Tornavano a Budapest dopo la gita in Francia, in autostrada la tragedia

Drammatico il bilancio: 16 morti, 12 feriti gravi, 1 ferito in coma, 13 feriti lievi e 12 persone illese

Dopo una vacanza sulle nevi, i liceali del liceo classico di Saint Vincent, in Francia, stavano facendo ritorno a Budapest, passando per Verona, in direzione A4.

La tragedia è accaduta di notte, l’impatto ha colto i viaggiatori nel sonno.

Il professore di fisica Gyoergy Vigh non ha esitato a entrare più volte nel pullman in fiamme per portare in salvo, uno ad uno, i ragazzi.

Il dramma del professore “Non ho salvato mia figlia”

Il Professore Gyorgy Vigh e sua moglie erano stati tra i primi a salire sul pullman. La vacanza sulle nevi era stata perfetta. sette giorni di gioia, felicità, spensieratezza. Poi il viaggio di ritorno. Tutto bene, senza traffico, almeno sino a Milano. Lì il cambio di autista (ma sarà da verificare se la dinamica sia stata un malore di questi, oppure no), poi a Desenzano le scintille, indi, a Verona, la tragedia.

ragazzi morti
Il selfie prima della partenza. Poche ore dopo, nella notte, avverrà la tragedia. Solo 25 persone ne usciranno vive.

L’insegnante di ginnastica e sua moglie Erika non hanno esitato a rischiare la propria vita, facendo la spola dentro e fuori dal pullman già attaccato dal fuoco, per aiutare gli sragazzi mortitudenti a uscire dall’abitacolo e a mettersi in salvo. Acchiappavano i ragazzi terrorizzati e li spingevano fuori. Ma non sono riusciti a estrarre anche i loro due figli, Balazs e Laura, 18 anni, che aveva partecipato alla gita in montagna in compagnia del fidanzato: «Laura dormiva accanto a lui al momento dell’incidente, nell’urto è scivolata ed è rimasta incastrata sotto un sedile — ha raccontato la madre, ricoverata anche lei a Borgo Trento —, ho cercato di trascinarla fuori, ma non ce l’ho fatta. Una vampata mi ha investito ributtandomi indietro di cinque metri. Un attimo dopo era già troppo tardi, non si vedeva più nulla, soltanto il fuoco». Si sente in colpa, adesso; non riesce a perdonarsi di aver perso così sua figlia e non s’illude di ritrovarla fra i superstiti: «Lo so, è morta». Ma forse, chissà, almeno il maggiore, Balazs, è tra gli scampati. Gravissimo, ma vivo.

György Vigh chiede notizie dei due colleghi che lo accompagnavano: uno è morto nell’incidente, l’altro, Robert Papp, è ricoverato al Policlinico di Borgo Roma, al reparto di Neurologia, e non è in pericolo di vita. Ma il pensiero di György Vigh corre sempre lì, alla Rianimazione dell’ospedale in cui è ricoverato, lì dove «un adulto non identificato», come comunica un’asciutta nota dell’azienda ospedaliera, sta lottando per uscire dal coma. E forse è suo figlio Balazs. L’unico figlio che gli è rimasto.

pulman
Verona, notte tra il 21 e il 22 gennaio 2017. Tragico incidente, 16 morti e 12 feriti gravi.

Cordoglio europeo

Il presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha portato  il cordoglio degli italiani in una lettera al presidente della Repubblica di Ungheria Janos Ader; il Premier Paolo Gentiloni ha espresso le sue condoglianze al telefono col primo ministro ungherese Viktor Orban.

Ancora incerte le dinamiche della catastrofe

I testimoni parlano di un problema ad una ruota, di un pullman che sbandava e fumo e scintille che uscivano dal motore. Un malore o un colpo di sonno del conducente? Un guasto tecnico? Il pullman andava a gasolio. La Procura di Verona ha aperto un’inchiesta.

Sconcertante la testimonianza

Un autista slovacco ha dichiarato alla Polstrada “ho visto il pullman emettere fuoco scuro dal motore, fumo e scintille. Ho provato a segnalarlo con lampeggianti e clacson ma il conducente si è allontanato a 110 all’ora. L’ho ritrovato più tardi in fiamme.”