Ha sedici anni (ma sembra di dodici) porta le treccine alla tirolese e ha il viso rotondo. Si chiama Greta Thunberg è svedese ed è vegana, proprio perché è un’ambientalista. 

A Bruxelles, davanti al presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker ha parlato un po’ come Giovanna d’Arco alla corte del delfino, egualmente intrepida e temeraria, idealista e realista al contempo. Si scaglia contro l’Unione Europea, dice che il blocco deve raddoppiare i suoi obiettivi sul taglio di emissioni di Co2 (l’UE ha deciso un taglio del 37,5% per le auto entro il 2030, con l’aspra contrarietà dei produttori).

Greta al Cop24

“Se non contrasterete i il cambiamento climatico sarete ricordati come i più grandi malfattori della storia” ha detto, in un perfetto inglese, aggiungendo l’obiettivo contemporaneamente concreto e irraggiungibile (per gli interessi): “l’UE deve dare un minimo dell’80% di riduzione entro il 2030.” La giovane ha poi ritenuto “triste” il fatto che Junker, rispondendole, abbia cambiato argomento. Greta si batte anche per un qualcosa di “meno” che in realtà sarebbe “molto”: ridurre del 45% le emissioni di gas serra anziché del 40% per evitare che il clima di surriscaldi di 2 gradi da qui al 2030.

Lo stesso intervento Greta lo aveva proferito alla Cop24 con i grandi del mondo, accusandoli di “uccidere il futuro”. La sua personalità era emersa ad agosto, quando aveva deciso di organizzare un sit in di protesta davanti al Parlamento svedese sino a che questi prendesse posizione riguardo l’emergenza climatica. Lì aveva pronunciato la famosa frase a conclusione del suo accorato discorso “quando nel 2078 festeggerò i miei 75 anni attorniata da figli e nipoti, essi mi chiederanno perché non abbiamo agito quando ancora potevamo farlo.”