di Vittorio Volpi

Dal suo avvento al potere nel 2012 l’Imperatore Rosso, come viene spesso riferito Xi Jinping, ha lanciato una massiccia campagna anti corruzione per  moralizzare cittadini e membri del suo partito. Una cosa seria perché nella rete della campagna di purificazione, due milioni di “mosche e tigri” sono cadute nella rete dell’inquisizione.
Un numero enorme, ma comprensibile se riportato al miliardo e quattrocento milioni di abitanti della Cina. A parte i miliardari di cui abbiamo parlato fra i noti caduti nella rete della giustizia, ci sono anche dei managers di Stato delle tante imprese a controllo statale.

Uno di questi top managers è stato punito a gennaio con la pena di morte, Liao Xiaomin. Un gestore di fondi di investimento che ne avrebbe fatte più di Bertoldo… Un altro importante e celebre personaggio, di questo parliamo, è finito di fronte al tribunale ed è stato condannato all’ergastolo.

Sarebbe uno dei tanti e non sarebbe salito agli onori della cronaca, se non fosse che è stato a capo di una azienda molto famosa e con forti connotazioni storiche.

Si tratta di Yuan Renguo. È stato il Presidente della Kweichow Moutai, un’azienda statale che distilla la marca più pregiata del liquore “baijiu”. È finito sotto inchiesta un anno dopo aver lasciato il suo incarico e si è salvato dalla condanna a morte perché ha confessato tutte le sue colpe che si basavano non solo sull’aver sottratto circa 15 milioni di euro dalle casse, ma anche di aver venduto privatamente, sottobanco, il prodotto pregiato. Yuan Renguo finirà quindi la sua vita in carcere e la sua famiglia, nel mondo confuciano, avrà anche l’onta di un’infamia perenne. Come sappiamo, in Cina prevale la cultura della vergogna che è un potente deterrente.

La celebrità della causa è dovuta al “baijiu”, una grappa distillata dal sorgo che anche noi stranieri,  visitatori del “celeste Impero” conosciamo per i brindisi, i noti “gambei”. È alcool forte, attorno ai 40-60 gradi ed ha un prezzo molto elevato perché si vende dai 250 dollari a bottiglia fino a salire ai 3’500 per il prodotto più raffinato.

Come sosteneva il mitico Zhou Enlai, il distillato funzionò da aiuto all’Armata Rossa maoista per superare la durezza della Lunga Marcia durante il conflitto (1934-35) con i nazionalisti di Chiang Khai-shek. Dato l’alto tasso alcolico, serviva anche per operare e curare i partigiani rossi feriti.  Nella testa degli anziani cinesi quindi il liquore ha tuttora un posto di riguardo nostalgico per la sua storia.

 Oggi il liquore è diventato un mito ed un business enorme. L’azienda che controlla un quinto del mercato del prodotto, fattura ben 80 miliardi di euro ed ha una profittabilità eccezionale. È un titolo quotato alla Borsa di Shanghai ed il prodotto si vende come “moutai”.

I fedeli clienti sono soprattutto gli anziani, ma è un preferito dell’élite politica mandarina che con ciò ricorda la mitica Lunga Marcia che condusse alla vittoria di Mao e quindi alla nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949.

Si dice che Henry Kissinger, dopo la morte di Mao, tornato a Pechino per incontrare Deng Xiaoping, gli abbia detto “penso che bevendo abbastanza “moutai”potremmo risolvere tutto!”