica di troppo, ma sinceramente pronti a riconoscere che è tempo di occuparsi ed investire di più in questa fondamentale istituzione.

Il presidente di Area Liberale Sergio Morisoli ha dichiarato (in sostanza): “La sperimentazione equivale all’introduzione”. Una forzatura?

La scuola media venne approvata senza sperimentazione. Anche l’ultima riforma della scuola media (riforma 3) venne introdotta senza sperimentazione. In questo caso abbiamo voluto fare le cose in modo diverso. Le ragioni del dire di Morisoli le deve chiedere a lui, io posso solo dire che oggi si sta parlando del credito per la sola sperimentazione, tutto il resto dipenderà dai risultati, da nuove discussioni politiche ecc. Per quel che mi riguarda non ho mai nascosto che il mio obiettivo è di arrivare a fare la riforma, ma so bene che per farlo è necessario un sufficiente consenso.

Se ci fosse ancora un’ala liberale nel PLRT (che secondo me non esiste più) la richiesta di sperimentazione avrebbe ricevuto parecchi voti negativi. Lei concorda con me?

Mah, siccome non mi pare, purtroppo, di vedere in giro un gran numero di radicali non sono certo che la sua lettura sia plausibile.

La fotografia del voto parlamentare è estremamente vantaggiosa per il DECS : PS, PLR, PPD contrapposti unicamente alla Destra (nella quale, in questo contesto, metto la Lega). Ma io penso che corrisponda poco alla configurazione delle opinioni politiche della società civile. Secondo me il parlamento è irreggimentato, condizionabile e lontano. Nella campagna referendaria (che prevedo aspra) il vantaggio “delle Orsoline” potrà – in parte o del tutto – svanire?

Non faccio profezie, le lascio a lei, ma lo vedremo presto. Sono comunque d’accordo sul presunmibile tono della campagna, anche perché gli argomenti, meglio i non argomenti, di cui abbiamo parlato in entrata mi sembrano indicare un confronto duro.

Domanda: “Qual è la caratteristica fondamentale del Suo progetto?” Attenzione: mi può dare una sola risposta.

Permettere ai docenti di seguire gli allievi più da vicino, secondo i loro diversi percorsi di maturazione, in un contesto unico ed eterogeneo.

Molti pensano che la Sinistra voglia una scuola facile, senza esami e senza bocciature. È la “maledizione” del Sessantotto (lo festeggiamo l’anniversario?). Sarà anche un luogo comune, ma non lo è senza ragione! Perché questi “molti” si sbagliano?

Mi perdoni, è proprio un luogo comune senza nessuna, ma proprio nessuna ragione. Mi dica lei dove è mai stata scritta o detta una sciocchezza simile a sostegno del progetto. Io ho anzi sempre sostenuto il contrario, cioè che non sarà regalato niente a nessuno. Ci sarà più vicinanza tra docenti e allievi, questo sì, ci sarà la possibilità di considerare meglio le diverse velocità di crociera degli allievi, anche questo sì, ma saranno gli allievi e solo loro a dover dar conto della loro preparazione.

Paradossalmente è invece oggi, con i livelli B, che si regalano note “dopate” a tedesco e matematica, perché i programmi seguiti sono minimali ed è facile avere belle note che però significano poco.

I livelli A e B nella scuola media sono un errore? Se sì, perché? Debbono essere sostituiti da qualcos’altro oppure da niente?

I livelli sono diventati oggi un rating degli allievi ed hanno quindi assunto una valenza stigmatizzante. Per gli allievi, ma anche per le scuole che seguono le medie, in particolare per le scuole professionali, unico accesso per gli allievi che hanno fatto i livelli B e quindi considerate da molti, a torto, formazioni di serie B.

Ma è la separazione fisica permanente degli allievi connessa con i livelli ad essere un errore. I dati scientifici dimostrano come vi siano allievi ai livelli B migliori di alcuni ai livelli A e vice versa. Il vero problema non sono gli allievi molto bravi, che devono comunque avere lo spazio per fare cose interessanti anche per loro, o quelli molto deboli, per i quali vi è un apparato di sostegno importante. Quello che non va separato è il grande gruppo di mezzo, perché nei tanti che stanno in questo grande gruppo chi finisce ai livelli B non ha grandi possibilità di valorizzare le proprie risorse.

I livelli non vanno aboliti, ma superati, sostituiti da altro. Per questo nel progetto La scuola che verrà proponiamo molte ore di laboratorio o di atelier a gruppi ridotti o con doppio docente, in modo da seguire gli allievi in base alle loro diversità.

La scuola che verrà provocherà un innalzamento del “tasso di licealizzazione” del Ticino, già uno dei più alti in Svizzera? È, automaticamente, un bene? Come stanno, ad esempio, le cose nel canton Zurigo?

Nel Canton Zurigo gli allievi sono divisi in tre scuole dopo la sesta elementare. La sfido a trovare un criterio ragionevole che permetta di prevedere il loro merito a quell’età. Per fortuna noi questo sistema l’abbiamo abbandonato 40 anni fa con la nascita della scuola media.

La quota di allievi ticinesi che ottengono la maturità federale non è molto dissimile dalla media svizzera; è vero che abbiamo molti iscritti all’inizio del percorso di scuola media superiore e che poi una parte di questi ragazzi cambia percorso e trova la sua strada altrove, ma credo che sia giusto lasciare questa flessibilità al sistema, affinché siano i singoli a scegliere, magari sbagliare e riorientarsi, non delle rigide camicie di forza burocratiche a decidere per loro. Da pochi anni al liceo è stato introdotto un limite alle bocciature, su mia richiesta, per evitare derive di altro tipo.

Comunque il progetto La scuola che verrà prevede che oltre alle note gli allievi otterranno dei profili di competenze, che indicheranno meglio quello che sanno fare, al di là delle sole note. Nessuno vuole spingere più allievi al liceo, semmai si vuole evitare che alcune scuole del postobbligatorio siano considerate di serie A ed altre di serie B.

Il referendum è stato lanciato, e ciò modifica il timing delle operazioni. Quando si voterà? (sempre che la raccolta delle firme abbia successo)

Si voterà in settembre. Se la raccolta delle firme avrà successo (sarei molto stupito del contrario) la sperimentazione non potrà comunque iniziare prima del 2019.

Una vittoria del DECS rafforzerebbe la Sua posizione… ma una sconfitta sarebbe un disastro, soprattutto sul piano psicologico. Ha paura?

Se passasse il SI’ so bene che il cammino sarebbe ancora lungo, se passasse il NO sarebbe uno stop all’ammodernamento della scuola ticinese, che ne ha un gran bisogno. Questo non è un problema per me, io comunque al massimo nel 2023 dopo aver servito le istituzioni farò altro, sarà un problema per la scuola, per i nostri giovani, per le famiglie che investono molto in essi, per gli insegnanti, perché senza innovazione inevitabilmente si arretra.

L’ultima domanda… non è affatto una domanda: è invece un auspicio. Io spero che Ticinolive verrà considerato una plausibile sede di dibattito da tutti i sostenitori del progetto La scuola che verrà. Posso sperarlo? Lei, che è il capo, dà il buon esempio, e di ciò Le sono riconoscente!

Lo sarà se chi lo gestisce saprà essere neutrale, cosa che lei, mi perdoni la franchezza, per ora non ha fatto (cfr. Mattino della domenica del 18 marzo).

Il professor Francesco De Maria, che ha fatto trent’anni (neanche poi tanti) a Lugano 1 sotto Sadis padre, Speziali, Buffi e Gendotti, tutti PLR, non è neutrale né sente il bisogno di esserlo. Ma considera importante questa intervista concessagli dal capo del DECS e pubblicamente lo ringrazia. L’on. Bertoli saprà battersi con abilità ed efficacia in favore della sua riforma!

Esclusiva di Ticinolive