Eccole (finalmente!) le perle. Orientali. Dal Giappone due film coinvolgenti e ben fatti.


REAL
Una storia d’amore infantile, nata nei banchi di scuola. Il compagno geloso. E’ questo il canovaccio semplice (lo si scopre verso la fine del film) che regge questo film. Ma questa “storiella” di amori infantili, data in mano ad un regista con una fantasia galoppante ci porta in un universo fantascientifico, pseudo-scentifico, onirico psichico, delirante. Un film che non lascia respirare, che ti prende dall’inizio alla fine con trovate, situazioni  sensazioni e emozioni a ritmo serrato, senza il tempo di immaginare. Tutto il film è immaginario. E il bello è che non si tratta di un banale immaginario collettivo. No è un immaginario che sorprende, spaventa, coinvolge, emoziona. C’è l’isola ma non è quella dell’immaginario. E’ l’isola, concreta, dove l’amore adolescenziale è nato, dove ci si ritrova, 15 anni dopo, grazie ad un marchingegno che ti permette di contattare le persone in coma. Uno degli adolescenti innamorati, infatti, si presume in un tentativo di suicidio, è in coma. E l’altro partner viene coinvolto nell’esperimento per entrare nel coma dell’altro e capire cosa ha provocato il suicidio. Avvenimenti si susseguono e spiazzano lo spettatore, trascinato nel reale, nell’irreale, nel quasi reale senza mai essere sicuri di ciò che è il filo della storia concreta e quello della fantasia. Un errare piacevolissimo, accompagnati da immagini e suoni coinvolgenti.
Alla fine un essere preistorico, simile al mostro del Loch-Ness, rappresenta l’incubo che si presagiva nel corso del film, quando un ragazzino, grondante di acqua, appare e scompare come una guida fugace. E il mostro appare e finalmente si comprende il significato della tragedia passata. Un film molto ben fatto, con un’importante apporto di mezzi ed effetti digitali dei film di fantascienza (dagli zombie a Jurassic Park). Davvero indimenticabile. E con un Happy End che, dopo aver sofferto per i protagonisti, ci vuole!

 

TOMOGUI – acque stagnanti
Ah la mamma. Il film è basato sulla forza di volontà e coraggio di donne, sottomesse all’apparenza, ma che, nel corso del film, appariranno come chi fa la storia. Sesso violento e esplicito (come in Impero dei Sensi) ma esposto quale filo conduttore, mai pretesto per “fare cassetta”. Un padre sadico che, per dimostrare la propria virilità ha bisogno di picchiare la sua partner. La prima moglie, già dalle prime botte, lo ha lasciato. Fa la pescivendola. Ha capito, a suo tempo, che solo rimanendo incinta, le botte finivano. Dopo avere avuto il primo figlio però le botte ricominciano. E, di nuovo incinta, decide che non riesce più a sopportare la sua vita coniugale. Aborto e abbandona il marito. Lui ricomincia la sua storia d’amore e di botte con la seconda moglie. Il figlio osserva (desiderando la matrigna) e teme di aver ereditato la stessa violenza maniacale dal padre. Con le sue prime esperienze con la sua amica, le tentazioni di picchiare, come vibrazioni ineluttabili, attraversano il suo cervello. Sarà quando la matrigna (giovane, bella e piena di lividi a causa del padre) gli confesserà di essere incinta che la sua mente viene ottenebrata dalla violenza. Picchia la sua amica che, naturalmente, lo lascia.
La madre è una figura centrale del film. Decisamente moderna, parla della sua sessualità con il figlio, gli spiega i suoi timori sulla possibilità che lui diventi come il padre, violento e con lo sguardo da posseduto che segnala il bisogno di violenza in entrambi. Saggia, “insegna” come vivere la sessualità, così come la vita, al figlio. Ma la voglia di riscatto della madre scoppia quando il padre, in un ennesimo stupro violento (questa volta con l’amica del figlio), decide di far sgorgare la sua rabbia repressa da sempre. Il padre è stato abbandonato anche dalla sua seconda moglie. E’ nella sua ricerca che, arrabbiato e fuori di sé (per l’ennesima volta) incrocia il suo cammino con l’amica del figlio. Ed è stupro.
La madre assumerà il ruolo di giustiziere impedendo al figlio di eseguire la sua vendetta. E’ lei che, già dalle prime botte, ha giurato a se stessa di uccidere quell’uomo. E, finalmente, con l’uccisione del padre, il cammino di tutti si cheta. Il figlio ritrova la sua amica e lei prende l’iniziativa per l’atto sessuale. Bendandogli le braccia gli impedisce di fare del male. Ed è finalmente godimento.

 

ROXANNE
Dall’estremo oriente arriviamo ora al vicino Oriente: la Romania. Il film è una storia ben costruita (mancavano in molti film del concorso storie finite, comprensibili e godibili). Qui c’è. Siamo negli anni ’80, il dopo Ceausescu. Si aprono i documenti della polizia segreta. Il protagonista legge il suo. Scopre che è stato denunciato da qualcuno a lui vicino ma, lo pseudonimo “Il Capitano” non gli permette di capire chi sia.
Ma a renderlo ansioso è lo scoprire che la ragazza che frequentava a quei tempi, ha confessato di essere incinta di lui. Ragazza che ha sposato un medico e vive ora una vita agiata. Il medico è amico del protagonista e questo rende la scoperta ancora più dolorosa, Che fare? In un susseguirsi di vicende che vedono i protagonisti percorrere il loro passato per capire il presente, passando inevitabilmente da crisi esistenziali, la storia arriva al dramma quando l’inconsapevole (fino allora) papà, vuole affrontare la realtà, confessandola, alla sua ex-amica (confermerà la maternità?) alla sua amica attuale, al marito dell’ex-amica e, naturalmente, al figlio. Un incontro determinante con il medico, attuale marito e padre del figlio “conteso” scioglierà i segreti e permetterà un lieto fine. Benvenuto per gli spettatori, si esce soddisfatti da una storia vivace, comprensibile, profonda quel tanto che basta.

Desio Rivera