La stagione alpestre, già resa problematica dalle condizioni meteorologiche, è ormai quantificabile come disastrosa ed i suoi effetti non termineranno con lo scarico degli alpeggi. Le ansie, le preoccupazioni, le informazioni parziali e continue che durano da mesi in merito agli avvistamenti ed alle predazioni dei lupi hanno già lasciato un segno su molte allevatrici ed allevatori. Per chi le ha subite in prima persona, vanno ad aggiungersi le accuse -da parte di una minoranza rumorosa, forte delle proprie convinzioni quanto ignorante della realtà quotidiana del mondo agricolo- di avere fatto poco o niente per proteggersi.

Tra le diverse vittime della realtà predatoria si può ormai annoverare gran parte della strategia del Cantone e della sua applicazione, ritrovatosi impreparato a fronteggiare gli effetti della continua crescita della popolazione di predatori, sia sul territorio elvetico che estero. Una crescita più volte denunciata dall’UCT e da altre associazioni. La saga del lupo di Cerentino è l’esempio lampante di tali carenze.
Quel che è certo è che diversi allevatori, psicologicamente ed emotivamente logorati, sono intenzionati a cessare l’attività. Per molti sarà dunque l’ultima stagione, una conseguenza diretta del lupo e non del mercato giacché in questo periodo, per esempio, i prezzi al produttore per gli agnelli non sono mai stati così alti.
L’UCT non è contraria alle misure di protezione quando e dove la loro implementazione è fattibile. Se anche tutti i pascoli del Cantone fossero proteggibili, esse non garantirebbero una protezione perfetta e richiederebbero comunque azioni più dirette per il contenimento dei lupi. In un Cantone come il nostro, dove la maggioranza degli alpeggi non sono invece proteggibili, le misure dirette ai lupi e non agli alpeggi sono necessarie e prioritarie.
A chi afferma che i tiri di abbattimento non sono una soluzione sul medio-lungo termine, rispondiamo che sono invece necessari: necessari per l’eliminazione di esemplari che si abituano a predare greggi custoditi e non, necessari perché non si è intervenuti per influenzarne il comportamento in presenza di attività umane a scopo dissuasivo, necessari perché dimostrano la capacità e la volontà del Cantone di applicare integralmente e celermente quanto previsto dalle disposizioni federali.
La frustrazione per le carenze nella gestione della problematica del lupo è anche dovuta al confronto con quanto avviene nei Cantoni a noi vicini, che soggiacciono alle medesime leggi.
Dall’inizio dell’anno, il Vallese ha abbattuto 5 lupi. L’ultimo abbattimento è avvenuto il 25 luglio. L’ordine era stato rilasciato il 14 luglio, 11 giorni prima. I dati in merito alle predazioni sono costantemente aggiornati ed esaustivi; qui da noi non è così.
Rinnoviamo la nostra richiesta al Consiglio di Stato di agire su tutti i livelli per risolvere i molteplici problemi emersi: stabilire una linea prioritaria ed accelerata per l’analisi del DNA in presenza di predazioni importanti; rafforzare la collaborazione transfrontaliera e intercantonale inerente il monitoraggio, lo scambio di informazioni ed eventuali azioni; garantire una rapida emissione ed applicazione dei decreti di abbattimento; cessare di negare la problematica degli ibridi e sviluppare protocolli di intervento efficaci e tempestivi; rafforzare l’organico degli Uffici preposti per garantire trasparenza e completezza nell’informazione dell’opinione pubblica ticinese; riconoscere lo stress psicologico degli allevatori ed introdurre strumenti ad hoc per gestirlo.
Unione Contadini Ticinesi